Primo PianoYomawari: Night Alone - Recensione

Yomawari: Night Alone – Recensione

Publisher: NIS America Developer: Nippon Ichi Software
Piattaforma: PS Vita Genere: Survival Horror Giocatori:PEGI: 16 Prezzo: 19,99 €

Chi di noi, durante l’infanzia, non ha mai avuto paura di qualcosa? Chi di noi ha avuto paura di un’ombra o di un rumore inquietante? Chi di noi non ha mai notato che, molte volte, percepivamo la realtà in maniera talmente distorta da sembrare quasi terrificante. Si faccia avanti chi in seguito a una di queste esperienze non si è nascosto sotto le coperte, dentro l’armadio o in qualunque luogo ci faceva sentire protetti. Ecco, Yomawari: Night Alone riassume e interpreta, utilizzando il media videoludico, queste paure infantili, contrastabili solo con l’amore dei propri famigliari.

yomawari-2

Amor vincit omnia

Yomawari: Night Alone si apre con la nostra protagonista, una bambina in tenera età, che durante una passeggiata con il proprio cane, tra una carezza e un sasso lanciato, vede il proprio amico a quattro zampe investito da un camion. L’inquietante avvenimento ci metterà ancora più angoscia se si pensa che, esclusa la sorella, quello sarà l’unico contatto umano che avremo durante la nostra avventura.

Tornata a casa, la bambina prova a raccontare quanto successo alla sorella, la quale, non capendo ciò che è effettivamente avvenuto, si lancia alla ricerca di Poro ma verrà ben presto inghiottita dalle tenebre della città. La nostra protagonista dunque rimarrà da sola in una città apparentemente disabitata, con la sorella scomparsa. L’incipit iniziale sarà il pretesto per cominciare a esplorare la cittadina, imbattendoci, fin da subito, nelle diverse entità che popolano le strade. Tali esseri sono talmente distorti e angoscianti che sembrano esistere solo nella testa della bambina, incarnando le sue paure più profonde.

Nonostante queste premesse, la giovane si lancerà tra una peripezia e l’altra, trainata dal desiderio di riconciliarsi con la sorella. Questo amore la porterà a superare ostacoli e creature che sono apparentemente fuori dalla sua portata.

L’esplorazione prima di tutto

Il titolo Nippon Ichi Software si va a collocare, in maniera un po’ forzata, nel genere dei survival horror. Sarebbe, forse, più giusto valutarlo come una fiaba dai toni oscuri e non come l’ennesimo esponente di questo genere; insomma, una opera fuori da ogni convenzione.

yomawari-1

Nonostante questo, si può notare come alcuni tratti distinguibili del genere siano presenti. Prima fra tutti è l’importanza dell’esplorazione. Il nostro personaggio sarà totalmente indifeso e l’unico modo che avrà per contrastare le oscure presenze sarà distrarli con oggetti da lancio, oppure nascondersi dietro i cespugli o cartelloni. Questi oggetti utilizzabili sono limitati e andranno cercati all’interno della città insieme a quegli items che saranno necessari per il proseguimento della storia. Sparse per la città troveremo anche delle monete che avranno un ruolo determinante nel corso dell’avventura; infatti, se le si donano presso una delle statue Jizo (non a caso protettrici dei bambini in difficoltà) queste ci permetteranno di ottenere un checkpoint, consentendoci di ripartire, in caso di morte, proprio da questa struttura.

Oltre a questo, gli altari Jizo ci permetteranno di muoverci in particolari zone della città a patto che la statua dell’area sia già stata scoperta. Come si può dedurre, esistono due metodi di salvataggio: un check provvisorio e un salvataggio classico. Quest’ultimo potrà essere effettuato dopo la fine di ogni capitolo, oppure nella nostra stanza, unico luogo in cui ci sentiremo davvero al sicuro.

L’esplorazione della città permetterà, quindi, di trovare risorse importanti, permettendoci di essere attrezzati per qualunque situazione. La città sarà fin da subito totalmente esplorabile; la mappa rappresenterà solo i luoghi principali ma non ci indicherà la strada per raggiungerli. Proseguendo nei capitoli andremo a esplorare tutte queste zone, nel quale si svolgeranno delle storie parallele alla trama principale. Sebbene, infatti, l’obiettivo principale rimanga il ritrovamento della sorella, la nostra protagonista, in ogni sezione, verrà a conoscenza di terribili eventi accaduti in città e si scontrerà con nemici unici, con una storia tetra alle spalle.

Bella ambientazione… ma troppo lineare e punitivo

La componente artistica svolge un ruolo prepotente all’interno del titolo. Questa grafica ci fa apparire l’ambiente come un enorme disegno fatto a mano e colorato; aspetto ritrovabile anche nei menù di gioco rappresentati con alcuni schizzi in matita su un foglio bianco. Per quanto curata e caratteristica, l’ambientazione risulta essere veramente troppo lineare. I capitoli, molto spesso, sono di facile e veloce completamento se troveremo fin da subito la strada corretta da seguire. Oltre a questa linearità, bisogna spendere due parole in merito alla difficoltà.

yomawari-3

In alcuni frangenti, il gioco tocca punte di frustrazione e ci toccherà rifare e rifare intere parti solo perché non sapremo affrontare al meglio una determinata situazione. Insomma, il try and error ci accompagnerà per tutto il corso dell’avventura e ci permetterà di procedere solo se avremo fortuna, oppure se impareremo la posizione e le vulnerabilità di ogni singolo nemico. La frustrazione è però derivata anche dalla presenza di alcuni nemici contro cui si è semplicemente condannati a morire. Questo accade per due motivi: il momento e il luogo di spawn del nemico non ci permette di schivarlo con la corsa, oppure perché è semplicemente più veloce di noi. La presenza dei nemici, infatti, non ci è segnalata, ma avremo a disposizione un puntino al centro della barra della stamina, che lampeggerà di rosso alla presenza di una qualche minaccia.

Per concludere, mi sento di affermare che Yomawari: Night Alone è un ottimo esperimento ed è riduttivo collocarlo dentro i paletti imposti dal genere. Sebbene presenti caratteristiche di un qualsiasi survival horror, la componente artistica lo rende un prodotto unico e particolare. L’eccessiva linearità, una storia poco profonda e una difficoltà non proprio ben calibrata sono gli aspetti che riducono un po’ lo spessore dell’opera dello studio Nippon Ichi Software. Sommando il tutto, il titolo risulta essere un prodotto di eccezionale valore, più che dal lato del gameplay, da quello artistico.

Trofeisticamente parlando: easy peasy lemon squeezy

Il platino di questo titolo non presenta particolari difficoltà. Infatti, se esploreremo con attenzione le zone durante la campagna principale alla fine riusciremo ad avere tutti i collezionabili e a sbloccare i relativi trofei. Unica scocciatura sarà quella di giocare al titolo per 50 ore, considerando che più o meno il gioco dura 5 ore; l’unica soluzione sarà quella di tenere accesa la console, magari disattivando lo standby automatico, e far trascorrere il tempo fino all’ottenimento del trofeo. Gli altri trofei si riferiscono a varie azioni da compiere durante il gioco per un determinato numero di volte. In conclusione, il platino risulta essere molto facile con le giuste accortezze e con la modalità free roam disponibile dopo la fine della storia.

Articoli correlati

Ivan Presutto
Ivan, tra studio e basket, riesce a ritagliarsi il suo angolo della giornata per immergersi nel magico mondo dei videogiochi. Gioca un po' di tutto ma i generi preferiti sono: gli shooter (TPS e FPS) e gli action (in particolar modo quelli con una forte componente stealth). Se gli date un controller... sogna!