Demon Gaze II – Recensione

Sviluppatore: Kadokawa Games Publisher: NIS America Piattaforma: PS Vita (disponibile anche per PS4) Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 49,99 € Italiano:

Come abbiamo potuto constatare in questi ultimi anni, le aziende che operano nel settore videoludico concentrano i loro sforzi non tanto sul mantenere immacolato un particolare genere, ma sul modificarlo abbastanza per farlo arrivare a più pubblico possibile. Questa evoluzione forzata sembra aver colpito anche i dungeon crawler più apprezzati, che con il tempo hanno abbandonato la loro difficoltà spesso proibitiva, abbracciando una narrativa sempre più profonda e una difficoltà che accompagna letteralmente a braccetto il giocatore.

Questo discorso riesce perfettamente a rappresentare la parabola evolutiva della serie Demon Gaze. Inizialmente uscito come esclusiva PlayStation Vita, il primo capitolo aveva saputo distinguersi grazie alla presenza di demoni che gestivano autonomamente le azioni durante le battaglie, lasciando al giocatore quella continua sensazione di suspance e di imprevedibilità. Se a questo uniamo una difficoltà che regalava vere soddisfazioni e un level design complesso e mai scontato, non potevamo far altro che riporre nel suo seguito delle aspettative maggiori.

Un demon gazer per domarli

Mentre il capitolo di debutto ci aveva lasciato una storia che riusciva a mostrarsi interessante solo nelle ultime ore di gioco, questo Demon Gaze II vuole costruire fin dalle prime fasi una vera e propria struttura narrativa basata sul rapporto interpersonale tra i diversi personaggi interpellati. Prima di tirare le somme sul comparto narrativo è giusto però fare un minimo di introduzione. La storia è infatti quanto di più banale possibile. Il nostro personaggio, che potrà essere personalizzato all’inizio dell’avventura, si risveglia ignorando sia la sua identità che il luogo in cui si trova.

Da qui comincia proprio la prima serie di bombardamenti di informazioni e colpi di scena. Il nostro giovane guerriero infatti non è un ragazzo normale, bensì un demon gazer. Il demon gazer non è nient’altro che una persona con l’abilità di piegare i demoni al proprio volere con l’uso del proprio sguardo. Superate infatti le prime difficoltà, il nostro protagonista finirà per abbracciare la causa rivoluzionaria contro il regime di Sirius Magnastar, che con il suo governo ha portato la regione di Asteria a un passo dal tracollo.

Questi sono sostanzialmente i punti cardine su cui si basa la vicenda e che fanno da pretesto iniziale per la nostra avventura. Senza dubbio la scelta di regalare al giocatore una componente narrativa più profonda e viva è una cosa da apprezzare, anche se non possiamo non notare l’eccessivo abuso fatto di queste situazioni. Quante volte infatti abbiamo sentito di protagonisti afflitti da amnesia che si ritrovavano a combattere il tiranno di turno? Ahimè, fin troppe.

Sorvolando però su queste piccolezze, l’intera struttura narrativa si regge su solide basi e difficilmente potrà stancare il giocatore. I personaggi sono ottimamente caratterizzati e i demoni che andremo ad addomesticare avranno una personalità unica e ben definita. L’idea di gestire poi la rivoluzione tramite un broadcast radiofonico è una trovata tanto originale quanto perfettamente funzionale all’intera vicenda.

Difficoltà, questa sconosciuta!

Molte software house cercano di adattare i loro titoli in modo che essi possano essere giocati da quante più persone possibile. Questo è stato fatto anche dai ragazzi di Kadokawa Games che hanno abbassato drasticamente la difficoltà rispetto al primo capitolo, regalandoci così un titolo che, alle difficoltà più basse, si completa letteralmente da solo. Abbiamo giocato alla terza difficoltà selezionabile sulle cinque disponibili e possiamo garantirvi che, per chi comunque ha un minimo di esperienza di RPG, difficilmente si potrà incappare in game over inaspettati.

Queste però non sono le uniche modifiche apportate rispetto al capitolo di debutto. Gli sviluppatori hanno infatti completamente cestinato l’idea dell’autonomia dei demoni, molto spesso imprecisi per colpa di un IA non sempre perfetta, abbracciando invece una struttura a squadra più classica. Ora infatti il nostro protagonista è accompagnato da quattro demoni, che è possibile selezionare in fase di preparazione, e che vengono controllati totalmente dal giocatore. Questa scelta regala senza dubbio una maggiore personalizzazione e una gestione più aperta delle build, ma toglie anche quell’imprevedibilità di cui parlavamo prima.

Il combat system si colloca nella normalità, senza alcun tipo di introduzione particolarmente rilevante. Il combattimento è infatti gestito con delle azioni da svolgere nei propri turni e dove ogni personaggio può sfoderare tutti i propri poteri. A rendere però le cose ancora più facili ci pensa la demon gauge, una speciale barra che, quando caricata, regala dei bonus alle statistiche a tutto il nostro team fino al suo esaurimento. Se a questo aggiungiamo anche la possibilità di rianimazione totale del team in caso di debacle, avete un quadro completo della difficoltà che potete aspettarvi.

Il quadro non migliora parlando del level design. Le mappe complesse e ben progettate del primo capitolo hanno infatti lasciato spazio a delle location poco ispirate e molto lineari. Discorso inverso invece per le possibilità di personalizzazione e di relazione con i personaggi. La customizzazione risulta nel complesso molto valida, grazie principalmente all’ottimo numero di abilità e di equipaggiabili, mentre il sistema per migliorare il rapporto con i vari demoni è gestito interamente con un minigioco molto particolare che vi lasciamo il piacere di scoprire da soli.

Giocatelo su Vita

Il primo capitolo aveva gli occhi puntati e aveva ricevuto delle valutazioni molto positive poiché era una delle poche esclusive vere uscite per la console portatile targata Sony. Questo Demon Gaze II invece ha finito per fare il passo successivo, debuttando finalmente anche sulla console casalinga con risultati molto lontani dalla sufficienza. Il comparto tecnico mostra infatti le cose migliori su PlayStation Vita, la versione da noi testata, mentre su PlayStation 4 mostra la sua vera natura da porting scadente.

Nella sua semplicità e considerando solo la versione portatile, il titolo è tecnicamente valido. I combattimenti e l’esplorazione in prima persona vengono apprezzati al meglio grazie a modelli fissi che sostituiscono i pessimi modelli in 3D di titoli simili, riuscendo così a mostrare la bellezza dei demoni e di tutte le creature che abitano Asteria. I dungeon in sé, tralasciando la scarsa profondità citata prima, si dimostrano tecnicamente piacevoli da esplorare. La fluidità del gioco si mantiene costante per tutta l’avventura e possiamo confermare che, per tutte le cinquanta ore necessarie per concludere la storia, non abbiamo riscontrato frame drop di alcun tipo.

Il comparto audio si attesta, come consuetudine per queste produzioni, su ottimi livelli grazie anche alla presenza della traccia audio originale, che fa senza dubbio la gioia di molti appassionati. Una nota di merito va assegnata senz’altro anche all’ottima soundtrack proposta che, grazie alla scelta di brani creati ad hoc, riesce ad accompagnare piacevolmente il giocatore durante il corso di tutta l’avventura. Se dovessero commercializzarla, vi consigliamo assolutamente di recuperarla!

Trofeisticamente parlando: not demon trophies

In accordo a quanto detto in precedenza, anche la lista dei trofei si differenzia molto dagli altri esponenti di questo genere. I trofei maggiormente legati al grinding vengono infatti sostituiti da obiettivi che invogliano il giocatore a esplorare maggiormente i rapporti introspettivi dei singoli personaggi. La maggior parte di questi però rimangono trofei legati al completamento delle fasi importanti della storia e che, grazie alla scarsa difficoltà, difficilmente potranno creare problemi. In attesa di una guida più specifica, per il momento infatti trovate solo la nostra lista trofei sul forum, possiamo comunque assicurarvi che questo Platino filerà liscio e senza problemi.

VERDETTO

Demon Gaze II è il tipico esempio di come cercare di far apprezzare forzatamente un genere di nicchia al grande pubblico sia quanto di più sbagliato possibile. Dopo il successo del suo predecessore, i ragazzi di Kadokawa Games hanno infatti abbandonato alcuni aspetti che rendevano unica la serie finendo per abbracciare meccaniche fin troppo semplicistiche. Una difficoltà mal calibrata, un level design povero di ispirazione e una scarsa personalità sono solo alcuni degli aspetti che non ci hanno convinto appieno. Una nota di merito bisogna invece riconoscerla, oltre all'ottima soundtrack prodotta, anche per l'ottima struttura narrativa che è riuscita, nonostante l'eccessiva facilità, a regalarci una storia profonda a ben strutturata.

Guida ai Voti

Ivan Presutto
Ivan, tra studio e basket, riesce a ritagliarsi il suo angolo della giornata per immergersi nel magico mondo dei videogiochi. Gioca un po' di tutto ma i generi preferiti sono: gli shooter (TPS e FPS) e gli action (in particolar modo quelli con una forte componente stealth). Se gli date un controller... sogna!