Rogue Aces – Recensione

Sviluppatore: Infinite State Games Publisher: Curve Digital Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS Vita) Genere: Roguelike Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 12,99 € Italiano:

Se pensiamo al genere roguelike, lo stile che ci viene in mente è quello di titoli in cui personaggi forniti di armi sempre più potenti tentano di sopravvivere all’assalto di mostri sempre più cattivi. Ecco perché, se amate il genere, mettere le mani su Rogue Aces sarà un’esperienza decisamente diversa dai canoni classici, che vi lascerà piacevolmente sorpresi.

Volare, oh oh

Nel lontano 1984 – sì, sembra passata un’eternità da allora – i più stagionati giocatori, o molto probabilmente i loro padri, si dilettavano con Sopwith, videogioco 2D in cui ci veniva chiesto di manovrare un biplano e colpire una serie di bersagli con le armi a nostra disposizione. Rogue Aces è in un certo senso il pronipote di quel gioco, cresciuto sia dal punto di vista qualitativo che dal punto di vista quantitativo, favorito dall’evoluzione delle console e della tecnologia.

Un brevissimo cenno a un’inconsistente trama ci introduce ai rudimenti del volo; saremo infatti un pilota che si ritroverà coinvolto suo malgrado in una violenta guerra in cui dovrà sfruttare al meglio i tre biplani a sua disposizione, per completare quante più missioni possibile prima della fine della guerra o del sopraggiungere della morte, a seconda di quale arriverà prima. Le missioni, che ci verranno affidate dal nostro comandante, saranno di brevissima durata e solitamente di semplice esecuzione, a patto ovviamente di non farci abbattere dai nemici o di schiantarci al suolo o contro qualche ostacolo improvviso, costringendo il pilota all’espulsione nella speranza di sopravvivere all’atterraggio. La spiegazione così fatta di Rogue Aces è quanto di più pressapochista ci possa essere visto che, come vedremo, l’opera di Infinite State Games riesce a comprimere in poco spazio tantissimi contenuti.

Eliche e missili

La modalità Campagna, la principale del gioco e inizialmente l’unica disponibile, sarà il punto di partenza di ogni giocatore di Rogue Aces. Dopo un breve tutorial, infatti, verremo catapultati in un mondo 2D in cui dovremo far volare con maestria il nostro velivolo e, come detto, completare una serie di missioni. Come da tradizione dei roguelike, le mappe in cui andremo a muoverci e le missioni che ci verranno assegnate saranno completamente casuali, anche se dopo qualche partita con molta probabilità inizieremo a digerire lo stile delle missioni e delle meccaniche di gioco.

Trattandosi infatti di un trial and error, l’esperienza aiuterà il giocatore a capire fin dove potrà osare e quali siano le tattiche giuste per affrontare una data missione; distruggere strutture sarà più semplice usando bombe aria-terra, mentre i dirigibili saranno abbattibili con potenti razzi aria-aria. Dopo il completamento di una missione ci verrà chiesto di tornare alla nostra base, inizialmente una portaerei in mezzo al mare, per ricevere nuove istruzioni, ossia una nuova missione da completare entro un tempo limite rappresentato dal carburante a nostra disposizione. La pratica ci renderà perfetti piloti, ma l’errore sarà comunque dietro l’angolo; Rogue Aces sarà tutt’altro che un titolo clemente, pronto a punire il giocatore ad ogni minima sbavatura.

Assi del cielo

Per affrontare le sfide i ragazzi di Infinite State hanno deciso di mettere a disposizione del giocatore poche armi ma decisamente azzeccate: oltre alla mitragliatrice a uso infinito, avremo infatti un numero limitato di bombe e di missili. Le nostre armi potranno essere ricaricate solo alla base, ma potranno fortunatamente essere potenziate, così come altri elementi del velivolo, distruggendo aerei e raccogliendo le casse lasciate cadere dagli stessi. I potenziamenti non verranno mantenuti tra una partita e l’altra, ma in caso di errore avremo la possibilità di conservare tutto ciò che avremo raccolto durante i nostri voli anche sul secondo e terzo aereo di un’unica partita.

Il nostro eroe potrà sfruttare un totale di tre biplani che potrebbero tornare utili in caso di errore; il condizionale però è d’obbligo, dato che uno degli elementi più caratteristici del titolo è il fatto che per poter sfruttare un’altra “vita” dovremo prima paracadutare il nostro pilota e farlo atterrare sano e salvo a terra o in acqua. Segnaliamo anche la possibilità di atterrare manualmente sulla base (farlo in automatico ci costerà punti), elemento che potrebbe causare un fragoroso schianto e la perdita involontaria di un aereo, e quindi di una preziosissima vita.

L’esperienza rende perfetti

Man mano che progrediremo con la Campagna accumuleremo esperienza utile a sbloccare potenziamenti a inizio partita, anche se il colpo di genio del team è sicuramente stato il dare la possibilità di sbloccare modalità extra compiendo determinate azioni nel gioco. Potremo affrontare la Campagna a Veterano; una modalità Sopravvivenza in cui dovremo cercare di sopravvivere il più a lungo possibile; e infine Frontiera, che inserisce un pizzico di varietà nelle meccaniche di Rogue Aces.

In quest’ultima modalità ci ritroveremo a tentare di conquistare una serie di isole, nelle quali dovremo abbattere un determinato numero di bersagli, mentre il terribile barone rosso si opporrà a noi conquistando anch’esso terreni. Pur non apportando cambiamenti clamorosi, si tratta di una modalità che ha il merito di aumentare la longevità altrimenti piuttosto risicata, complice anche un paio di sbavature e di mancanze relativamente importanti.

Quello infatti che manca in Rogue Aces è proprio la varietà. Nonostante una generazione causale delle mappe e una manciata di potenziamenti, i livelli e le missioni si assomiglieranno tutti, senza contare che l’aereo in dotazione al nostro eroe non sarà in alcun modo personalizzabile né per colore né per dotazione. Una grafica colorata e pulita, senza il minimo calo di frame rate, ci accompagnerà con perfino una transazione giorno-notte, che darà la sensazione dello scorrere del tempo, e una colonna sonora rock quanto basta per richiamare alla mente gruppi come gli Iron Maiden e soddisfare le orecchie oltre che gli occhi.

Trofeisticamente parlando: vola come una farfalla, pungi come un’ape

Il vasto elenco trofei di Rogue Aces vanta tra le altre cose anche un succulento Platino per raggiungere il quale dovremo diventare veri e propri assi del volo. A unirsi infatti a una generale difficoltà del titolo, troviamo richieste decisamente fuori dal comune come, ad esempio, distruggere un campo usando il nostro stesso aereo. Ottenere tutte le coppe sarà un’impresa per pochi eletti.

VERDETTO

Se state cercando un gioco di aerei che possa divertirvi senza però chiedervi di diventare dei piloti provetti, allora Rogue Aces è esattamente quello che fa per voi. Le partite mordi e fuggi di questo divertente e atipico roguelike sapranno sicuramente tenervi incollati alla console per tantissime ore, grazie a un gameplay dinamico e a una serie di modalità che ci permetteranno di variare la nostra esperienza di gioco. Rogue Aces nasce però proprio come gioco a cui dedicare il tempo di un paio di partite al giorno, dato che se gli chiederete di lanciarsi in sessioni più lunghe potreste accorgervi che l'assenza di personalizzazione e soprattutto di un qualsiasi senso di progresso, eccezion fatta per i livelli, costituiscono il vero, grande limite di questo titolo che risulta altrimenti una spanna sopra la concorrenza. In definitiva, se amate i roguelike e volete un gioco che vi regali divertimento e immediatezza, non esitate a diventare piloti provetti e fare vostro questo fantastico titolo.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.