Diablo IV – Recensione

Sviluppatore: Blizzard Entertainment Publisher: Blizzard Entertainment Piattaforma: PS5 (disponibile anche per PS4) Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1-2 (online: 2-4) PEGI: 18 Prezzo: 79,99 € Italiano: Audio + Sottotitoli

Abbiamo atteso parecchio, ma finalmente anche per noi di PlayStationBit è arrivato il momento di lanciarci nella recensione di Diablo IV. Il titolo di punta di Blizzard Entertainment, forse il più chiacchierato di questo 2023, è pronto a mostrarsi in tutta la sua immensità. Bentornati a Sanctuarium, avventurieri!

Il meglio di Sanctuarium

Fin dal suo annuncio nel lontano 2019, Diablo IV è stato in grado di catalizzare l’attenzione degli appassionati, desiderosi di scoprire come sarebbe proseguita la saga. Con l’apprezzatissimo Diablo III ormai alle spalle da qualche anno e uno sviluppo durato per quasi un lustro, le aspettative erano altissime. Questo anche a causa del controverso capitolo Immortal che ha diviso pubblico e critica, oltre ad aumentare la voglia di un vero Diablo su console.

Essendo la nostra una recensione successiva al lancio, tempistica necessaria per analizzare ogni dettaglio del gioco, molti di voi avranno già scoperto che le premesse sono state ampiamente rispettate. Diablo IV si è rivelato dall’inizio alla fine l’esperienza GdR definitiva, quella che sublima anni e anni di sforzi profusi da Blizzard per creare un prodotto che sia divertente, coinvolgente e appagante.

Anche noi di PlayStationBit, senza necessità di nasconderci dietro un dito (anche perché siamo certi che avrete sbirciato il giudizio finale prima di iniziare la lettura) siamo concordi nel dire che Diablo IV è senza dubbio uno dei migliori prodotti che vedremo quest’anno su PlayStation. Quello che cercheremo di mettere in chiaro è perché quest’affermazione sia così scontata eppure anche così sensata.

Partiremo come di consueto parlandovi brevemente della trama, cercando di evitare il più possibile spoiler. Ci addentreremo poi senza paura nel vivo della battaglia, per raccontarvi del combat system, delle classi e di tutte quelle peculiarità che hanno reso Diablo una serie di così grande successo.

Non abbiamo chiaramente la pretesa di scoprire l’acqua calda, ma piuttosto il desiderio di parlarvi a cuore aperto di un gioco che ci ha davvero fatto emozionare, sia da giocatori storici della serie che da amanti dei videogiochi in generale.

Il mio nome è Lilith

Chi avesse letto tutte le notizie rilasciate da Blizzard nel corso degli ultimi mesi probabilmente saprà già perfettamente cosa aspettarsi da Diablo IV, almeno a livello di storia. Nella remota ipotesi che abbiate vissuto per qualche anno in una caverna, vi sveliamo che l’antagonista principale del gioco è la cosiddetta madre di Sanctuarium, nonché figlia di Mephisto. Lilith, che è rapidamente diventata il volto più rappresentativo dell’opera, si pone fin da subito come uno dei cattivi più carismatici dei videogiochi.

Uno spettacolare filmato di apertura porta la Regina delle Succubi a camminare per Sanctuarium, reclutando seguaci per una guerra contro gli infedeli. La narrazione, interamente in italiano sia per testi che per doppiaggio, è serrata e ammaliante. I giocatori vengono da subito coinvolti in prima persona in un turbinio di eventi decisamente più grande di loro. Faranno la conoscenza di alcune figure di spicco legate in qualche modo alla religione, in un travolgente crescendo di emozioni.

Non ci dilunghiamo oltre, in quanto la lore di Diablo è talmente ricca che scoprirne ogni risvolto diventa parte integrante dell’esperienza. Il tutto è gestito in maniera meno velata di Dark Souls, ma parlando con i tanti NPC sarà possibile scoprire di più su Sanctuarium. Che sia un mendicante a bordo strada oppure un gran sacerdote, saranno in molti a volerci dare un parere, qualche informazione aggiuntiva o semplicemente lanciarci una battutina piccata.

L’ecosistema di Diablo IV risulta perfettamente bilanciato (per dirla in stile Thanos), mischiando in egual modo tutti quegli elementi che hanno resa celebre la serie. Non mancheranno nemmeno momenti sufficientemente oscuri e gore, enfatizzati dai già citati filmati realizzati con una grafica spacca mascella. L’abbondanza di rosso sangue un po’ dovunque non preoccupa: del resto siamo a Sanctuarium, non certo nel mondo di Barbie.

Il gameplay di Diablo IV

Arriviamo dunque alla parte principe di Diablo IV, ossia quali sono le sensazioni DualSense alla mano. Come è facile immaginare, il gioco è, con le dovute precisazioni, un more of the same di quanto visto nei precedenti capitoli. Pur suonando riduttiva, questa descrizione permette d’immaginarsi subito un titolo con visuale isometrica, in cui si useranno le skill del proprio eroe per abbattere ondate di nemici demoniaci.

Il tutto è strutturato in maniera relativamente semplice, con la levetta analogica deputata al movimento e gli altri tasti necessari per attivare tutte le abilità del nostro personaggio. Proprio parlando delle classi, è bene sapere che Diablo IV offre ai giocatori la bellezza di cinque archetipi iniziali tra cui scegliere. I tratti del barbaro sono l’elevata salute e una grande potenza di attacco. Il mago sfrutterà gli incantesimi per generare effetti elementali. Il negromante resusciterà legioni di non morti per combattere al suo posto. Il tagliagole sarà una versione più cruenta del classico ladro, agile e letale. Infine il druido potrà mutare in un animale, per combattimenti brutali conditi da magia.

L’equilibrio tra le proposte è stato studiato negli anni e permette a chiunque di trovare il suo personaggio ideale. Abbiamo testato a fondo il barbaro e l’incantatore, notando con piacere che l’approccio richiesto al giocatore è completamente diverso. Lanciarsi nella mischia o fiaccare gli avversari dalla distanza, si tratta di tattiche egualmente efficaci da adattare al proprio eroe.

In tutto questo, i mostri presenti a Sanctuarium non ci hanno reso la vita facile. Fin da subito sarà possibile selezionare i primi due livelli del mondo, ossia la difficoltà del gioco. Avventuriero è dedicato ai neofiti di Diablo, Veterano a chi invece ha già esperienza nella saga. Come di consueto è possibile anche tentare una sfida Hardcore, in cui la morte del personaggio sarà permanente e comporterà la perdita progressi e oggetti. Brutale, ma perfetto per chi ama mettersi alla prova. Completando la campagna si potrà inoltre alzare man mano l’asticella, per battaglie sempre più dure, come vuole la tradizione di Diablo.

Diavoli, ragni e altre storie

Parlando nello specifico di nemici, la varietà offerta da Diablo IV è più che buona. All’interno del “roster” di cattivi che tenteranno di ucciderci trovano spazio tutti i volti noti della serie. Dagli scheletri ai diavoli, passando per i ragni. Non sperate però di trovarvi davanti uno o due nemici alla volta, perché Diablo butta sullo schermo una quantità all’apparenza proibitiva di avversari da eliminare.

Si tratta per l’appunto solo di un’impressione, perché grazie alle skill è possibile spazzare via interi eserciti in pochi attimi. In tutto questo, esplorando a lungo Sanctuarium, è possibile notare una certa ridondanza nei mostri e soprattutto nei mini boss da affrontare. Niente però che possa davvero turbare, soprattutto perché il caos a schermo lascerà poco tempo per ragionare sulla questione. Discorso diverso va fatto per i boss della campagna, sempre in grado di metterci alla prova e davvero belli da vedere.

Per sopravvivere sarà fondamentale progettare al meglio la propria build, resettando più volte i punti assegnati. La gestione dell’albero delle abilità diventa quindi una pratica fondamentale di Diablo IV, che per l’occasione propone un ritorno (quasi) alle origini. Chi ha spolpato il secondo capitolo della serie si sentirà decisamente a casa, con le varie specializzazioni da scegliere. Togliere e mettere punti diventerà una routine da seguire in maniera scrupolosa, per ottenere il massimo dalla classe scelta. In questo, forse, qualche supporto al giocatore sarebbe stato utile, ma anche così risulta tutto sufficientemente lineare.

Altrettanto importante, ai fini di una vita agiata a Sanctuarium, risulta essere l’esplorazione del vasto mondo di gioco. Il continente di Estuar, diviso in cinque regioni, può infatti essere battuto interamente palmo a palmo fin da subito. Ovviamente sarà necessario fare attenzioni al livello dei mostri, pena andare incontro a morti atroci. La grandissima libertà di passare da steppe gelide a deserti assolati è comunque incredibilmente affascinante, con il rischio però di risultare a tratti disorientante. Fortunatamente basterà solo qualche ora per sentirsi come in una seconda casa.

L’endgame di Diablo IV

Se chiedete a un qualsiasi giocatore di Diablo quale sia la parte più importante del gioco, 99 su 100 vi risponderanno che si tratta di quella successiva al boss finale. Una volta conclusa la campagna si può infatti dire senza paura di essere smentiti che inizia un altro Diablo, una doppia faccia della stessa, scintillante medaglia.

La volontà di Blizzard è stata fin da subito quella di mettere in mano ai giocatori strumenti per aumentare gradualmente il livello di sfida e la potenza del proprio personaggio. Impresa centrata in pieno grazie a tante funzioni che possono essere sfruttate, dalle Spedizioni da Incubo, che modificano alcuni dungeon (nel bene e nel male), alla Marea Infernale.

Questa particolare serie di eventi consente di affrontare ondate di demoni, solitamente più aggressive e potenti del normale, per ottenere Braci aberranti. Sfruttandole sarà possibile aprire degli speciali forzieri sparsi nel mondo, per ottenere ricompense uniche. Proprio parlando di equipaggiamento, i più desiderosi di loot potranno sfruttare l’Albero dei Sussurri per aprire le succulente casse del caos. Queste ultime risultano utili anche per migliorare rapidamente il livello dei personaggi secondari, garantendo quindi la possibilità di cambiare rapidamente eroe.

La versatilità è alla base di Diablo IV, che infatti non disdegna di offrire anche delle sfide PvP per mostrare la propria forza e soprattutto scontri che coinvolgono fino a 12 giocatori. In queste battaglie bisognerà abbattere dei boss in un tempo limitato, permettendo di sbloccare pezzi di equipaggiamento speciali. Tutto questo è solo l’antipasto, in attesa delle future stagioni che, ne siamo certi, amplieranno ulteriormente il ventaglio di possibilità.

Nei secoli dei secoli

Giunti quasi alla fine del nostro viaggio a Sanctuarium, è doveroso parlare anche del comparto tecnico di Diablo IV che, manco a dirlo, risulta davvero eccellente. Il team di Blizzard ha già messo nero su bianco tutto ciò che ha fatto a livello di accessibilità. In questo senso, ci sentiamo di fare un plauso a uno studio che ancora una volta dimostra di avere un occhio di riguardo per tutte le tipologie di giocatori.

Uscendo dalla sfera delle opzioni, possiamo parlarvi di una grafica che ricalca per stile quella vista in Diablo III e per tonalità in Diablo II. Tante zone oscure, un’abbondanza di rosso e marrone, ma anche la presenza di aree più distese, soprattutto all’esterno. Eccellenti gli effetti delle skill, così come davvero incredibile è la fluidità del titolo. Anche nei momenti più concitati, sfruttando la potenza di PlayStation 5, non ci sarà pericolo di rallentamenti. Peccato per un utilizzo solo parziale del DualSense, che poteva a nostro avviso essere sfruttato meglio.

Altrettanto impeccabile la colonna sonora. Abbiamo già parlato del doppiaggio in italiano di tutti i dialoghi, scelta che non può che renderci felici. Anche per quanto riguarda le tracce audio sono evidenti le influenze del passato, mantenendo però un occhio di riguardo all’innovazione. Il giusto mix insomma, per far scendere la più classica delle lacrimuccie ai nostalgici senza dimenticare che si tratta del quarto capitolo della saga.

Chiudiamo la nostra analisi di Diablo IV parlandovi della longevità: per terminare al meglio la campagna saranno necessarie circa 20 ore, ampliabili a 30 se punterete a scoprire ogni segreto di Sanctuarium. Il ricco endgame ovviamente rende l’avventura pressoché infinita, tra sfide secondarie e rigiocabilità elevatissima. Se siete fan della saga, probabilmente non riuscirete a staccarvi dal gioco per molto, moltissimo tempo.

Il Platino di Diablo IV

Eccoci davanti a quella che potrebbe essere la nota dolente di Diablo IV, ossia il suo trofeo di Platino. Diciamo questo non perché le richieste siano complesse o difficili da interpretare, ma perché per arrivare a sbloccare la coppa blu ci vorrà parecchio tempo. Oltre a dover eliminare 666 nemici appartenenti a varie categorie, bisognerà completare anche richieste di miscellanea.

Usare le abilità dei personaggi sarà solo l’inizio: bisognerò completare le Spedizioni da Incubo, raccogliere 1000 Braci aberranti, uccidere un boss mondiale, abbattere cinque giocatori in PvP… E molto altro ancora, compreso arrivare a livello 50 con un personaggio Hardcore. Un Platino quindi non adatto né a chi può dedicare poco tempo al gioco né ai deboli di cuore. Se però ce la farete, sarete degni di Lilith.

VERDETTO

Dare meno dell'eccellenza a Diablo IV sarebbe quasi blasfemo. Sin dal suo annuncio, il titolo di Blizzard si era candidato come un capolavoro annunciato: fortunatamente non ha deluso le aspettative, offrendo agli appassionati un'esperienza GdR di grandissima qualità. Esplorare il continente Estuar è una pratica che crea dipendenza, così come modificare la build del proprio personaggio per trovare l'assetto perfetto. Se a questo aggiungiamo una campagna coinvolgente lunga più di 20 ore e un endgame già ricchissimo di contenuti, è facile capire come qualunque amante dei giochi di ruolo dovrebbe fare un viaggio a Sanctuarium. Fate vostro quanto prima Diablo IV, perché si tratta di uno dei migliori titoli sinora pubblicati su PlayStation, meritevole di entrare in qualsiasi collezione.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché insieme al collega e amico Gennaro è costretto a fare il factotum della città, tra mail da inviare e giochi improbabili da recensire (Joe Diner, sto guardando te). Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di impiegato amministrarivo e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.