Primo PianoToki Tori - Recensione

Toki Tori – Recensione

Developer: PlayLogic Games, Two Tribes
Piattaforma: PSN Genere: Puzzle Giocatori: 1 PEGI: 3 Altro: PlayStation Move, 3D stereoscopico

Sono passati più di 10 anni da quando Capcom decise di pubblicare Toki Tori su Gameboy Color, in quel lontano e freddo settembre del 2001. Se siete dei giovincelli, quindi, è normale che il titolo vi dica poco e niente. Quel che a noi importa, però, è che PlayLogic e Two Tribes hanno deciso di riportare in auge la serie, dopo una manciata di remake qua e là, tra PC, Iphone e Wii, proponendo un nuovo episodio di Toki Tori che troverà posto sugli scaffali virtuali del negozio online Sony dal 16 di novembre, al modico prezzo di 7.99 euro.

Mai giudicare dalle apparenze

Lo stile minimale del gioco lo si capisce dall’entità del download a cui accederemo nel momento che decideremo di acquistarlo: 106 megabyte totali di puro divertimento. Dopo questa breve fase di scaricamento, dovremo scegliere se utilizzare il controller classico, ossia il Dualshock 3, oppure quello di movimento, il PlayStation Move. Trattandosi di un gioco riflessivo e dal ritmo lento, come qualsiasi altro puzzle game degno del proprio nome, anche la seconda scelta si rivela plausibile e non da evitare a priori, come spesso accade quando l’introduzione del Move è superficiale e frettolosa. Una volta testate entrambe le modalità, comunque, ho deciso di optare per i cari e vecchi analogici, accompagnati dai tasti frontali.

Il nostro, in tutto il suo splendore.

Prima si accennava ad un gioco riflessivo e lento, ed è giusto ribadirlo, anche se forse si dovrebbe fare ancora un passo indietro e partire proprio dalle semplicissime basi che vengono a costituire le fondamenta globali: Toki Tori è un pulcino, e il suo obiettivo è quello di raccogliere i suoi simili ancora semichiusi nell’uovo, girovagando per i livelli che, molto sapientemente, gli sviluppatori hanno preparato. Stiamo parlando di un puzzle game con una spruzzata di platform in due dimensioni, dove il personaggio principale dovrà andare a raggiungere i propri obiettivi con un numero di oggetti in dotazione limitata (niente comunque sarà di avanzo, alla fine: sappiate che tutto quello che vi sarà dato, dovrà essere usato): c’è un punto di partenza fisso, ma manca un vero traguardo, poiché corrisponderà all’ultimo pulcino raggiunto, anche se a volte quest’ultimo sarà inequivocabilmente uno.

I mezzi e le abilità si faranno sempre più numerosi con il procedere dell’avventura e si andranno ad aggiungere a quelle da subito disponibili, come salire o scendere le scale, dato che il buon Toki Tori non può saltare (non un difetto, questo, ma una precisa e ben definita scelta di gameplay): inizialmente saremo in grado solamente di costruire piccoli ponticelli, poi impareremo a teletrasportarci, in seguito controlleremo un fucile capace di congelare all’istante i nemici (!) e così via. Nemici è probabilmente una parola grossa, perché i rettili appuntiti o i fantasmi che ci uccideranno al contatto non faranno altro che proseguire in avanti, fino allo sbattere contro un ostacolo, per poi tornare indietro, in perfetto stile Koopa.

Toki Tori è un figo, non ce n'è per nessuno...

Le minacce più consistenti arrivano dall’ottimo level design concepito dagli sviluppatori, più che altro, un muro insormontabile per chi al posto della materia grigia ha soltanto tanta forfora (non che una escluda l’altra, a dir la verità, ma era per capirci). Intendiamoci, un lavoro ottimo è stato svolto anche in quest’ottica: il livello di sfida, oltre che essere graduato e intriso di buon senso, è anche infinitamente diversificato. C’è la modalità “Facile” nel menù principale, quella proprio per tutti, ci sono i livelli “Normali” e quelli “Difficili” (e ci sono anche quelli “Bonus”, ma questa è un’altra storia), a loro volta ripartiti in quattro diversi mondi che si distinguono tra loro per la difficoltà crescente, oltre che per una più banale questione di estetica.

PlayLogic e Two Tribes hanno pensato proprio a tutto, perché il gioco è in grado di proporre meccaniche semplici e mai superficiali, dando al giocatore la sensazione di potere essere in grado di finire tutto il gioco con le proprie mani, solo però a patto di sforzarsi al massimo (siamo dunque lontani anni luce da una difficoltà “stupida” alla Ghost’n’Goblin, figlia delle origini da sala giochi, dove il giocatore DEVE perdere almeno qualche volta). Toki Tori viene incontro alle esigenze del giocatore, senza mai rendergli la vita frustrante, grazie a due semplici introduzioni: il “Jolly”, utilizzabile una volta per mondo, che vi permetterà di saltare di netto un livello se siete sull’orlo di una crisi di nervi, per poi tornare in seguito, qualora lo vogliate, a riprendervelo completando il suddetto livello, più o meno come per il jolly di scala quaranta, e il “Riavvolgimento”, la capacità di riavvolgere il tempo, appunto, un’abilità inesauribile, sia nel numero degli utilizzi che nella loro durata, che vi permetterà di sperimentare quanto più vi pare.

Suono sì, video… ni

La linea perseguita all’insegna dell’accessibilità continua interminabile anche a livello audio-visivo, passando per il menù principale, composto, pensate, da solo quattro voci: la modalità principale, quella facilitata, le opzioni, e il “come giocare”. Ogni mondo avrà una personale colonna sonora, allegra e frizzante quando vi troverete nel bosco e lugubre quando invece percorrerete in lungo e in largo i corridoi (in due dimensioni) del castello. I brani rientrano in quella categoria di melodie tanto semplici da ricordare quanto impossibili da smettere di fischiettare tra sé e sé, portando i pensieri dei videogiocatori più anzianotti ai bei tempi andati, in cui i pochi mezzi a disposizione degli sviluppatori necessariamente stimolavano la creatività dei compositori: la necessità aguzza l’ingegno, non c’è storia che tenga.

Oh mio Dio, ma che cosa hai fatto, Toki?!?

Qualche cosa in più si poteva probabilmente fare sul fronte grafico: per quanto tutto risulti piacevole allo sguardo, per via dei colori sgargianti ma mai eccessivamente invasivi, gli sfondi in due dimensioni a volte contrastano un po’ troppo nettamente con Toki Tori o i nemici, specie durante le animazioni, in cui risaltano le tre dimensioni effettive. Per il resto, tutto quanto è curato e pulito, senza alcuna macchia: ciò fa sì che l’utilizzo del 3D da parte dei fortunati possessori di una televisione che lo supporti non affatichi necessariamente gli occhi, come succede spesso e volentieri con i “blockbuster”.

In termini di longevità non siamo di fronte ad un vero e proprio miracolo: i livelli sono una novantina, e questi da soli dovrebbero dare un gran bel da fare a chi volesse acquistare il gioco, ma sono tutti piuttosto corti, e se starete troppo a lungo su uno di essi, sarà dovuto solamente al fatto che il livello in questione è estremamente cervellotico, ma mai veramente lungo. Sostanzialmente, la longevità del titolo dipende in larga parte da voi stessi, da quanta pazienza avrete nel superare un ostacolo di testa vostra senza utilizzare il già citato jolly e da quanto entrerete nelle meccaniche di gioco.

Sappiate che se è vostra intenzione finire solo i livelli facili e normali, senza degnare di uno sguardo quelli difficili (che, è bene sottolinearlo, sono difficili PER DAVVERO), il gioco vi terrà compagnia per quattro-cinque ore e non oltre: un quantitativo che può anche starci, considerando il prezzo e la durata media delle modalità offline dei giochi moderni, dopotutto. Le ore di gioco aumenteranno visibilmente se vi metterete in testa di completare il gioco al 100%, impresa ardua ma assai probabile, vista l’abilità di Toki Tori di lasciarvi, a fine livello, sempre la curiosità di vedere quello dopo, venendo a creare una certa forma di dipendenza legalizzata. Probabilmente, anzi certamente, non avrebbe guastato una modalità in cooperativa con relativi livelli specifici, ma non sarebbe generoso puntare il dito contro PlayLogic Games e Two Tribes soltanto per questo motivo.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=g4CfoNdfZww

Commento finale

Toki Tori è un gran bel giochino, poche storie: il punto di forza è senza dubbio l’intelligenza e l’equilibrio con cui tutto è stato gestito dagli sviluppatori, dall’essenzialità del menù così come del gioco, sino al totale supporto dato al giocatore per non rendergli la vita impossibile, senza però aiutarlo all’eccesso e rovinargli l’esperienza completa. Qualcosa di più poteva essere fatto dal punto di vista grafico e della longevità, ma si tratta di difetti che possono tranquillamente essere ignorati dagli amanti dei puzzle games, e che dunque non si rivelano essere così gravi, ma che non si poteva non sottolineare in fase di recensione. Il supporto al 3D e al PlayStation Move sono due ciliegine sulla torta che non stravolgono il livello complessivo del titolo, ma certamente faranno piacere a chi potrà usufruirne: anche chi non potrà, ma ama i puzzle game, non dovrebbe proprio farne a meno, poco ma sicuro.

8/10

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Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.

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