Goat Simulator 3 – Recensione

Sviluppatore: Coffee Stain North Publisher: Coffee Stain Publishing Piattaforma: PS5 (disponibile anche per PS4) Genere: Sandbox Giocatori: 1-4 (online: 2-4) PEGI: 12 Prezzo: 29,99 € Italiano:

É il momento di tornare a prendere a cornate un po’ di esseri umani con la recensione di Goat Simulator 3. Il titolo di Coffee Stain sbarca su PlayStation, dopo un primo capitolo che ha fatto breccia nel cuore dei giocatori e un secondo che… Beh il secondo episodio non esiste, ma di questo parleremo a breve. Lucidate gli zoccoli e fate un salto con noi a San Angora.

Un mondo che cambia

L’uscita di PlayStation 5 e, più in generale, della chiacchierata next-gen ha portato molti esperti del settore e appassionati a cambiare il focus di analisi. I giochi non vengono più valutati sulla base del divertimento che offrono, ma sulla qualità di realizzazione. Emblematico in questo senso il caso di Gotham Knights, ma ce ne sarebbero milioni da citare. In questo mondo che cerca fluidità e perfezione si colloca Goat Simulator 3, un titolo che non nasconde la volontà di far divertire proprio con le sue imperfezioni. Un protagonista folle, una fisica strampalata e una quantità industriale di citazioni sono gli elementi che contraddistinguono il gioco di Coffee Stain.

Questi, a voler essere precisi, erano anche gli ingredienti del primo Goat Simulator, divenuto un cult soprattutto grazie ai numerosi video creati da vari YouTuber e simili. Proprio per sottolineare la natura delirante del progetto, i ragazzi di Coffee Stain hanno deciso di saltare il secondo capitolo, arrivando al terzo. L’inizio della nostra belante avventura è anch’essa una presa in giro, che coinvolge un grande classico. Non appena aperti gli occhi ci si trova su un famoso carretto, quello di Skyrim, con un contadino pronto a introdurci alla nostra vita. Goat Simulator 3 è fin da subito costellato d’innumerevoli citazioni, che strappano più di un sorriso.

Una volta terminata l’introduzione si accede alla magione della nostra capra, un enorme castello. Qui è possibile sbloccare una serie di funzioni, a patto però di acquisire abbastanza esperienza. Il gioco si rivela sufficientemente chiaro nell’illustrare all’utente i compiti da portare a termine, seppur lasciando fin da subito la libertà di esplorare. Goat Simulator 3 è infatti prima di tutto un folle sandbox in cui dare fondo alla propria voglia di caos.

In carne e zoccoli

Se avete già affrontato il primo Goat Simulator, sapete cosa aspettarvi anche da questo nuovo capitolo. I giocatori vestono come detto i panni di una capra, con la principale richiesta di girovagare per la città completando una serie di missioni. Fin da subito, la fisica surreale creata dai ragazzi di Coffee Stain si fa sentire. Le movenze della capra sono quanto di meno ordinario ci sia al mondo, senza contare la possibilità di attivare al bisogno un effetto rag-doll.

Abbiamo particolarmente apprezzato questa scelta, che rende i comandi di facile gestione anche su console. Oltre al movimento, la nostra capra può saltare, scattare e utilizzare la sua lingua appiccicosa per spostare vari oggetti. Inoltre l’animale può essere cavalcato da suoi simili o da esseri umani, per creare effetti davvero esilaranti. Tutto comunque è volto a completare una serie di richieste che forniscono punti esperienza. Che si tratti di scivolare su un cavo, superare un dungeon oppure eseguire acrobazie in aria, non importa. Quello che conta è lasciarsi trascinare dalla verve straripante di Goat Simulator 3.

Per rendere tutto ancora più caotico, poi, i ragazzi di Coffee Stain hanno introdotto una modalità cooperativa. Fino a un massimo di quattro giocatori possono scatenare il caos, portando la lucida follia del gioco su ben altri livelli. In conseguenza di questo, non stupisce la presenza di un menu di personalizzazione per rendere la propria capra unica con colorazioni e gadget. La presenza di tantissimi oggetti è sicuramente un plus che terrà molti giocatori incollati allo schermo per ore.

Citazioni e non solo

Nonostante le dinamiche di gioco basilari, Goat Simulator 3 possiede un’entropia incredibile. Il mondo di gioco è pieno di elementi con cui interagire e cose da fare. Statue da trovare, oggetti nascosti e persino una serie di citazioni piccole e grandi a numerosi videogiochi. Che si tratti di sganciare una bomba nucleare sulla città oppure completare un dungeon in pixel art in stile Wolfenstein, Goat Simulator saprà sempre come stimolare la mente dei giocatori.

Il classico detto “il troppo stroppia” però è dietro l’angolo. Molti di coloro che si avvicinano per la prima volta al titolo potrebbero rimanere spiazzati dalla sua poliedricità e dai tantissimi elementi che propone, perdendosi in una mappa fortunatamente non vastissima. L’area sandbox in cui la nostra capra si muove, belando e incornando, è comunque più vasta di quella del predecessore (ben diciotto volte, stando a quanto dichiarato dal team). Lo spazio è stato comunque ben sfruttato, inserendo come detto tanto materiale.

Nonostante questo, Goat Simulator 3 rimane un gioco palesemente votato, passateci il termine, al “cazzeggio”, un prodotto che molto spesso sembra aver inserito elementi per attirare streamer e creatori di contenuti. Siamo certi che sul web non mancheranno video folli in cui si farà fare alla capra qualsiasi cosa, sacrificando però in parte l’anima. Chi è alla ricerca di profondità, difficilmente ne troverà, tra momenti rag-doll, vecchie che ci prendono a cannonate e drift sui cavi elettrici.

Tutto come una volta

Abbiamo aperto la nostra recensione parlando della morbosa ricerca della perfezione tecnica in alcuni prodotti di nuova generazione. Goat Simulator 3 non si preoccupa delle diatribe sui 60fps o sui cali di frame rate, proponendo al giocatore una grafica volutamente compassata e una realizzazione tecnica all’apparenza lacunosa. Si tratta appunto solo di un’illusione, perché i ragazzi di Coffee Stain hanno riposto grande cura negli elementi che compongono il gioco.

Ogni zona della mappa è infatti curata nei minimi dettagli, con tantissimi elementi con cui interagire. Vi basti pensare che, tra le altre cose, sarà possibile addirittura sganciare una bomba nucleare sulla città (ma non vi sveliamo come). Questa causerà danni permanenti e permetterà di sbloccare gadget iconici che fanno anch’essi da citazione a un famoso Tripla A (ma non vi sveliamo quale). Purtroppo non mancano momenti che risultano, questa volta non volutamente, meno fluidi, soprattutto giocando in multiplayer. Niente di cui preoccuparsi comunque, vista anche la natura sandbox del gioco e l’assenza di reali pericoli.

Più che buona la colonna sonora, arricchita dagli immancabili belati delle nostre capre, da tanti effetti sonori folli e comici e da un buon doppiaggio in inglese. Ci saremmo aspettati una localizzazione completa in italiano, ma anche così si riesce senza troppa fatica a non perdersi nessun elemento della leggerissima trama. Ottima infine la longevità: la campagna dura solo cinque ore, ma potenzialmente è possibile spendere mesi divertendosi a San Angora.

Trofeisticamente parlando: sono il factotum della città

Per riuscire a portare a casa il Platino di Goat Simulator 3 sarà necessario impegnarsi a fondo. Oltre a dover trovare tutte le statue sparse per la mappa, bisognerà portare a termine una serie di compiti di miscellanea. Trovare delle scarpe per bigfoot, correre nudi in un campo e persino leccare una banana sono solo alcune delle folli richieste ideate dai ragazzi di Coffee Stain. Certo, si ottiene un trofeo anche per aver guardato tutta l’introduzione, ma questo del resto è lo spirito del gioco.

VERDETTO

Goat Simulator 3 è la naturale evoluzione del primo capitolo. Coffee Stain North ha creato una piccola perla sandbox, in cui i giocatori possono davvero divertirsi senza pensare alle conseguenze delle loro azioni. L'inserimento di tantissime citazioni rende ogni istante di gioco un vero divertimento, mentre la presenza di una quantità industriale di cose da fare rende difficile annoiarsi. In barba a chi cerca i 60fps e la risoluzione a 4k, Goat Simulator 3 è un titolo che consigliamo a chiunque voglia passare delle ore spensierate tra capre, contadini e follie. L'aggiunta del multiplayer poi è la ciliegina sulla torta che vi permetterà di animare anche le serate tra amici. Prendete un aereo e volate fino a San Angora, non ve ne pentirete.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.