Primo PianoLaser Disco Defenders - Recensione

Laser Disco Defenders – Recensione

Publisher: Excalibur Games Developer: Out of Bound
Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS Vita) Genere: Twin-Stick Shooter Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 9,99 €

“Il futuro non si fa fottere, il futuro casomai fotte te! Quello c’è sempre e se non sei preparato, ti fotte!”
Dan Fusco – La Febbre del Sabato Sera

Qualsiasi appassionato di fantascienza si sarà accorto che, negli ultimi tempi, lo spazio è un tema che ha sempre più stuzzicato le menti dei produttori di videogame: titoli cult come Mass Effect sono stati affiancati da un numero sempre maggiore di giochi indipendenti con al loro interno navi spaziali e mostri alieni. In questo mucchio selvaggio ecco però apparire Laser Disco Defenders che cerca di distinguersi dalla massa con uno stile tutto particolare.

Funky spaziale

Quello messo in piedi dai ragazzi di Out of Bound altro non è se non un semplice twin-stick shooter ambientato nello spazio, in cui andremo ad interpretare uno dei quattro membri che si occupano della difesa dello spazio, i Laser Disco Defenders del titolo appunto, dotati di uno stile tutto particolare.

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La truppa infatti, composta da due ragazzi e due ragazze, ha una sfrenata passione per la musica Anni Ottanta e non manca di farcelo sapere con pantaloni a zampa d’elefante, pettinature ai limiti del bizzarro e soprattutto tanto, tantissimo colore.

La trama di gioco è presto riassunta: come membro dei LDD dovremo infatti fermare il malvagio Monotone e soprattutto il suo terribile gusto musicale, per riportare la pace e la qualità sonora in tutto lo spazio. Sfortunatamente, ad aiutare il perfido individuo troveremo una serie di ostacoli di difficoltà crescente, da cui solo i guerrieri più temerari usciranno illesi.

Niente di eccessivamente complicato dunque, con una storia presentata senza dilungarsi troppo e sfruttando uno stile che ricorda quello visto in Animal Crossing, grazie a voci debitamente storpiate ed un character design stile cartoon. Una volta capito il “perché” vediamo quindi il “come”, calandoci subito nel vivo dell’azione e lanciandoci attraverso le file nemiche a colpi di devastanti laser.

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Guida galattica per difensori dello spazio

Il leggerissimo menu di Laser Disco Defenders comprende, oltre agli Extra ed alle Opzioni, solo 3 modalità di gioco: un tutorial che sarà obbligatorio intraprendere, la modalità classica ed una modalità Sopravvivenza in cui dovremo resistere quanto più possibile, senza un vero e proprio obiettivo finale.

Il tutorial, se così vogliamo chiamarlo, in realtà altro non è se non la modalità normale di gioco con una serie di messaggi a schermo che spiegheranno come muoverci e cosa fare in determinate situazioni: questo ovviamente non ci impedirà di morire prematuramente, dato che appunto lo schema è quello dei livelli di gioco normali e non di uno  che faccia da introduzione al titolo.

Questa particolare scelta rispecchia la difficoltà generale di Laser Disco Defenders, un titolo decisamente poco user-friendly in cui la morte sarà vostra fedele compagna, anche dopo aver accumulato ore ed ore di esperienza con i vari personaggi di gioco.

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Parlando puramente del gameplay, il nostro compito sarà di muovere il nostro personaggio, munito di jetpack, all’interno di una serie di schemi di difficoltà crescente in cui troveremo una serie di minacce da eliminare a colpi di laser. Sarà possibile spostarsi con la levetta sinistra, mirare con la destra e sparare con i tasti dorsali, anche se ci vorrà tempo per padroneggiare l’imprecisione cronica del sistema di mira.

A complicare il tutto avremo un fattore imprevisto: a differenza di quasi tutti i videogame di questo genere infatti i nostri colpi e quelli dei nemici non si dissolveranno urtando una parete ma continueranno a rimbalzare nel livello, danneggiandoci se verremo colpiti.

Una bella gatta da pelare, soprattutto per coloro che sono abituati a raffiche continue di colpi per sbarazzarsi in fretta di tutti i nemici che aggiungerà una certa tattica al titolo, dato che se spareremo a vuoto molto presto saremo sopraffatti dai nostri stessi colpi.

Vediamo come balli

Per dare modo ad ogni giocatore di scegliere il suo stile, Laser Disco Defenders offre una semplice ma pratica distinzione tra i personaggi: i quattro eroi disponibili infatti avranno tutti lo stesso pattern d’attacco e differiranno per il numero di cuori (ossia la quantità di colpi che potremo ricevere) e per la velocità di movimento con il jetpack di cui gli stessi saranno muniti.

Da un valore massimo di 4 fino ad un valore minimo di 1, potremo quindi optare per un avventuriero più goffo ma anche più resistente oppure di uno rapido ma molto vulnerabile, fattore che modificherà sensibilmente il vostro approccio al gioco. Come se non bastasse poi, proseguendo l’avventura sarà possibile ottenere dei power-up che ci consentiranno di apportare ulteriori modifiche.

Abiti riflettenti ci permetteranno di lanciare laser più corti e rapidi, medaglioni ci proteggeranno da un singolo colpo mentre gli occhiali a specchio ci permetteranno di avere una mira più precisa: questi sono solo alcuni degli stravaganti oggetti che potremo indossare divisi tra testa, corpo e gambe e che ci daranno modo di migliorare le nostre prestazioni contro i temibili mostri inviati da Monotone.

Questa varietà comunque non stravolge eccessivamente lo stile scelto dai ragazzi di Out of Bound e soprattutto fornisce un aiuto soltanto parziale a superare i numerosi livelli di gioco: Laser Disco Defenders è infatti un titolo che non perdonerà il minimo sbaglio e, a dirla tutta, risulterà uno scoglio decisamente ostico da superare.

Nonostante lo stile simpatico e scherzoso, frutto anche dei vari rimandi alla cultura degli anni 80′, questo twin-stick shooter fisserà l’asticella della difficoltà molto in alto, come del resto altri videogames di questo genere come Downwell, Super Meat Boy e molti altri.

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Nessuno può sentirti urlare nello spazio

Aver superato a fatica la prima sequenza di livelli, denominata Crystal Caves, è stato uno dei grandi traguardi raggiunti in sede di recensione. Nonostante infatti le svariate ore dedicate al titolo, Laser Disco Defenders si è rivelato esempio perfetto del noto detto del web “mai una gioia”, dato che la speranza di terminare il gioco così da fornirne un resoconto completo si è presto infranto sulla sua incredibile difficoltà.

La scelta di non far “dissolvere” i colpi sparati è sicuramente uno dei fattori che rendono questo gioco più ostico di altri twin-stick shooter, ma non è tutta la verità: Laser Disco Defenders infatti non esita a punire i giocatori incauti oppure semplicemente maldestri con una massiccia perdita di cuori, senza contare che per proseguire allo schema di gioco successivo dovremo sempre e comunque eliminare ogni singolo nemico presente nell’area di gioco.

Passare poi da mostri statici ad avversari dotati di scudo ed eliminabili solo con colpi di rimbalzo alle spalle oppure sfruttando un loro attacco è un altro elemento che farà aumentare esponenzialmente il numero di morti, che saranno comunque fruttuose sia per capire meglio come muoversi nel gioco (il “tutorial”, se così vogliamo chiamarlo, non svolge questo compito al meglio), sia per sbloccare potenziamenti per il nostro personaggi.

Una scelta, quella di creare un titolo volutamente difficile, che può essere stimolo ma anche deterrente per tutti coloro che si avvicinassero a questo titolo. Stimolo e basta sono invece sia il comparto grafico, fatto di colori sgargianti che ben risaltano sia sul televisore che sul piccolo schermo di PlayStation Vita, sia quello audio, con una colonna sonora che non viene mai a noia ed effetti di laser e distruzione davvero appaganti.

Trofeisticamente parlando: Disco Fever

Dei 12 trofei ottenibili in Laser Disco Defenders, quasi la metà saranno legati al completamento della Storia principale con i vari personaggi del gioco, impresa già di per sé decisamente ostica. Molto più accessibili, per assurdo, sono i trofei nascosti, che vi chiederanno di sparare a tanti nemici, divertivi con i costumi e molto altro ancora. Arrivare al 100% del gioco, comunque, pare davvero un’impresa titanica, destinata solo ai trophy hunters più affamati.

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Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.