Plantera – Recensione

Sviluppatore: VaragtP Studios Publisher: Ratalaika Games Piattaforma: PS Vita (disponibile anche per Mobile) Genere: Simulazione Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 5,19 € Italiano:

Una delle pratiche più diffuse degli ultimi tempi è sicuramente quella del porting selvaggio con titoli presi, a volte senza il minimo senso logico, da altre piattaforme e gettati su console per semplice lucro. Plantera giunge allora, dopo lunghi giri, su PlayStation Vita.

C’era una volta Farmville

Prima di iniziare a parlare approfonditamente di Plantera è doverosa una premessa. Il viaggio del titolo VaragtP Studios comincia infatti su smartphone, dove propone un download gratuito che vanta più di 100.000 scaricamenti (Animal Crossing ha già superato i 5 milioni, giusto per fare un confronto).

Niente per cui gridare al miracolo dunque, ma più che sufficiente per approdare prima su Steam e poi anche su PlayStation Vita, dove l’esperienza ludica offerta sembra essere sostanzialmente invariata rispetto alla sua versione su Play Store.

Senza troppi preamboli né incipit di una qualsivoglia trama, infatti, avviando il titolo, il giocatore verrà catapultato sul suo nuovissimo appezzamento di terreno dove farà la conoscenza del suo primo schiavo aiutante simil-puffo che avrà il compito di raccogliere le nostre produzioni.

Nessun tutorial, nessuna finestra di dialogo, solo delle indicazioni lampeggianti per sapere cosa cliccare inizialmente per proseguire con la nostra bucolica avventura in mezzo alla natura.

Vai a zappare la terra

Plantera è, come spiegato anche dal producer, quello che può essere definito un gioco rilassante in cui non dovremo combattere contro cronometri, superare fossi e dirupi oppure lottare contro avversari micidiali. Tutto quello che ci verrà richiesto sarà di sederci, piantare qualche ortaggio o frutto e accumulare denaro per salire di livello e arrivare a permetterci piante o animali più costosi con cui rimpiazzare i precedenti.

L’unica minaccia sarà rappresentata da una serie di animali che tenteranno di rubarci il raccolto se non saremo abbastanza lesti da toccarli sullo schermo della nostra console per cacciarli, oppure raccogliere tutte le nostre primizie prima che questi ladruncoli riescano a metterci sopra le zampe.

Nessuna sfida (eccezion fatta per gli immancabili trofei), nessuna particolare richiesta, solo la voglia di diventare dei veri agricoltori e di guardare con soddisfazione il nostro ambiente che cresce, si sviluppa e produce risorse che diventeranno denaro.

Sollevare il tappeto

Se, dopo aver letto la recensione fino a questo punto, vi state chiedendo quale sia il reale scopo di Plantera sappiate che ce lo stiamo chiedendo anche noi. Al netto della coltivazione fine a sé stessa infatti il titolo dimostra una pochezza di contenuti quasi imbarazzante.

Il colpo finale a tutta l’esperienza ludica è dato dalla possibilità per il gioco di vivere anche senza l’azione fisica dell’utente, che potrà lasciare la console spenta per dei giorni e, riaccendendola, trovarsi con una scorta di monete da far invidia a Paperon de’ Paperoni.

La nostra presenza sarà quindi superflua, se non per il fatto che solo noi potremo creare coltivazioni o animali e scacciare le minacce; anche la raccolta, seppur in maniera ridicolmente lenta, verrà completata dai nostri aiutanti in blu che ci faranno trovare al nostro ritorno un bel gruzzolo da spendere. L’idea di esperienza rilassante è sicuramente un nobile intento, ma forse l’inserimento di meccaniche leggermente più profonde avrebbe permesso di goderne appieno.

Si salvi chi può

Sotto l’aspetto realizzativo Plantera non si fa dispiacere ma non è nemmeno il gioco che stravolgerà la nostra idea di gestionale. Il mondo bidimensionale in stile cartoon ci permetterà di costruire su tre livelli e di espanderci in orizzontale. La grafica colorata e sbarazzina farà sicuramente felici i giocatori più giovane, così come la quasi totale assenza di scritte che darà modo a chiunque di mettersi a creare la propria fattoria personale.

La colonna sonora, forse la miglior freccia nello striminzito arco di Plantera, è composta da Jesse Valentine e avrà il merito di aumentare ancora di più la sensazione di relax che il gioco è in grado di fornire, anche se, giocando per una mezz’oretta o più, anche questa verrà a noia.

Quasi nient’altro da segnalare (davvero) riguardo a questo titolo che non riesce davvero a dare una spinta per spingere i giocatori a riprenderlo in mano se non per 5-10 minuti al giorno per gestire il denaro accumulato, sviluppare la fattoria e passare ad altro.

Trofeisticamente parlando: apri e chiudi

Sono 21, e sono tutti bronzi. Stiamo ovviamente parlando dei trofei presenti nella lista di Plantera che richiederanno di accumulare denaro, piantare alberi e ovviamente arrivare fino al livello 100. Richieste, queste, che potranno essere portate a termine giocando come detto 5-10 minuti al giorno per svariati giorni, senza troppo impegno.

VERDETTO

Se state cercando un gioco che non richieda il minimo impegno cerebrale, allora Plantera fa sicuramente al caso vostro. Un gestionale che si autogestisce e che richiederà solo di agire per generare piante e animali è sicuramente definibile gioco rilassante, ma forse non offre il giusto livello di sfida che una console come PlayStation Vita richiede. Un porting di cui nessuno sentiva il bisogno a un prezzo (fortunatamente) contenuto che permetterà almeno ai più piccoli di passare qualche ora divertendosi in compagnia di queste buffe creature; ma che offre davvero troppo poco per poter raggiungere la sufficienza.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.