Broken Age – Recensione

Sviluppatore: Publisher: Piattaforma: Genere: Giocatori: PEGI: Prezzo: Italiano:

Publisher: Double Fine productions Developer: Double Fine Productions
Piattaforma: PS4 (disponibile ancher per PS Vita) Genere: Punta e Clicca Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 24,99 €

Storia strana, quella di Broken Age. E non sto parlando della trama del titolo, anche se, canonica, non è neppure quella. Sto proprio parlando del periodo di sviluppo che ha preceduto la pubblicazione. Qui, si parla del finanziamento ottenuto da Double Fine mediante il crownfunding, tanto per cominciare. Broken Age, pensate, è stato uno dei maggiori successi dell’intera piattaforma – che, tra l’altro, ha pure giovato alla propria, stessa diffusione -, visto che in circa un mese il progetto raggiunse quota 3,45 milioni di dollari, complici gli approssimativi 87,000 “backers”. In virtù di questa tipologia di sviluppo e raccolta fondi ai tempi non troppo “ortodosso”, Broken Age ebbe diversi problemi di publishing, che costrinsero gli sviluppatori a dividere in due atti la loro opera. Su PlayStation 4 il gioco è sbarcato nella sua interezza, senza essere “splittato”: Tim Schafer e i suoi avranno fatto ancora centro?

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Atto uno

Broken Age è un’avventura punta e clicca dallo stampo molto, molto classico, in pieno stile anni Ottanta e Novanta. Si controlla un personaggio, si ha un inventario in cui sono raggruppati gli oggetti trovati e si può interagire con questi ultimi o con lo scenario di gioco spostando l’apposito cursore (che, curiosamente, su PlayStation 4 non sfrutta il touch pad in dote al DualShock). Una struttura di gioco che risulterà estremamente familiare a chi ha qualche anno sulle spalle, e allo stesso tempo facilmente apprendibile da qualsiasi neofita. Malgrado una semplicità apparentemente essenziale, chiunque apprezzi questo genere sa che, almeno una manciata di volte durante l’avventura, finirà con lo spaccare a testate qualche comodino (proprio come Cellino), di fronte alla difficoltà dell’enigma di turno. Broken Age non fa eccezione, proponendo una discreta quantità di grattacapi al giocatore, grattacapi che pur non toccando la genialità di alcune opere precedenti di Tim Schafer (qualcuno ha detto Monkey Island?) risultano in ogni caso decisamente appaganti e difficilmente banali.

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Ma quale sarà l’incentivo che porterà il giocatore alla cut-scene finale? Oltre alla curiosità di vedere che cosa ci proporrà il gioco con l’incalzare degli eventi, anche una trama dotata di più di un colpo di scena. Broken Age è la storia di Shay e Vella, prima di tutto. Una dualità che ha permesso agli sviluppatori di introdurre una feature per certi versi inedita, in un punta e clicca, ossia lo switch quasi totalmente libero tra un protagonista e l’altro, in situazioni assai differenti ma che verranno presto ad incrociarsi.
Shay è l’unico essere umano presente in un’astronave perennemente in viaggio nello spazio: un padre e una madre robot costringono il giovane ad una routine a dir poco strangolante, fatta di colazioni, di dormite e di “missioni di salvataggio” che più pilotate non si potrebbe, ma che proprio per questo saranno capaci di strapparci qualche risata. Presto, un misterioso lupo, di cui nessuno era a conoscenza in precedenza, si mette in contatto con il nostro Shay. L’aria losca smentirà ben presto il proverbio “l’apparenza inganna…”
Vella, invece, è una ragazzina nata e cresciuta in un piccolo villaggio, di nome Dulcia. Uno scenario idillico, se non fosse che la tradizione impone, ogni 14 anni, agli abitanti un sacrificio di fanciulle, guardacaso, in onore Mog Chothra, un’enorme belva che se non accontentata distruggerebbe l’intera comunità. Come anticipato, il fato farà presto incontrare i due protagonisti, ma il “perchè” e il “come” sarà vostro piacere scoprirlo.

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Atto 2

Limitandoci dunque ad elencare le premesse narrative dell’intero titolo, vi possiamo in ogni caso confermare che la storia è ben sviluppata e capace di mantenere alto l’interesse del videogiocatore. Il merito spetta anche al grandioso umorismo tipico di Double Fine, che fa da filo rosso a tutta l’avventura. Impossibile non apprezzare il sottile humor e la capacità di fare sorridere non scadendo mai nella volgarità. Insomma, sotto molteplici aspetti Broken Age può essere considerato un “classico moderno”, una strizzatina d’occhio ai “videogiocatori da una vita” che partendo dal NES sono arrivati fino alla quarta PlayStation, rimanendo sempre giovani grazie alla passione verso questo incredibile mondo.

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Ciò che separa l’ultima fatica Double Fine dalle mitiche avventure di un tempo, e la relega dunque un gradino più in basso, sono state, forse, le problematiche finanziarie che hanno caratterizzato lo sviluppo del titolo. Già verso la seconda metà dell’avventura si nota un leggero abbassamento dei toni, che finisce poi con un palese non andare a parare da nessuna parte nel finale. Badate bene: non siamo di fronte a nessuna “cagata pazzesca” di fantozziana memoria. E’ evidente però come da un preciso punto in poi – che, per ovvi motivi, non vi sveleremo – Broken Age soffra una certa “stanchezza”, in particolar modo per l’eccessivo backtracking.

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Solo applausi merita il comparto grafico e sonoro dell’intero titolo. Lo stile grafico, merito del disegnatore Nathan Stapley, dà al titolo una forte e precisa caratterizzazione, capace di renderne inimitabile la forma. Anche l’occhio più esigente non potrà non rimanere affascinato da Broken Age, sia esso fermo o in movimento: lo potete dedurre da soli anche semplicemente guardando video e immagini a corredo dell’articolo. Notevole e di ottima qualità anche la colonna sonora ed il doppiaggio (in inglese, ma con sottotitoli in italiano) che vi accompagneranno per tutta la durata del gioco. Ultima menzione spetta alla longevità, che vi porterà via un 6-8 qualora decidiate di non avvalervi (o almeno, non avvalervi troppo) di aiuti reperiti in rete, ma sappiate che c’è un trofeo che richiede di completare il gioco, tolti i caricamenti e le cut scene, in meno di un’ora, dunque gli esperti del genere, o i più intuitivi, potrebbero metterci anche molto meno.

VERDETTO

Broken Age: una "classica" avventura punta e clicca, lo humor made in Double Fine e tanti altri pregi che ho elencato in sede di recensione. Si tratta di un acquisto praticamente obbligatorio per tutti gli amanti del genere punta e clicca - nonostante il prezzo non così abbordabile -, una spesa decisamente consigliata per tutti gli altri. Ah, e dopo questo, Shovel Knight e Axiom Verge, speriamo che PlayStation Vita continui a non avere giochi come sta facendo ora, eh.

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.