Con la recensione di Carrion esploriamo, nei panni di un terribile mostro, il mondo creato da Phobia Game Studio. Il team, supportato da Devolver Digital, ha finalmente portato quest’avventura anche su PlayStation, dopo il successo riscosso dallo scorso luglio a oggi. Scoprite con noi tutti i segreti di questa piccola perla.
Carrion my wayward son
Uno degli archetipi classici del genere horror è la presenza di uno o più eroi che tentano di sfuggire al male, che si manifesta in forme sempre diverse. Che siano morti viventi pronti a mangiarci il cervello, alieni oppure mostri in un tempio Sumero, l’idea generale è che ci sia qualche essere immondo da sconfiggere. Carrion ribalta questa prospettiva, mettendo i giocatori nei panni del male. Il protagonista dell’avventura è infatti una creatura indefinibile dall’origine sconosciuta, il cui scopo è cibarsi dei succulenti umani che l’hanno imprigionata e invadere il mondo.
Ovviamente i carcerieri, salvo qualche sfortunato scienziato, non stanno certo a guardare, tentando di eliminarci con ogni mezzo. Proiettili, droni e persino lanciafiamme sono gli strumenti che vengono utilizzati per ostacolare la nostra marcia verso la libertà. Tutto questo si traduce in un metroidvania molto particolare, in cui sezioni più action si mischiano ad altre che ricordano un puzzle game o un platform. La creatura infatti deve trovare il giusto percorso all’interno delle varie aree della base e infettare degli specifici nodi. Questo consente di contaminare le porte della struttura, accedendo così a nuove zone.
Mente e stomaco
Come vi abbiamo anticipato parlando della trama, Carrion è un ibrido molto particolare. I movimenti della creatura, che avvengono tramite tentacoli incredibilmente lunghi e flessibili, sono affidati alla levetta sinistra. Il mostro può anche afferrare oggetti ed esseri umani sfruttando le sue estensioni, liberandosi delle minacce oppure attivando leve e simili. Il tutto si traduce in una sorta di trascinamento all’interno di lunghi corridoi e stretti cunicoli, che compattano l’essere in maniera molto realistica.
Muoversi e afferrare non sono però le uniche abilità di cui il nostro Carrion è dotato. Tramite i tasti dorsali, proseguendo nella campagna, diventa possibile attivare una serie di poteri. Emettere un richiamo per individuare i nodi, scagliarsi contro le barriere per distruggerle e persino diventare invisibili per evitare laser di rilevazioni. Ogni abilità diventa parte integrante di un gameplay ricco e variegato. La decisione d’introdurre queste funzioni man mano che si prosegue con l’esplorazione ha anche un doppio vantaggio. Oltre ad aiutare il giocatore a padroneggiare i comandi, lo si spinge a esplorare aree già completate. L’aggiunta di nuovi poteri si traduce poi visivamente nell’aumento di dimensione e nella modifica della forma della creatura, che si evolve sotto i nostri occhi grazie a mutazioni genetiche.
C’è della biomassa nel mio bicchiere
Come vi abbiamo svelato, le mutazioni del nostro mostro portano a modificare la sua forma e i poteri di cui dispone. Alcune abilità sono però utilizzabili solo a certi stadi, come ad esempio l’invisibilità oppure l’attacco in carica. Phobia Game Studio, sfruttando questa limitazione, ha creato un altro elemento che rende Carrion un puzzle game decisamente cervellotico. In determinate aree è infatti possibile depositare biomassa, riducendo di fatto la dimensione della creatura e tornando allo stadio evolutivo precedente.
Così facendo è possibile accedere a zone altrimenti bloccate oppure superare ostacoli che normalmente ci ucciderebbero. Si tratta ovviamente di un elemento che aggiunge ulteriore profondità a un’avventura che impegna il giocatore per una decina di ore circa, contando anche l’eventuale caccia ai collezionabili. Il tempo però scorre veloce, perché tra un robot da distruggere e un gruppo di umani da spezzare a metà non ci si accorge nemmeno di essere giunti alla fine del viaggio. La forza di Carrion è proprio la spensieratezza con cui può essere affrontato, senza contare che in sessioni relativamente brevi è comunque possibile completare una o due sezioni. Il merito è anche dei checkpoint, molto ben distribuiti e in grado di rendere poco frustranti anche eventuali morti, salvo sporadici punti in cui la sconfitta obbliga a ripetere una decina di minuti di gioco. Peccato invece per l’assenza di una mappa, che avrebbe aiutato a orientarsi nella base. Niente di grave, comunque: basteranno poche ore per capire in fretta come muoversi.
Sangue e metallo
Uno degli aspetti più curati di Carrion è sicuramente la sua grafica in pixel art che, a differenza di altri titoli in cui questo elemento è abusato, restituisce una sensazione squisitamente retro. La creatura è di una bellezza disarmante, con animazioni incredibili e una capacità di adattarsi alla dimensione delle aree stupefacente. Altrettanto spettacolari sono gli effetti restituiti dalle fiamme, dagli spari e soprattutto dall’eliminazione degli umani. Il sangue scorre a fiotti, in un tripudio di gore con corpi mozzati a metà e pareti imbrattate di rosso.
A tutto questo dobbiamo unire una colonna sonora degna di nota, con tracce audio che rimangono sempre in sottofondo per lasciare spazio a urla, spari e versi mostruosi. La resa è incredibile, soprattutto se proverete a giocare Carrion sfruttando un paio di cuffie. Così facendo vi isolerete all’interno di una base silenziosa quando serve e rumorosa nei momenti in cui la tensione sale. Eccellente la fluidità, meno invece la rigiocabilità. Detto che la versione PlayStation include anche il DLC Greatest Time of the Year, difficilmente una volta completata l’avventura e trovati tutti i collezionabili troverete motivi per ripetere il viaggio, se non la voglia di uccidere qualche umano.
Trofeisticamente parlando: Monster Platinum
Come se non bastassero un gameplay eccellente e un comparto tecnico di prim’ordine, Carrion si porta dietro anche una lista trofei molto ricca e con un Platino relativamente facile. Tutto ciò che vi viene richiesto è infatti di completare la campagna e trovare i nove collezionabili. Considerato che potrete continuare a giocare ed esplorare ogni area anche dopo aver terminato il gioco, si tratta di un Platino quasi regalato.