Squareboy vs Bullies: Arena Edition – Recensione

Sviluppatore: Rohan Narang Publisher: Ratalaika Games Piattaforma: PS Vita (disponibile anche per PS4) Genere: Picchiaduro a Scorrimento Giocatori: 1-2 PEGI: 3 Prezzo: 4,99 € Italiano:

Squareboy vs Bullies. Le persone che sviscerano il Play Store in cerca di videogiochi gratuiti prevalentemente squallidi sicuramente lo avranno già sentito nominare.

Nel 2015 fu rilasciato su piattaforma mobile, totalmente gratuito, con una interfaccia che ricordava il leggendario GameBoy Color. Una scelta di design  interessante ma che andò a intaccare non poco la praticità del gioco. Sicuramente una mossa di marketing ben riuscita per attirare consensi, ma il buon Rohan Narang non si fermò qui. Proprio no.

A distanza di 2 anni, lo sviluppatore indiano ha deciso di riprendere in mano il progetto Squareboy e proporlo su Steam, PlayStation Vita e 4 (con tanto di cross-buy), 3DS e Switch. Il risultato? Prevedibilmente pessimo.

Dallo staff del Bit sono soprannominato “moralizzatore”, e alla fine di questa recensione probabilmente capirete il perché. Iniziamo!

Il paladino dei quadrati

Il protagonista della nostra avventura è un piccolo quadratino (indubbiamente scelta intelligente per manovrare i pixel) di nome Squareboy, vittima di bullismo da parte di quadrati più grossi e dall’espressione minacciosa. Il nostro amico riceverà l’aiuto di un mentore anziano che lo istruirà nell’arte del combattimento e lo manderà alla ricerca del boss dei bulli per dargli la proverbiale lezione.

La trama sostanzialmente è tutta qui. Nel corso della modalità storia dovremo attraversare 14 livelli quasi per nulla caratterizzati in un beat ‘em up tutt’altro che fluido, affrontando orde di bulli che si differenzieranno solo per la capigliatura o per il cappello, ma che avranno tutti lo stesso pattern di movimento e di attacco, eccezion fatta per il bullo ninja che potrà vantare la invidiabile capacità di scattare e di saltare, risultando di gran lunga l’avversario più ostico.

Veniamo alla lista di mosse del nostro protagonista. Sarà possibile attaccare con il tasto Quadrato (coincidenze? Io non credo!) e saltare con X. La combinazione fra i tasti direzionali e l’attacco cambieranno lo script di attacco di Squareboy, ma sostanzialmente non cambiano l’effetto che esso avrà sui nostri oppositori. Sarà inoltre possibile afferrare armi (di due tipi, catena e mazza da baseball) e oggetti lanciabili (tutti con stesso effetto e stessa gittata) con il tasto cerchio.

Il mio falegname con 30.000 lire lo faceva meglio

Dire che il gameplay è legnoso è un eufemismo, e la causa non risiede nelle animazioni superficiali e eccessivamente semplificate. Videogiochi a cavallo fra gli anni Ottanta e gli anni Novanta appartenenti allo stesso genere (Streets of Rage, Renegade, Double Dragon…) a cui Narang si ispira avevano un gameplay molto più fluido e vario, oltre a una gamma di nemici indubbiamente più ampia.

Non è raro imbattersi in situazioni nelle quali i comandi non rispondono adeguatamente oppure incastrarsi in mezzo a bulli senza che la mossa per liberarsi funga a dovere. Inoltre, manca un elemento caratteristico del genere: i boss. E’ totalmente inaccettabile sviluppare un beat ‘em up senza inserire la benché minima ombra di un boss, in modo tale da rendere il livello soddisfacente per il videogiocatore. I livelli, inoltre, sono troppo lunghi. E’ impossibile anche ricavare un qualsiasi livello di difficoltà se non nella modalità Arena (la quale dà il titolo a questa edizione), che null’altro si rivela essere se non un susseguirsi di livelli da completarsi superando una certa soglia di punteggio, ottenibile con delle combo (si fa per dire).

Per quanto concerne il comparto audio, le 14 canzoni non sono degne neanche di un prodotto di tal fetore tecnico, sia per la composizione carente sia, soprattutto, per un sound veramente mal gestito e disturbante in alcuni frangenti a tal punto da costringervi a mantenere il volume basso. Peccato perché le idee di base per la soundtrack sembravano essere molto valide, ma sono stati gestiti male i volumi dei suoni ad alte frequenze.

Graficamente il gioco non è assolutamente pessimo, considerato che in origine si trattava di un free-to-play per cellulare. Il passaggio su console a un prezzo di 5 euro (assolutamente non simbolico) obbligava lo sviluppatore a ritoccare quantomeno l’apparenza del titolo per renderlo appetibile ai videogiocatori abituati a certi prodotti. Ci sono stati dei ritocchi e questo dobbiamo renderlo presente, ma non sono assolutamente significativi.

Ma ha anche dei difetti…

Non tutto ciò che ha da offrirci Squareboy vs Bullies è tuttavia da buttare.

Innanzitutto la presenza per nulla scontata di una modalità multigiocatore in locale che, seppur poco accurata e totalmente decontestualizzata, aggiunge quel pizzico di divertimento introvabile nel titolo intrinseco. Certo, esistono centinaia di giochi migliori se volete giocare in coppia a qualcosa, ma esistono anche centinaia di giochi divertenti quanto un fidget spinner che neanche tentano di implementare questa possibilità.

Un’altra piccola nota positiva è il messaggio che lo sviluppatore tenta quantomeno di trasmettere. Il fenomeno del bullismo è qualcosa con cui c’è poco da scherzare e che si diffonde a macchia d’olio soprattutto con l’avvento della tecnologia. Affrontarlo con un videogioco poco pretenzioso come il suddetto non è facile e sicuramente non era intenzione di Narang dare lezioni di vita, noi comunque apprezziamo il tema toccato dallo sviluppatore.

I temi caldi dell’età moderna (bullismo, diritti umani, terrorismo, razzismo, omofobia, sessismo…) sono tutt’altro che semplici da manovrare. Molte aziende tentano il grande colpo ma si rischia spesso di avere un effetto boomerang. Squareboy vs Bullies non si prende sul serio nonostante il tema a contorno lo sia, ed è la cosa migliore da fare… affrontare i problemi con il sorriso. Si sono visti negli ultimi anni titoli che affrontano tematiche delicatissime in modi molto superficiali e quasi infantili, pretendendo addirittura di aver fatto jackpot, e questo è molto più grave.

Moralizzatore: mode on

Colgo la palla al balzo con questa recensione per far notare a tutti i lettori che fare app o videogiochi mobile è una attività completamente diversa rispetto allo sviluppo di videogiochi su console e piattaforme ospitanti di tutt’altro spessore. Cambia il target, cambiano gli obiettivi, cambia la qualità percepita dai videogiocatori e soprattutto la qualità pretesa dagli stessi.

Lo stesso titolo, gratuito su mobile, sarebbe stato un gioco sufficiente senza troppe pretese né rimpianti ma, quando si tenta il salto su un mondo molto più cannibale offrendo lo stesso prodotto e facendolo anche pagare, il voto non può che collassare.

A me personalmente dispiace demolire giochi come questo, perché si tocca con mano la genuinità che si nasconde dietro di essi, ma a volte le classiche musate servono per crescere e migliorarsi, se ci si rialza. E’ vero anche che intitoli come questo non si intravedono molte qualità nascoste…

Trofeisticamente parlando: anche i pacchi regalo sono quadrati

Per accaparrarvi questo banalissimo Platino sarà sufficiente terminare il gioco, eseguire almeno una volta ogni mossa e compiere un paio di azioni banali. Se vi dovesse servire comunque una mano, potete seguire la nostra guida ai trofei.

VERDETTO

Un beat 'em up in stile retrò con una colonna sonora chiptune che risulta più un insulto ai colossi del genere che una tenera avventura che pretende di trasmettere un messaggio morale contro una realtà diffusa quale il bullismo. Un gameplay monotono, legnoso, piatto e mai coinvolgente né impegnativo, la totale assenza di boss e di caratterizzazione dei nemici, un comparto audio e video raccapricciante e un prezzo tutt'altro che simbolico catapultano il piccolo Squareboy tra i peggiori videogiochi del 2017. Fugge dall'oblio del 3 unicamente per mezzo della modalità multigiocatore in locale che, seppur mediocre, mal realizzata e totalmente decontestualizzata, è un valore aggiunto non scontato.

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.

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