God of Rock – Recensione

Sviluppatore: Modus Games Publisher: Modus Games Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS5) Genere: Picchiaduro Giocatori: 1-2 PEGI: 12 Prezzo: 29,99 € Italiano: Sottotitoli

Negli anni, gli sviluppatori che si sono divertiti a fondere tra di loro diversi generi di videogiochi non sono stati assolutamente pochi. Titoli che da action hack ‘n’ slash diventavano tower defense, RPG che si trasformavano in sparatutto in terza persona e tanti altri, per esempio. L’esempio più recente di unione di generi è sicuramente l’ottimo Cult of the Lamb, per citarne almeno uno. God of Rock, di cui ci occuperemo in questa recensione, rientra nella stessa categoria. Questo atipico picchiaduro, sviluppato da Modus Games, fonde due generi che possono sembrare più simili di quanto si pensi. Rhythm e fighting game si uniscono con uno stile unico, capace di spaziare dal soave suono della musica rock a quello delle botte da orbi che i protagonisti del gioco si daranno durante le vostre sessioni. Purtroppo, per quanto questo mix possa sembrare interessante, non tutto è andato per il verso giusto.

Gimme fuel, gimme fire!

Il Dio del Rock, divinità fittizia amante della musica di buona qualità e delle sonore mazzate sul grugno, ha ridestato diversi musicisti e musiciste dal loro riposo per farli sfidare a suon di pugni e note in uno strano torneo. Superato l’incipit, il titolo metterà il giocatore davanti alla scelta di un combattente e alla possibilità di viverne la storia nella semplice e linearissima modalità arcade.

Selezionando la sopracitata modalità, il giocatore si ritroverà davanti alla scelta di uno tra i dodici personaggi giocabili, uno più bizzarro dell’altro e con la sua personalissima storia. Ognuno di essi, durante il torneo, si scontrerà con gli altri lottatori/musicisti, fino a raggiungere la fine della propria storia, che verrà presentata con una cutscene fumettosa e molto colorata. Prima di ogni battaglia ci sarà una piccola scenetta di introduzione ai personaggi animata malissimo e totalmente fuori contesto, come se nessuno di loro si conoscesse del tutto. Totalmente inesistente, quindi, una sorta di filo conduttore alla Tekken, per esempio, che rendeva coinvolgente anche la più piccola interazione tra due lottatori, magari amici o rivali. Importante sottolineare che la colonna sonora non sarà composta da classici della musica rock, ma da tracce originali e composte ad hoc per il titolo.

Pugni a ritmo di musica

Ciò che dovrebbe rendere divertente il gameplay di un picchiaduro, che sia esso puro o fuso con altri generi, è sicuramente la parte giocata. Feedback dei comandi, mosse speciali, combo varie e simili, sono indubbiamente la parte fondamentale di un titolo simile. Non in God of Rock.

Il titolo, infatti, presentando una struttura ritmica, perde quello che è il fascino di sentire, e vedere, uno strabiliante pugno direttamente sul muso del proprio avversario. Basato su una struttura alla Guitar Hero, il giocatore, durante ogni singolo match, sarà sempre impegnato a guardare la parte bassa dello schermo e nient’altro, per non sbagliare le combinazioni di tasti richieste. Queste ultime, permetteranno al combattente di attaccare e difendersi, quindi sbagliare sarà in un certo modo fatale per il giocatore. Aggiungendo a questa meccanica la difficoltà in crescendo, con combinazioni sempre più rapide, sarà veramente difficile seguire il combattimento e divertirsi realmente.

Alla meccanica della pressione dei tasti a ritmo di musica va aggiunto uno strano sistema di mosse speciali e potenziamenti che serviranno a fare più danni e interrompere le mosse avversarie. Queste specialità però, dovranno essere effettuate con una combinazione di levetta sinistra e grilletti, il tutto mentre si continuerà a premere i tasti di azione seguendo la stringa musicale, con possibilità di perdere delle note e subire penalità. Insomma, un sistema che risulta difficile da padroneggiare e giocare su console, causando più stress che divertimento.

Un lavoro da esperti di musica

Una delle parti più interessanti del titolo, tra le pochissime disponibili, è quella in cui si potrà creare uno stage personalizzato e caricarlo in rete. Questa caratteristica, infatti, permetterà al videogiocatore di creare un vero e proprio livello per sfidare estranei online e amici.

Fatta la scelta dell’arena nella quale combattere e la musica che accompagnerà lo scontro, sarà quindi possibile scegliere l’intera sequenza di tasti che compariranno a schermo durante la battaglia. Ancora, sarà possibile aumentare e diminuire i bpm, il numero di stringhe, la composizione di tasti e la latenza tra essi, nonché la latenza del suono percepito all’orecchio e la comparsa su schermo. Insomma, un vero e proprio mixer messo a disposizione del giocatore per dimostrare la sua bravura e testare l’esperienza dei videogiocatori online.

Ultima modalità, quella online, che purtroppo non abbiamo avuto modo di poter provare, data la stesura di questa recensione nei giorni antecedenti all’uscita di God of Rock, che presentava ancora i server chiusi. Speriamo, dunque, che il titolo possa essere popolato e goduto al meglio dai suoi videogiocatori.

Dio del Rock e del Platino

La lista dei trofei di God of Rock si presenta pressoché identica a quella di un qualsiasi altro picchiaduro. Non ci saranno trofei relativi alla storia da sbloccare, ma piuttosto legati ad abilità e scontri. Riuscire in una combo da duecento colpi, vincere più di cento lotte online e giocare più di cinquanta partite veloci in rete, sono sicuramente i trofei più lunghi e complessi di cui avere considerazione. Ma ancora, il cacciatore provetto dovrà avere a che fare con abilità specifiche da attivare in situazioni particolari, utilizzare ogni personaggio e alcune sue caratteristiche, creare e combattere in una beatmap personalizzata. Probabilmente il percorso di acquisizione del trofeo di Platino sarà abbastanza lungo, ma alla fine potrete sfoggiare un’interessante coppa nella vostra bacheca. DING!

VERDETTO

Rhythm game e picchiaduro sono due generi che possono ampiamente coesistere, a patto che la struttura ludica e tecnica sia rispettata. God of Rock è l'esempio di ciò che potrebbe avvenire se non si ha reale cura delle caratteristiche di un titolo: un comparto offline scarno, poca cura dei personaggi e la noia che va via via crescendo, proprio come la difficoltà del titolo e delle sue assurde combinazioni di tasti. Importante per gli appassionati di mixaggio, però, la possibilità di personalizzare uno stage in tutto e per tutto.

Guida ai Voti

Raffaele Verde
Anche se i videogiochi sono la sua passione, fin dalla tenera età, continua, ancora oggi a cercare di capirci qualcosa, ovviamente senza riuscirci.