Utawarerumono: Mask of Deception – Recensione

Sviluppatore: Aquaplus Publisher: Deep Silver Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS Vita) Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 49,99 € Italiano:

“La vita ha spesso una trama pessima. Preferisco di gran lunga i miei romanzi”.
Agatha Christie

In pochi o addirittura pochissimi conosceranno Utawarerumono, titolo lanciato in esclusiva su PC nel lontano 2002, che prometteva di mischiare abilmente lo stile unico delle visual novel con le meccaniche dei giochi di ruolo. Decisamente più noto è invece il secondo capitolo di questa serie, Mask of Deception appunto, lanciato nel 2015 nel solo Giappone e giunto ora anche in Europa.

Dottore, chiami un dottore!

La doverosa quanto utile introduzione che è necessario fare prima di affrontare la recensione di Mask of Deception è relativa al collegamento tra i due episodi della serie: all’infuori di alcune notizie di contorno, infatti, sarà possibile godere appieno della storia senza aver giocato il capitolo originale.

La storia che ci verrà narrata infatti prende piede diversi anni dopo gli eventi che hanno animato il primo Utawarerumono, e vedrà protagonista un giovane che si ritroverà, del tutto privo di memoria, abbandonato sulla neve.

A giungere in suo soccorso la bella Kuon, una giovane fanciulla dotata di strani tratti animaleschi tra cui orecchie e coda (se vi diciamo “furry” dovrebbe essere tutto un po’ più chiaro), che ci darà un nome da lei inventato, Haku, e si offrirà di condurci fino alla capitale del regno per trovare qualcuno in grado di rispondere a tutte le nostre domande.

Inutile dire che il viaggio sarà tutt’altro che semplice e irto di difficoltà oltre che di una serie incredibilmente vasta e variegata di personaggi secondari che si uniranno alla nostra traversata e ci aiuteranno ad arrivare fino al nostro obiettivo finale.

L’intera storia viene narrata, come tradizione delle visual novel, con chilometri di testo a schermo rigorosamente in lingua inglese e valorizzato dal doppiaggio giapponese e da una serie di immagini rappresentative dei personaggi di eccellente realizzazione.

Qui dovrei usare la spada?

L’elemento fresco e nuovo di Mask of Deception che dovrebbe, e ci sembra quanto meno doveroso il condizionale, sorprendere gli appassionati di visual novel sono una serie di sessioni di combattimento prese di peso da titoli spiccatamente giapponesi quali Disgaea e simili.

Di tanto in tanto infatti il gioco passerà dalle classiche schermate con testo didascalico a scene realizzate con grafica definibile “in-game” e con visuale isometrica: questo perché dopo un rapido scambio di battute saremo chiamati a portare a termine una battaglia in puro stile JRPG.

Dopo aver scelto (quando possibile) con quali personaggi affrontare lo scontro, verremo calati in scenari di dimensioni variabili in cui spostare i personaggi su una sorta di scacchiera. Ogni eroe sarà dotato di un numero di passi variabile e di una serie di azioni che potrà eseguire, solitamente supporto o attacco, nel corso del proprio turno.

Lo scopo ultimo di questi combattimenti sarà solitamente eliminare una serie di avversari oppure di raggiungere un dato obiettivo, come ad esempio far raggiungere a un nemico un punto X per farlo cadere in trappola.

Una volta portata a termine la missione verremo ricompensati, come in ogni buon gioco di ruolo, con esperienza e una serie di punti abilità per migliorare le statistiche dei personaggi.

 

E così combatti? Sì, ma niente di serio

Cessata l’iniziale esaltazione per la possibilità di sfruttare il cervello per qualcosa che non sia semplicemente tradurre tonnellate di dialoghi dall’inglese nel nostro idioma, ci si accorgerà presto della pochezza dei combattimenti inseriti all’interno di Mask of Deception.

Al netto infatti di una difficoltà che non cerca mai nemmeno di impegnare il giocatore, le pochissime battaglie che affronteremo tra una sfilza di discorsi e l’altra (parliamo di una decina nel corso di tutta l’avventura) avranno anche la grande pecca di essere accompagnate da pochissima profondità.

Nonostante l’inserimento di una serie di abilità di potenziamento che dovrebbero sulla carta consentire al giocatore di riuscire a completare scontri altrimenti complicati, ci ritroveremo a utilizzare semplicemente i comandi di attacco e di cura, visto anche che i nemici non si muoveranno fino a che non saremo nel loro raggio di azione.

La piattezza delle battaglie si accompagna bene, per così dire, a una grafica realizzata in maniera pressapochista e quasi svogliata, se paragonata allo splendore delle immagini disegnate a mano delle sessioni da visual novel: i personaggi e gli effetti delle varie mosse sono passabili su Vita, ma sfigurano decisamente troppo su PlayStation 4, dove i moderni televisori HD mostrano abbastanza impietosamente la pochezza delle animazioni.

Come se non bastasse, a rendere ancora più insensati gli scontri troviamo una funzione di “rewind” che permetterà ai giocatori di tornare in qualsiasi momento sui propri passi per cancellare eventuali azioni errate e evitare il game over, possibilità che lascerà in bocca la sensazione di stare affrontando una sorta di evento opzionale.

Non ho chiesto la storia della tua vita

Abbiamo quindi ampiamente parlato della funzione che più dovrebbe ricordarci di avere tra le mani un videogioco e non un ebook, ossia i combattimenti, che non brillano esattamente per qualità né tanto meno per difficoltà.

Lo stesso non si può dire della storia, decisamente ben realizzata e coinvolgente, che guiderà il giocatore in un universo fatto di personaggi principali e secondari che si mischieranno con una naturalezza invidiabile e che avranno il pregio di far volare le ore di lettura.

La buona longevità e la qualità della narrazione non cancellano però forse uno dei difetti più grandi del gioco: nonostante, infatti, molto spesso al giocatore venga data la possibilità di scegliere tra una quantità di zone in cui recarsi per proseguire la narrazione, non esisteranno scelte multiple oppure bivi narrativi.

Che si scelga infatti una location piuttosto che un’altra, la storia non ne verrà influenzata, tanto che al termine dei dialoghi di rito verremo catapultati nuovamente nella schermata di scelta delle zone per accedere ai luoghi non ancora selezionati in una sorta di percorso obbligato che toglierà totalmente rigiocabilità al titolo, fattore vitale per le visual novel.

Visto anche la qualità dei disegni che accompagneranno le scene, del sonoro decisamente apprezzabile e del doppiaggio che sia i giocatori giapponesi che quelli “stranieri” non possono che apprezzare, anche solo come catalizzatore di coinvolgimento, quella di Mask of Deception sembra davvero un’occasione mancata.

Trofeisticamente parlando: questa parte la posso saltare?

Nel vasto elenco trofei di Utawarerumono: Mask of Deception trovano ovviamente spazio tutta una serie di coppe legate alla storia e, vista dunque la linearità dell’avventura, immancabili. La novità, in questo senso, sono i trofei legati alle sezioni di combattimento: nulla di impossibile, ma alcuni richiederanno un minimo di impegno per arrivare a un Platino relativamente semplice.

VERDETTO

Quello che il team di Aquaplus ha cercato di fare con Utawarerumono: Mask of Deception è stato coniugare due elementi all'apparenza decisamente compatibili tra loro, ossia visual novel e gioco di ruolo. Purtroppo il risultato non è stato all'altezza: gli appassionati della semplice storia troveranno irritanti e frammentanti i combattimenti, mentre gli amanti dei JRPG non troveranno stimoli in battaglie piatte e senza verve. La storia di Mask of Deception merita decisamente di essere letta, purtroppo, però, come dice il detto "il troppo stroppia", e questo ne è esattamente il caso.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.

1 commento

  1. […] ATLUS e Deep Silver hanno diffuso un nuovo comunicato stampa, accompagnato da un cinematografico trailer, dedicato a Utawarerumono: Mask of Truth in arrivo il 5 settembre su PlayStation 4 e Vita e sviluppato da Aquaplus. Il focus è sul sistema di combattimento migliorato, che non a caso avevamo indicato come uno dei punti deboli del predecessore, Mask of Deception. […]

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