Tokyo Xanadu – Recensione

Sviluppatore: Falcom Publisher: Aksys Games Piattaforma: PS Vita Genere: Action RPG Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 44,99 € Italiano:

Che PlayStation Vita sia giunta al termine del proprio ciclo vitale, ormai non è più un segreto nemmeno per i vertici di Sony. Ben consapevole di ciò, lo stesso Andrew House ha dichiarato che la piccola di casa Sony ha poco mercato, e che quel poco di mercato lo ha esclusivamente in territorio asiatico. Non sorprende, quindi, che numerosissimi sviluppatori occidentali (fatta eccezione per quelli indipendenti) abbiamo deciso di abbandonare lo sviluppo sulla console portatile.

Nonostante questo, tuttavia, la sorella minore di PlayStation 4, piccola d’aspetto ma con un grande cuore, non smette di scalciare e ci consente di godere comunque delle produzioni giapponesi di più grande rilievo. Ne è un esempio Tokyo Xanadu, titolo sviluppato dalla ben nota (soprattutto per la fortunata saga di Ys) Falcom, molto popolare in madrepatria, e finalmente giunto sui nostri lidi dopo ben due anni dalla release originaria in Giappone.


Demoni a Tokyo… ancora una volta!

Occupiamoci immediatamente dell’elefante nella stanza. Ebbene sì, sin dalle premesse narrative del titolo è possibile cogliere qualche somiglianza tra l’ultima fatica di Falcom e la saga di Persona. Inutile negare che similitudini tra i due titoli siano presenti, e anche piuttosto evidenti. D’altronde Atlus, oltre ad aver sempre sviluppato titoli in maniera magistrale, ha avuto anche il grande merito di creare un sottogenere caratterizzato dal connubio di fasi di dungeon crawling e fasi più votate all’aspetto social della vita di protagonisti e comprimari, finendoper strizzare l’occhio a un dating sim. Era piuttosto chiaro, quindi, che qualche altro sviluppatore avrebbe finito per trarne libera ispirazione, per creare un’opera propria. Non per questo, però, bisogna approcciare il lavoro di Falcom con un occhio eccessivamente critico, anche in considerazione del fatto che si tratta di un progetto secondario per la casa di Tokyo, laddove la maggior parte delle energie creative e del budget vengono normalmente indirizzate verso la già citata saga ammiraglia di Ys.

Scevri da pregiudizi, abbiamo dunque analizzato per voi il titolo, riscontrando la presenza anche di numerose differenze, oltre che somiglianze, rispetto alla saga di Persona, già a partire dalle premesse narrative. In Tokyo Xanadu, infatti, il giocatore vestirà i panni di un teenager giapponese, il giovane Kou Tokisaka, il quale, durante una delle sue solite serate di ritorno dal lavoro, nel cercare di difendere la compagna di classe Asuka Hiiragi da alcuni bulli, verrà improvvisamente catapultato all’interno di un inquietante portale rosso apparso dal nulla. All’interno di questo portale verrà accolto da strane e poco amichevoli creature demoniache, prontamente affettate in due da Asuka. Il nostro scoprirà in seguito dalla propria compagna che il portale all’interno del quale si sono ritrovati è denominato Eclispe dai pochi esseri umani che ne sono a conoscenza, e che ospita malvagie creature dalle diverse forme e dimensioni, denominate Greeds, ovvero le manifestazioni dei sentimenti più riprovevoli e osceni, spesso causa di terremoti e disastri naturali sulla dimensione terrena.

A questo punto il (già sconvolto) giovane Kou verrà a conoscenza del fatto che esiste un’organizzazione di persone speciali, denominata Nemesis (di cui Asuka fa parte), nata per affrontare questa minaccia, e composta da uomini e donne in grado di evocare armi ultraterrene per il tramite… del proprio cellulare! Da qui in poi, lo sfortunato protagonista scoprirà di essere anch’egli in possesso del potere che permette di evocare la propria arma ancestrale, e si farà largo a suon fendenti insieme a una serie di variegati comprimari, per svelare il mistero che si cela dietro l’apparizione di questi portali per tutta Tokyo.

La trama ricalca molto da vicino gli eventi del recente Persona 5, come anche quelli del vecchio Persona 4; tuttavia, già qui è possibile intravedere qualche differenza. Mentre la saga di Atlus tende a dipanare l’intreccio narrativo poco a poco, il titolo di Falcom getta i giocatori nella mischia, dando loro l’impressione di trovarsi, per puro caso, coinvolti all’interno di eventi ben più grandi di loro, e non al comando di una squadra di guerrieri appena nata, e per uno scopo ben preciso. In Tokyo Xanadu, inoltre, e a differenza di Persona, l’incedere della trama sarà abbastanza spedito e lineare, e raramente vi capiterà di vivere giornate (virtuali) prive di accadimenti significativi. Evitando, a ogni modo, il pericolo di spoiler, lasciamo a voi la scoperta del resto di una storia che certamente non verrà ricordata per essere particolarmente avvincente o commovente, ma di sicuro fa il proprio dovere, e fornisce un più che valido pretesto per menare le mani.

School. Lunch. Dungeon. Repeat. Ovvero la complicata vita di un teenager giapponese

Come accennato in apertura, le similitudini tra la saga di Persona e il titolo in esame non si fermano alla trama. Anche in Tokyo Xanadu, infatti, accanto a una tradizionale avventura a sfondo ruolistico (priva di combattimenti a turni), ritroveremo la presenza piuttosto marcata e significativa di una componente da second life simulator.

Andando con ordine, Tokyo Xanadu è innanzitutto un action JRPG, e in quanto tale deve possedere un sistema di combattimento degno del nome che porta; i ragazzi di Falcom, forti dell’esperienza decennale acquisita nello sviluppo di Ys, hanno svolto un ottimo lavoro sotto questo punto di vista, regalandoci un combat system di stampo action molto dinamico, e in certi frangenti totalmente frenetico, che riuscirà a non annoiare per tutta la durata dei dungeon affrontati, e che vi farà tenere alta la guardia anche contro i nemici apparentemente più deboli.

I quattro tasti frontali sono dedicati agli attacchi a breve e lunga distanza, al salto e al cambio dinamico dei componenti del proprio party; ai dorsali spettano gli scatti brevi e lunghi, e il lock-on sui nemici; alle frecce direzionali, infine, sono assegnati alcuni comandi rapidi, come quelli destinati agli oggetti curativi. Il sistema nel complesso funziona, e, come detto, esplorare i dungeon sarà piuttosto divertente e impegnativo (soprattutto ai livelli di difficoltà più alti); ogni volta che ne porteremo a termine uno riceveremo un punteggio e una votazione basati sul numero di colpi presi e inflitti, sul numero di nemici sterminati e sul tempo impiegato. Apprezzabile, poi, la scelta del team di sviluppo di assegnare a ognuno dei personaggi un’arma unica, nonché un diverso moveset; ciò si tradurrà nella possibilità per il giocatore di comporre il party in base al proprio stile di gioco, scegliendo a volte di privilegiare solo gli attacchi veloci o potenti e altre di optare per una composizione più bilanciata del team.

Per il resto, l’aspetto ruolistico dell’offerta ludica di Tokyo Xanadu si presenta in maniera piuttosto classica. Avremo a disposizione diversi pezzi di equipaggiamento, oggetti in grado di curare e conferire buff temporanei, livelli, punti esperienza e persino un sistema di debolezze elementali molto simile a quello visto nella nota serie di Fire Emblem. Naturalmente, il sistema si andrà stratificando con il trascorrere delle ore di gioco, e per l’ultima fase dell’avventura saremo in grado di scendere in campo con un party eterogeneo, ben allenato, estremamente personalizzato e armato fino ai denti. Tra un combattimento e l’altro potremo girovagare liberamente per alcune zone di Moriyama City (quartiere immaginario di Tokyo, ispirato ad Akihabara), acquistando potenziamenti per le armi, costruendo relazioni più intime con i nostri compagni, studiando o mangiando qualcosa per rifocillarci un po’. Ed è proprio qui che Tokyo Xanadu mostra in maniera palese di aver tratto ispirazione dai sopracitati mostri sacri del genere, lasciando che il giocatore viva in tutto e per tutto la vita di un teenager giapponese, con tutti piaceri e le problematiche del caso.

Pur non arrivando ai livelli di una visual novel, inoltre, il titolo contiene una enorme mole di dialoghi e vi costringerà più volte a ritrovarvi a premere per diversi minuti lo stesso tasto, in modo da superare l’eccessiva verbosità di alcuni personaggi. Chiudono l’offerta ludica diverse quest secondarie, tra le quali le immancabili fetch quest e loyalty quest volte a incrementare l’intesa tra due personaggi del party, e la possibilità di effettuare del backtracking nel caso si sia intenzionati a conseguire la massima valutazione possibile in ciascuno dei dungeon del gioco.

Bene, ma non benissimo

Graficamente il titolo si difende piuttosto bene. La resa complessiva di personaggi e ambienti è ottima, i dungeon (anche se non molto ispirati) sono sufficientemente caratterizzati, la palette cromatica è composta da colori piuttosto accesi e vivaci, e le scene d’intermezzo restituiscono immagini pulite e volti molto simili a quelli dei personaggi di un anime, complice anche un’attenta realizzazione delle animazioni facciali. D’altro canto, però, come purtroppo accade anche per le produzioni giapponesi di più grande rilievo (Monster Hunter per tutti), gli ambienti appaiono piuttosto spogli e scialbi e le texture degli edifici e di molti oggetti godono di una cura decisamente inferiore rispetto a quella riposta nella realizzazione dei personaggi principali. Inoltre, siamo rimasti perplessi di fronte alla scelta del team di sviluppo di non adattare moltissime delle scritte presenti in-game alle dimensioni dello schermo di PlayStation Vita, e ci siamo più volte ritrovati a dover rischiare di perdere diverse diottrie nel tentativo di leggere il microscopico font dei testi di gioco. La fluidità generale del titolo è buona, ma va segnalato qualche sporadico calo di frame rate durante alcune cutscene a fronte di un gamplay ancorato ai 30 frame al secondo, difficilmente giustificabile dato il piccolo miracolo hardware che gli sviluppatori avevano a disposizione.

Parlando di longevità, il titolo si compone di ben otto capitoli, oltre al capitolo finale e a uno opzionale, ciascuno contenente diverse giornate di gioco, scandite come detto sopra. Va da sé che, in titoli come questo, il tempo di completamento sia molto soggettivo; andando dritti per la storia (e ignorando molti dialoghi) riuscirete a completare ciascuno capitolo in un paio d’ore al massimo. Al contrario, svolgendo i diversi compiti secondari che il gioco mette a disposizione, leggendo tutti i dialoghi attentamente per scoprire di più sulla lore di gioco ed esplorando ogni angolo delle mappe, supererete facilmente le quattro ore per capitolo.
Quanto, infine, al comparto sonoro, va dato certamente atto a Falcom di sapere creare ottime colonne sonore; che ci si ritrovi a combattere o a passeggiare, Tokyo Xanadu saprà sempre regalarvi l’accompagnamento musicale più adatto al mood del momento. Il titolo è interamente sottotitolato soltanto in inglese e il doppiaggio è presente solo in lingua giapponese. Ottima la prova degli attori nipponici, davvero accorati e capaci nelle loro interpretazioni. Se riuscirete a mettere le mani sulla versione retail per collezionisti, avrete la possibilità di godere di una raccolta su CD dell’intera colonna sonora del titolo.

Trofeisticamente parlando: Platino dagli occhi a mandorla

Normalmente i JRPG richiedono tonnellate di grinding per l’ottenimento del tanto ambito trofeo Platino. E’ palese come i giapponesi non siano mai stati fan i platini facili. Tokyo Xanadu, nonostante la sua natura di gioco di ruolo più votato all’action che ai turni e ai combattimenti casuali, non fa alcuna eccezione, purtroppo. Oltre a richiedere il raggiungimento di piccoli obiettivi come l’ottenimento di almeno una valutazione di rango S nei dungeon, il titolo vi ricompenserà con dei trofei solo se lo completerete a tutte le difficoltà e se riuscirete a formare legami con tutti i componenti della vostra allegra brigata. Vi verrà anche chiesto di risparmiare un piccola fortuna in denaro e completare un database presente sul vostro cellulare. Insomma, gli amanti dei playtrough multipli troveranno qui pane per i loro denti.

VERDETTO

Chiunque, nel corso della sua vita, dovesse ritrovarsi di fronte a Tokyo Xanadu, dovrà essere profondamente consapevole di una cosa: non si tratta assolutamente di un capolavoro. Ciò detto, il titolo di Falcom si difende ancora piuttosto bene nell’affollato panorama dei giochi di ruolo e riesce, al netto delle critiche e dei paragoni con Persona, a divertire e a dire la sua. Gli appassionati del genere, orfani di nuove uscite, saranno certamente disposti a soprassedere sulla stragrande maggioranza dei difetti sopra menzionati; tutti gli altri farebbero bene, quantomeno, a ponderarne l’acquisto.

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