Dull Grey – Recensione

Sviluppatore: Provodnik Games Publisher: Sometimes You Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS5) Genere: Visual Novel Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 4,99 € Italiano:

Con la recensione di Dull Grey entriamo nella visual novel di Provodnik Games. Arrivata su PlayStation con l’aiuto di Sometimes You, questa storia ci avrà appassionato?

Scelte di vita

L’incipt di Dull Grey è, proprio come il gioco stesso, abbastanza criptico. Il gioco racconta di una madre e di un figlio, del libero arbitrio e della ricerca della felicità tra montagne nebbiose e tubazioni grigie.

Tutto e niente quindi, soprattutto perché fin dalle prime battute di andrà a impattare contro uno stile estremamente minimalista. Le ambientazioni sono realizzate interamente in bianco e nero, con piccoli elementi di spicco come case e veicoli. Chi ha apprezzato lo stile di giochi come Ovivo si sentirà decisamente a casa.

Il racconto narra del viaggio di un giovane, accompagnato dalla madre, che è pronto a iniziare il suo primo lavoro. La scelta però si limita a due professioni: lampionaio e segnapunti. Parlando di questa scelta con famigliari ed estranei si arriverà però all’evoluzione della storia con diramazioni imprevedibili.

Un ragazzo e i suoi lampioni

L’ambientazione di Dull Grey è decisamente interessante. La possibilità di eseguire due lavori è legata infatti alla presenza nell’area di un misterioso regime totalitario.

Nonostante queste premesse interessanti, la storia di Kiryusha è talmente veloce da essere persino frustrante. L’intero romanzo dura infatti circa quindici minuti, tempo appena sufficiente a far digerire al giocatore la mole di personaggi con cui si dialoga.

Gli accenni alla trama secondaria sono minimi, tanto che sarebbe possibile cambiarne tutti gli elementi prima indicati senza cambire di una virgola la storia. Tane idee per Provodnik Games, molte delle quali però solo abbozzate: un crimine che una visual novel non può permettersi.

Me li vedo tutti

A peggiorare ulteriormente la situazione di Dull Grey ci pensa la sua stessa descrizione. Il team ha infatti dichiarato che il gioco è ispirato al mondo dei fratelli Strugackij, alle opere di Dostoevskij e ai film di Tarkovskij.

Per fare simili paragoni è indispensabile avere una trama di quelle importanti a sostegno, cosa che il titolo sfortunatamente non ha. L’idea di fondo, con la possibilità di scegiere solo due risposte per ogni domanda, è molto intrigante. Altrettanto coinvolgente la decisione di far rispondere sempre la madre del ragazzo, che può portare a pensare a una sorta di sottomissione oppure un complesso di Edipo irrisolto.

Si tratta, come detto, di concetti estremamente interessanti, impossibili da approfondire però nella breve durata del gioco. Anche i finali multipli, visionabili investendo una manciata aggiuntiva di minuti, non introducono elementi più chiari per comprendere la trama.

Lavoratore e parassita

A livello tecnico, Dull Grey è stato realizzato con grande cura, tanto da ottenere il premio come gioco più innovativo della Games Cup 2019
e quello per “Miglior utilizzo multimediale” ai Premi XYZZY Awards 2019.

L’idea è stata quella di proporre un mondo minimalista con immagini in bianco e nero, in cui spiccano solo alcuni elementi sui fondali principalmente bianchi. Stesso stile, ridotto al minimo, viene usato per i dialoghi tra i personaggi.

I protagonisti peraltro non vengono praticamente mai mostrati. Questo consente al giocatore di immedesimarsi, per quanto possibile, nella storia di Kiryusha. Interessante anche la colonna sonora che accompagna il viaggio del giovane, mentre gli efetti speciali sono ridotti all’osso e rimangono marginali. Da sottolineare invece l’assenza della lingua italiana. Se vorrete scoprire tutto di Dull Grey, potrete farlo solo in inglese (o eventualmente in spagnolo).

Trofeisticamente parlando: chiuso per ferie

L’unico vero motivo per cui la maggior parte degli utenti ha acquistato oppure acquisterà Dull Grey è la sua lista trofei. Sedici coppe totali, ottenibili in una manciata di minuti e senza che sia richiesta alcun tipo di abilità. Un vero e proprio paradiso per i cacciatori.

VERDETTO

Il più grande crimine di Dull Grey è la longevità striminzita, che non permette ai ragazzi di Provodnik Games di sviluppare al meglio una trama piena di spunti interessanti. Se si fosse trattato di un puzzle game oppure di gioco d'azione, avremmo potuto soprassedere. Sfortunatamente invece quella analizzata è una visual novel, in cui la storia è tutto. Arrivare alla conclusione dopo pochi dialoghi è quasi frustrante, così come non riuscire ad avere risposte dal gioco. I cacciatori di trofei banchetteranno su un Platino semplicissimo e rapidissimo, gli appassionati di visual novel invece guardino altrove.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.