Sessantatré giorni servirono ai tedeschi nel 1944 per prendere e poi radere al suolo Varsavia; sessantatré giorni che gli abitanti della capitale polacca passarono nell’orgoglioso e disastroso tentativo di salvarla. Mentre la Seconda guerra mondiale è già stata e viene rappresentata da più videogiochi, il contesto specifico della Rivolta di Varsavia trova ora un suo nuovo esponente in 63 Days, il protagonista della recensione Speedrun odierna.
La guerra è sempre la guerra
La guerra impazza e la Germania di Hitler sta invadendo la Polonia. In una tale situazione disperata, anche il popolo si rimbocca le maniche e si prodiga per liberarsi dell’aggressore: così a un gruppo male assortito e ristretto di civili rivoltosi viene in mente di affrontare l’esercito tedesco nel suo insieme.
Accomunati solo dall’odio verso i tedeschi, il manipolo di polacchi si dirige verso le linee nemiche, fra cui spiccano i fratelli Lince e Novellino. L’uno robusto e rozzo, l’altro mingherlino e divoratore di libri fanno parte dei protagonisti di 63 Days, aiutando a dipingere una trama che, pur senza scendere in un tono macabro, non fa sconti sulla realtà che si viveva all’epoca.
Già dedita alla strategia in tempo reale, Destructive Creations ha insomma deciso di rimanere in casa in tutti i sensi, imbastendo una formula di gioco che si basa su mosse furtive e movimenti calcolati oltre che su un’ambientazione di forte impatto emotivo. Il risultato è lento e impacciato, come un fucile che manca di poco il colpo anche se in possesso di un caricatore discretamente pieno di buone idee.
Strategia di sopravvivenza
Bisogna innanzitutto premettere che la strategia con una visuale parzialmente dall’alto di 63 Days mal si sposa all’ambiente console, specie a quelle fisse come PlayStation 5. Concepita per mouse e tastiera, la mappatura dei comandi diventa qui un compromesso e nel nostro caso uno di quelli impacciati e lenti nelle azioni effettive da compiere, dovendosi coordinare tra tasti dorsali e freccette per muovere uno o un altro personaggio.
Tra la capacità di Lince di uccidere da dietro e di nascondere i cadaveri, quella di Novellino di annientare i nemici a distanza con un coltellino e di distrarli con la sua conoscenza del tedesco, unita per esempio a un personaggio dedito alle cure, Destructive Creations ha applicato discretamente il concetto di classi al genere di appartenenza.
Sei capitoli per sei missioni e sei distinte mappe compongono il gioco del team polacco, costellate di possibili nascondigli ai nemici che ci sbarreranno la strada. La Modalità combattimento presente consentirebbe di affrontarne qualcuno a muso duro, ma la loro propensione a lanciare granate rimuovere tale possibilità sul nascere; più interessante è invece l’opzione che permette di impartire degli ordini, dando un po’ di respiro alla nostra pianificazione.
Se avete apprezzato le pennellate di War Mongrels, troverete una linea di continuità artistica in 63 Days, forte di una direzione artistica che gioca in armonia con la trama, proponendosi come realistica, dai toni cupi e affascinante.
Trofeisticamente parlando: Platino da veri soldati
Un cacciatore di platini navigato sa che uno strategico in tempo reale non sia esattamente sinonimo di preda facile e 63 Days è un discreto osso duro. Chi vuole conquistare i 56 trofei di bronzi, i 4 di argento e quello d’oro per raggiungere il Platino dovrà infatti completare tutte le sei missioni, complete di sfide secondarie e oggetti da collezione. Una sfida che solo la caparbietà dei nostri eroi polacchi può portare a termine.