Ray Gigant – Recensione

Sviluppatore: Publisher: Piattaforma: Genere: Giocatori: PEGI: Prezzo: Italiano:

Publisher: Acttil Developer: Experience Inc.
Piattaforma: PSVITA Genere: Dungeon Crawler Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 29,99 €

“Ma, facendo uscire sempre più spesso da me Hyde, la sua natura si rafforzava. Capii che se avessi continuato sarei divenuto lui in maniera permanente, e che si trattava di scegliere in termini definitivi.”

Robert Louis Stevenson – Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde

Uno dei generi che sicuramente stanno tenendo a galla una console portatile come PlayStation Vita è quello dei dungeon crawler, titoli studiati per fornire allo stesso tempo immediatezza e profondità e garantire agli appassionati di giochi di ruolo ore di divertimento dilazionabili in piccole sessioni di gioco o in lunghe sedute. A questa categoria appartiene proprio Ray Gigant, titolo che però tenta di discostarsi dai canoni classici del genere proponendo alcune idee innovative. Vediamo quindi assieme gli assi nella manica di Experience Inc.

Parlami di te, bella signora

Come in ogni buon JRPG degno di questo nome, anche in Ray Gigant si cerca di rispettare una serie di canoni di cui pare non si possa proprio fare a meno. In un futuro prossimo infatti la ridente città di Tokyo ha subito l’attacco di giganteschi mostri, i Giganti appunto, che hanno trasformato in macerie tutto quello che hanno incontrato sul loro cammino, senza che l’esercito potesse far nulla per eliminarli o placare la loro furia. A salvare però, anche se solo momentaneamente, la capitale del Giappone ci ha pensato il giovanissimo Ichiya Amakaze, dotato dell’incredibile e devastante potere dello Yorigami, entità in grado di vivere in simbiosi con il possessore, di attivarsi sotto forma di armi e di generare nel loro “ospite” delle inusuali mutazioni dovute al parassitismo. Ovviamente un simile sfoggio di potenza non è passato inosservato, e una particolare scuola segreta ha deciso di prendere il giovane Amakaze sotto la sua ala protettiva, per farlo diventare un vero guerriero in grado di lottare contro ogni tipo di Gigante.

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Se, leggendo questo riassunto di trama, avete subito pensato a manga come Attack on Titan (L’Attacco dei Giganti, italianizzato) oppure ad un misto tra un cartone giapponese e gli X-Men, non possiamo certo farvene una colpa, dato che l’intera trama del gioco, personaggi compresi, rappresenta in pieno quelli che sono gli stereotipi del genere “shōnen”. L’intera trama, così come tutti i dialoghi inseriti all’interno del gioco, vi verrà presentata con il classico stile delle graphic novel, ossia con testi a schermo (rigorosamente in lingua inglese) legati a immagini statiche dei personaggi, disegnate a mano, che muteranno solo la loro espressione in base agli eventi. Nulla di male ovviamente se apprezzate lo stile, ma se cercate elementi che vi sbalordiscano o che vi facciano gridare al miracolo non li troverete certo nella parte narrata di Ray Gigant, cosa che invece succederà quando si passerà all’azione.

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Spade e incantesimi

Terminate le sequenze di dialogo che avranno lo scopo principale di illustrarci la missione corrente sarà il momento di passare all’azione entrando nei dungeon, luoghi che a tutti gli effetti costituiscono il cuore pulsante di Ray Gigant. Come da tradizione del genere ai giocatori verrà richiesto di spostarsi all’interno di complesse mappe sfruttando una visuale in prima persona e cercando di evitare trappole e vicoli ciechi, tutto ciò mentre combatteremo una serie di mostri il cui unico scopo sarà di fiaccare la nostra resistenza prima della battaglia con il boss di turno. Nonostante però il sistema di gioco possa risultare abbastanza familiare ai fan del genere, ci saranno alcune interessanti novità volte a differenziare il titolo Experience da tutti gli altri, a cominciare dagli incontri con i nostri nemici. A differenza di molti altri capisaldi del genere infatti gli incontri non saranno del tutto casuali, ma indicati da un teschio fluttuante che potrà essere di tre colori, blu, giallo e rosso, a seconda della difficoltà dello scontro che andremo ad affrontare, elemento che ci permetterà di decidere quali combattimenti intraprendere e quali invece evitare. Si tratta decisamente di una scelta interessante, che va di pari passo con un’altra delle particolari meccaniche ideate dal team, ossia quella degli Action Ponits. Ad inizio dungeon infatti verremo dotati di 100 AP, necessari per eseguire le varie azioni di combattimento. Una volta terminati i nostri punti dovremo necessariamente aspettare qualche turno perchè essi si ricarichino, dandoci modo poi di proseguire con la nostra sequenza di attacchi. La parte geniale di tutto ciò è che in base alla difficoltà degli scontri non aumenteranno solo forza e resistenza dei mostri, ma anche il costo in AP di ogni nostra singola mossa, rendendo di fatto gli incontri rossi ancora più complicati ed obbligandoci ad un’attenta gestione delle nostre risorse.
Fortunatamente però più saremo rapidi a prenderci cura dei Giganti, più il gioco sarà clemente con noi, ricompensandoci dopo ogni scontro con un bonus in Action Points da utilizzare proseguendo l’esplorazione dei dungeon e soprattutto negli scontri con i boss, Giganti grandi e cattivi che molto spesso trasborderanno dal piccolo schermo di PlayStation Vita o saranno protagonisti di interessanti scontri con inquadrature multiple, veramente divertenti da portare a termine.

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Crash, portami i Cristalli!

Il sistema studiato per l’esplorazione e le battaglie non è l’unico elemento innovativo introdotto con Ray Gigant, visto che anche il sistema evolutivo dei personaggi è stato reso unico. A differenza infatti dei classici JRPG, in cui i nostri personaggi saliranno di livello aumentando progressivamente la loro potenza e imparando nuove mosse, qui non avremo nessun indicatore numerico della nostra attuale potenza, bensì ogni eroe sarà dotato di un albero di abilità in cui potremo andare a migliorare il nostro equipaggiamento, apprendere nuove mosse e molto altro ancora. La “moneta” che andremo ad utilizzare per i nostri acquisti saranno i cristalli, divisi in tre colori, ossia rosso, blu e giallo, correlati rispettivamente al potenziamento delle armi, all’apprendimento di skill ed al potenziamento dei nostri parametri, come ad esempio forza, danno magico ed altro ancora. Unitamente a ciò avremo anche a disposizione delle gemme delle tre tonalità sopra citate con proprietà diverse: le gemme rosse, dette Breed, ci permetteranno infatti di migliorare l’equipaggiamento in nostro possesso, ottenendo nuove armi ed armature oppure aggiungendo bonus a quelle in nostro possesso, mentre le altre due fungeranno da reset delle nostre abilità, per rifare tutto da capo qualora non avessimo speso in maniera oculata i cristalli ottenuti.

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Tutto ciò implica ovviamente che le nostre uniche ricompense, sia come drop dei mostri che come bottino dai forzieri che troveremo nei dungeon, sarà sotto forma di cristalli e gemme, fattore che toglierà interesse alla ricerca compulsiva di ogni scrigno presente sulla mappa così come alla sconfitta dei mostri in generale, soprattutto quando avremo raggiunto un livello di potenziamento sufficientemente alto. Proprio questo è un altro elemento che gioca a sfavore del metodo adottato in Ray Gigant, dato che dopo poche ore di gioco diverrà lampante che sarà molto più remunerativo spendere tutte le ricompense per migliorare un solo personaggio piuttosto che puntare ad una crescita costante del gruppo, dato che avere un membro decisamente “overpower” basterà ad abbattere chiunque, senza contare che potremo avvalerci anche della modalità Slash Beat Mode (abbreviato in SBM), una trasformazione disponibile solo per il protagonista che darà il via ad una sorta di rhythm game in cui ci basterà premere al momento giusto una serie di tasti per infliggere al malcapitato boss una quantità industriale di danni, rendendo di fatto tutto troppo semplice.

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Lo strano caso del Dottor Ray e del Signor Gigant

Nel celebre romanzo di Robert Louis Stevenson, ossia “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, il medico protagonista del racconto si ritrovava ad avere uno scomodo alter-ego pronto a distruggere la sua vita e spingerlo a compiere ogni tipo di atto criminoso, salvo prendere una speciale pozione in grado di reprimere il mostro per qualche tempo. Questo, in maniera molto esasperata, è ciò che succede in Ray Gigant, uno strano ibrido composto da una parte buona e da una cattiva. Ma andiamo con ordine, visto che come si può evincere da quanto letto sino a qui la parte buona è ovviamente quella all’interno dei dungeon, con tante meccaniche interessanti proposte nel migliore dei modi, spiegate al giocatore in maniera chiara e soprattutto decisamente appropriate ad un titolo di questo tipo, sviluppato per una console portatile come è PlayStation Vita, nonostante qualche piccola pecca come la non eccellente gestione del sistema di potenziamento. Il rovescio della medaglia è, purtroppo, tutto ciò che si frappone tra noi e questi favolosi labirinti, ricolmi di mostri e di tesori, ossia l’incredibile mole di dialoghi a schermo inseriti dai ragazzi di Experience.

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A differenza di altri titoli sui generis, come ad esempio Demon Gaze prodotto proprio dallo stesso team o il recentemente recensito Dungeon Travelers 2, in cui la trama è solo un mero pretesto per armarci fino ai denti e iniziare a picchiare come i fabbri tutto ciò che si muove, in Ray Gigant è stata presa una strada diversa, ossia quella di creare un gioco che potesse essere considerato l’anello di congiunzione tra le graphic novel ed i dungeon crawler. Il risultato? Ore ed ore di incontinenza verbale in lingua anglosassone, in cui in mezzo a qualche stralcio di storia il nostro giovane protagonista cercherà di relazionarsi con alcune delle spalle più insipide che un gioco giapponese abbia visto. Alcuni scambi di battute, al limite del ridicolo, vi porteranno a tener premuto il tasto legato allo scorrimento veloce (assurdo che non sia stato inserito un comando di “Skip” per l’intero dialogo) per tornare quanto prima a menare le mani, lanciare incantesimi e sterminare Giganti, visto che l’alternativa sarebbe di sorbire 20 e più minuti di chiacchiere tra un livello e l’altro
Un vero peccato, soprattutto visto che le innovazioni studiate per le parti di esplorazione si sono rivelate vincenti e decisamente ben realizzate.

Trofeisticamente parlando: la fattoria dei Giganti

Nella lunga lista trofei di Ray Gigant molte delle coppe sono legate al completamento della storia, con relativa sconfitta di potenti Giganti fino al tanto atteso happy ending. Ovviamente però per arrivare al tanto agognato trofeo di Platino non basterà portare a termine l’avventura principale, ma dovrete anche comprendere a fondo tutte le metodiche inserite all’interno del gioco. Ecco quindi che ci saranno trofei legati al potenziamento massimo di alcuni dei personaggi (quelli principali nello specifico), all’utilizzo sapiente del peso corporeo e molto altro ancora. Per riuscire ad ottenere il 100% dal titolo Experience, come in ogni buon JRPG che si rispetti, mettete in conto svariate ore di gioco e un discreto farming dei cristalli necessari al vostro potenziamento.

VERDETTO

Ray Gigant è un Giano bifronte, dotato di due diverse personalità. Da una parte abbiamo un dungeon crawler intenso e ben progettato, in cui Experience ha dato fondo a tutte le sue capacità per riuscire a proporre qualcosa che non si discostasse completamente dai canoni del genere ma che nel contempo non risultasse banale e scontato, centrando quasi del tutto l'obiettivo. Dall'altra invece abbiamo una graphic novel lunga e noiosa, condita da personaggi insipidi ed al limite dell'antipatico che faranno passare anche al giocatore più tenace la voglia di approfondire una trama ricca di clichè e luoghi comuni dei manga. Il voto risulta essere quindi la media di questi due fattori, ma se leggere un numero spropositato di dialoghi (o saltarli) non vi spaventa, vi troverete tra le mani un eccellente dungeon crawler.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.