Gravitar: Recharged – Recensione

Sviluppatore: Adamvision Studios Publisher: Sneakbox Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS5) Genere: Arcade Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 8,99 € Italiano:

Grazie alla recensione di Gravitar: Recharged siamo tornati ai tempi dell’Atari, quando per divertirsi non erano necessarie trame complesse e una grafica spacca mascella. I ragazzi di Sneakbox e Adamvision Studios ci portano nello spazio profondo.

Questione di gravità

Quando venne pubblicato su Atari 2600, nel lontano 1982, l’aspetto di Gravitar era molto diverso rispetto a quello della versione oggetto della nostra analisi. Il titolo è infatti un arcade con grafica vettore e un gameplay simile a Asteroids e Space Duel, che i più nostalgici ricorderanno scorrere sulle proprie televisioni a tubo catodico.

Il gioco, a suo tempo, divenne rapidamente noto per la sua difficoltà, ma non per questo scoraggiò gli appassionati di avventure spaziali. In breve, infatti, il titolo è diventato una vera e propria pietra miliare del genere, tanto da meritarsi la versione rimasterizzata che abbiamo analizzato per voi. Gravitar: Recharged propone infatti una grafica modernizzata, che abbandona i fondali neri con linee verdi, riprendendo però la trama e le tematiche originali.

I giocatori controllano una piccola astronave, che deve muoversi in un sistema solare fittizio (e in scala ridotta) con varie zone da esplorare. Non esiste nessuna storia ad accompagnare le peripezie della navetta, tanto che una volta avviata la campagna in singolo ci si trova subito catapultati nello spazio.

È tutto nel manuale d’istruzioni

Se vi aspettate un tutorial, rimarrete delusi. Gravitar: Recharged non offre nessun tipo di spiegazione sui comandi, se non uno spaccato del controller dal menu di pausa. Qualche indizio viene fornito a schermo, ma come detto non aspettatevi di essere guidati passo passo: sarete infatti lanciati senza troppi preamboli nello spazio. Fortunatamente la gestione della nave è abbastanza intuitiva, e bastano pochi minuti per prendere confidenza.

L’intero gioco è basato sulla gravità: tutto si muove in orbite, compresa la nostra astronave. Utilizzando i propulsori è possibile muoversi sganciandosi dalla rotazione, ricordando però che la riserva di carburante è limitata. In caso di esaurimento, ci si schianterà infatti al suolo, non potendo più resistere all’attrazione del terreno o del sole posto al centro di quello che di fatto è il mondo di gioco.

Il veicolo è anche dotato di un’arma, con cui difendersi dalle minacce spaziali, e di una barriera, che la protegge dai danni. La protezione si ricarica con il tempo ma non difenderà da due attacchi o urti consecutivi, causando l’immediata distruzione della nave e la conseguente perdita di una delle tre vite disponibili.

Un piccolo passo per l’uomo

Come è facile intuire, dietro comandi apparentemente semplici si cela un gioco incredibilmente punitivo. Lo scopo di Gravitar: Recharged è quello di esplorare pianeti, navi e asteroidi, completando su ognuno specifiche missioni.

Le sfide sono variegate: distruggere un nucleo, rubare dei documenti o semplicemente abbattere tutti i nemici presenti. A rendere tutto complicato ci pensa la fisica del gioco, che necessita di qualche ora per essere metabolizzata. La costante deriva della nave e la necessità di dosare al meglio i propulsori rendono i passaggi nei cunicoli più ristretti impresa degna di Luke Skywalker.

Nonostante questo, Gravitar: Recharged si rivela immediato e incredibilmente divertente, una vera e propria droga per gli appassionati di arcade. Le numerose (e spesso rapide) sconfitte invogliano a giocare una partita dietro l’altra, cercando di migliorare il proprio punteggio.

Aiuti digitali

Come abbiamo detto nella nostra introduzione, Gravitar era noto per essere un gioco incredibilmente punitivo. Non stupisce quindi Adamvision Studios abbia deciso, come già fatto in Black Widow: Recharged d’inserire dei facilitatori. Avviando la partita è possibile scegliere alcuni bonus/malus, modificando di conseguenza il moltiplicatore di punteggio.

Si tratta di una scelta decisamente azzeccata per rendere il gioco più user friendly e non scoraggiare i neofiti degli arcade. Anche così, comunque, preparatevi a partite più fortunate e altre invece bagnate nella sfortuna, anche a causa della rigidità del gioco nel punire le manovre sbagliate. Proprio per questo, la longevità è praticamente infinita: chi si farà rapire dall’esplorazione spaziale potrebbe spendere una quantità infinita di ore a orbitare nel cosmo.

Encomiabile anche il lavoro fatto a livello tecnico. Gravitar: Recharged vanta una grafica incredibilmente moderna e azzeccata, con spiccato utilizzo del nero e di colori neon per identificare nave e nemici. Molti sviluppatori che abusano costantemente della pixel art potrebbero sicuramente fare tesoro di quanto proposto da Adamvision Studios. Altrettanto di qualità la colonna sonora, che immerge in un’atmosfera spaziale vecchia scuola e regala effetti sonori altrettanto validi.

Trofeisticamente parlando: nello spazio, nessuno può sentirti Platinare

Ottenere tutti i trofei presenti nell’elenco di Gravitar: Recharged non è un’impresa impossibile, ma nemmeno una sfida semplice. Oltre a una serie di coppe legate alle partite giocate, che comprendono distruggere un certo numero di nemici, raggiungere un dato punteggio e terminare le missioni in singolo, ci sono anche sfide di miscellanea. Alcune saranno relativamente toste, come ad esempio terminare il primo mondo senza perdere neanche una vita. I cacciatori più tenaci e costanti, però, riusciranno a sbloccare uno scintillante Platino senza diventare esageratamente matti.

VERDETTO

Dopo aver proposto agli appassionati di arcade Black Widow: Recharged, il team di Adamvision Studios riporta in vita un altro grande classico targato Atari. Gravitar: Recharged è un titolo che, nella sua semplicità, ha davvero tanto da offrire. Lo spazio è incredibilmente da esplorare, complici partite rapide e frenetiche in cui la morte non sarà causa di frustrazione ma piuttosto desiderio di migliorarsi. Chi preferisce invece obiettivi chiari può affrontare le missioni, aggiunte per l'occasione, sfruttando magari le agevolazioni introdotte per rendere il gioco meno duro. La grafica azzeccatissima e un comparto tecnico all'altezza completano il quadro di un titolo che ci sentiamo di consigliare tanto ai nostalgici che vogliono rivivere le gioie del caro, vecchio Atari quanto a chi cerca un'esperienza arcade fresca e divertente.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.