The Legend of Dark Witch – Chronicle 2D ACT – Recensione

Sviluppatore: Inside System Publisher: QubicGames Piattaforma: PS Vita Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 9,99 € Italiano:

“Crystals knows for their miracolous power, they make it possible for humans to use magic. Syega became essential for human race”.

Prendete la serie di videogiochi Mega Man, creata da Capcom nel lontano 1987, immergetela in un’atmosfera dalle tinte fantasy molto più in stile da cartone animato giapponese e avrete un’idea del gioco di cui stiamo parlando.

The Legend of Dark Witch è, infatti, come quello del piccolo robot blu e azzurro, un videogioco di genere platform in 2D a scorrimento, mescolato ad alcune meccaniche action, pubblicato dapprima, nel 2014, su Nintendo 3DS, nel 2015 su computer e poi approdato su PlayStation Vita il 25 aprile di questo anno.

La storia

I cristalli sono noti per i loro poteri miracolosi, permettono agli umani di usare la magia, così i Syega diventarono essenziali per la razza umana; recita in questo modo la frase in avvio di gioco, introducendoci in un mondo in cui, appunto, gli umani vengono aiutati dai grandi poteri di questi cristalli, i Syega, per sviluppare il fuoco, per costruire e per qualsiasi altra mansione.

Divenuti indispensabili, il mondo cadde nel panico quando questi furono trafugati da una donna misteriosa; qui interverremo noi, nei panni di Zizou Olympia, una divinità dalle fattezze umane il cui scopo, scesa sulla Terra, sarà proprio quello di recuperare i cristalli rubati e sconfiggere il colpevole di questa azione. La trama viene raccontata al giocatore tramite brevi dialoghi fra il personaggio stesso e i boss di turno.

Struttura e ambientazioni

Come un platform vecchio stampo, il gioco si snoda per otto livelli dal design pittoresco, ognuno caratterizzato da una sorta di “limbo”, un’anticamera iniziale spoglia da qualsiasi tipo di elemento di design, fatta eccezione per i punti in cui saltare per continuare la nostra corsa, e i nemici, che anche qui non mancano. Il superamento di questa parte ci viene rivelata da una barriera, una linea che attraversa lo schermo di gioco; oltrepassandola si viene catapultati nel livello vero e proprio.

Ognuno di essi non ha un tempo di percorrenza molto elevato, anche se poi ciò è a discrezione del giocatore e delle sue abilità. Vi sono tre gradi di difficoltà tra cui scegliere e che possono essere cambiati nel corso della partita, eppure proprio qui risiede, a mio parere, il primo difetto di questo titolo: la complessità e/o facilità del gioco non sembra esser bilanciata nel migliore dei modi, poiché anche alla minor difficoltà si rischia di incappare in qualche salto sbagliato, qualche errore, rendendo alcuni punti piuttosto frustranti, alle volte per colpa della persona stessa, alle volte per colpa di ostacoli che per essere superati richiedono dei salti fin troppo precisi, da una parte all’altra.

I livelli si distinguono per i boss finali (le cui fattezze riprendono proprio quelle dell’ambiente in cui troveremo ognuno di essi), per alcuni nemici particolari e in generale per l’ambientazione stessa; verremo guidati da un mondo che riprende gli elementi di un giardino sfarzoso, passando per un ambiente innevato e poi ancora uno soleggiato, come una spiaggia. Oltre ciò non vi sono note particolari, il level design non pecca né mostra idee particolarmente originali, consapevoli di trovarci via via di fronte sempre gli stessi tipi di ostacoli a impedirci di proseguire, nemici che sparano frecce, rocce che cadono dall’alto, spuntoni che viaggiano tra l’alto e il basso rendendo difficoltoso continuare, ma anche ostacoli provenienti da punti indefiniti dello schermo, in punti ancora inaccessibili dalla nostra posizione tramite telecamera, che ci avvisano unicamente con una scritta su schermo… “Danger”.

Spara, continua a sparare!

Le meccaniche sono basilari, ossia saltare e sparare ai nemici (alle volte risulta più semplice tener premuto il tasto di attacco); se si è abbastanza abili da proseguire senza essere colpiti e distruggendo abbastanza nemici si avrà la possibilità di sbloccare alcuni potenziamenti all’interno di ogni livello stesso, come la possibilità di andare più veloci, o di avere armi a due, tre colpi, decisamente utili per sconfiggere i nemici più potenti.

Avremo anche la possibilità, sconfitto ogni nemico finale, di aggiudicarci armi differenti e altri potenziamenti, per aumentare le nostre possibilità di vittoria. Pur essendo classificato come videogioco di ruolo, questa è una delle poche caratteristiche che lo possono annoverare a tale genere, come anche (soltanto dopo aver completato il gioco intero) la possibilità di ricominciare con un personaggio differente dal primo. Per quanto, come detto, il videogioco in generale non sia molto longevo, ogni livello può essere ripetuto più di una volta, per sbloccare nuovi punti e aumentare i nostri poteri, o per trovare cristalli mancanti.

Pixel art e musica affine

Forse per rafforzare il fatto che si tratti di un videogioco con lo stile di un cartone giapponese, forse un po’ per lasciar immergere il giocatore in un’aurea nostalgica da videogiochi datati, The Legend of Dark Witch è realizzato in pixel art, una scelta azzeccata e gradevole agli occhi; le musiche e il comparto sonoro sembrano andare sulla scia di questa scelta grafica, non mostrando picchi eccezionali ma restando comunque un buon accompagnamento a tutta la partita.

In conclusione, le meccaniche e i comandi basilari fanno di The Legend of Dark Witch un gioco davvero alla portata di tutti, che può divertire se giocato a piccole dosi, o semplicemente nei momenti di noia; non eccelle in quel che propone, la difficoltà avrebbe dovuto essere maggiormente bilanciata, ma nonostante ciò è apprezzabile.

Trofeisticamente parlando: strega oscura, ma non di platino

Il gioco consta di appena 5 trofei di bronzo, 5 trofei d’argento e un trofeo d’oro, per un totale di 11 trofei; assente invece quello di Platino. Per la lista completa vi rimandiamo a questo link.

VERDETTO

The Legend of Dark Witch è discreto, pur non spiccando per originalità in alcun aspetto; la difficoltà avrebbe dovuto essere maggiormente equilibrata, alcuni pericoli non vengono adeguatamente mostrati quando non sono visibili alla telecamera, ma nell'insieme il gioco si fa apprezzare, ed è potenzialmente capace di divertire anche coloro poco avvezzi al genere.

Guida ai Voti

Maria Enrica
Grata dal 1994 ai videogiochi per sopperire a pigrizia e mancanza di fantasia, è stata svezzata da mamma Nintendo, allevata da Sony fin dalla prima PlayStation, cresciuta con un pad in mano e il Game Boy Advance nell'altra. Laureanda in Lettere classiche, avversa ai videogiochi in digitale, sogna per questo una casa dove custodire una collezione degna di tale nome.