Hitchhiker: Un Gioco Mistery – Recensione

Sviluppatore: Mad About Pandas Publisher: Versus Evil Piattaforma: PS4 Genere: Punta e Clicca Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 19,99 € Italiano:

Il poliedrico studio Mad About Pandas trasforma i giocatori in autostoppisti smemorati nel curioso Hitchhiker: Un Gioco Mistery. Il videogioco promette di offrire un intenso viaggio introspettivo. Abbiamo alzato il pollice e possiamo ora presentarvi la recensione di Hitchhiker: Un Gioco Mistery.

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Serve un passaggio?

La trama alla base di Hitchhiker è decisamente particolare, come lo è il gameplay. Nei panni di un autostoppista smemorato, che verrà soccorso dal ciglio di una strada in evidente stato confusionale, dovremo infatti sfruttare i dialoghi con una serie di autisti per recuperare la memoria.

L’intero titolo è strutturato come un’avventura punta e clicca in cui si passa per cinque diverse automobili, interagendo con altrettanti piloti dalla personalità e dallo stile unico. Con il passare del tempo questi comprimari forniscono una serie di tasselli utili per ricostruire i ricordi del protagonista, scoprendo gli eventi che l’hanno coinvolto prima dell’inizio del gioco. Il percorso si trasforma in un viaggio a metà tra il surreale e l’onirico, composto da riflessioni esistenziali mischiate spesso con elementi magici o astratti.

All’atto pratico, comunque, Hitchhiker si presenta come il più classico dei punta e clicca. Tante interazioni ambientali, qualche enigma da risolvere e numerosi dialoghi a scelta multipla. Questi elementi si manifesteranno macinando chilometri a bordo dei veicoli, circondati da panorami mai banali e con una buona quantità di dettagli.

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Botta e risposta

Chi non riesce a fare a meno dell’azione difficilmente troverà soddisfazione con Hitchhiker. Qui, il massimo del movimento che è possibile fare è legato alla rotazione della telecamera di 180 gradi circa per osservare l’interno di cinque abitacoli in cui si ritrova il protagonista dal nome misterioso. Il videogioco di Mad About Pandas infatti si svolge interamente a bordo di veicoli, accompagnando i giocatori nel rapporto con cinque figure che rappresentano gli stati d’animo del viaggiatore smemorato e che approfondiscono anche in maniera psicologica lo stato emotivo in cui si vivono determinate situazioni.

Nel pieno rispetto di questa premessa, Hitchhiker non offre grande dinamicità, con una storia lenta e intrisa di momenti morti. Spesso il giocatore si trova a leggere passivamente una serie di dialoghi, fortunatamente sottotitolati in italiano, che fanno da approfondimento alla trama. Questi non consentono alcun tipo d’interazione se non la possibilità di scegliere tra due opzioni di dialogo. Sfortunatamente queste scelte non intaccano in alcun modo la trama, se non riducendo in parte la lunghezza di alcuni scambi di battute, togliendo anche quasi del tutto l’utilità di un secondo playthrough.

Patente e libretto, prego

Nonostante una generale lentezza e la scelta volontaria di offrire un’esperienza volutamente calma e riflessiva, Hitchhiker è un titolo realizzato con cura e dedizione. Ognuno dei cinque autisti ha infatti una personalità ben definita e, senza cadere in spoiler che rovinerebbero l’avventura, fornisce tasselli importanti per riordinare i ricordi del protagonista. Altrettanto d’impatto, per quanto surreali, sono alcune scene d’intermezzo che raccontano storie ai limiti dell’assurdo ispirate probabilmente ai racconti di Lewis Carrol, l’autore di Alice nel Paese delle Meraviglie. Queste forniscono uno spaccato di alcune problematiche che affliggono la società moderna, con dettagli spesso in grado di aprire la mente.

Hitchhiker è infatti prima di tutto una storia e solo successivamente un videogioco. Si tratta di un prodotto volutamente profondo che punta a veicolare un messaggio. Lo fa rinunciando magari ad alcuni degli elementi tipici proprio dei giochi e concentrandosi sulla narrazione, come dimostra anche la quantità risicata di enigmi ambientali e la semplicità nel risolvere quelli presenti.

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Ti ricordi quel campo di grano?

A livello tecnico Hitchhiker non brilla purtroppo per qualità. La volontà di Mad About Pandas era quella di creare ambienti molto semplici e ricchi di tinte pastello, per permettere al videogiocatore di concentrarsi al meglio sulla storia senza distrarlo. Missione, questa, riuscita solo in parte.

La grafica risulta lineare e pulita, nonostante numerosi (e spesso fastidiosi) effetti pop-up sia negli scenari più semplici che in quelli più complessi. Il comparto audio si limita a fare da pacato accompagnatore, sottolineando solo di tanto in tanto alcune scene oppure alcuni eventi. Molto buono, per quanto sia solo in inglese, il doppiaggio, mentre le animazioni risultano spesso legnose. Davvero eccellenti invece le scene d’intermezzo, ricche di disegni statici realizzati a mano. Un vero valore aggiunto su cui forse il team avrebbe dovuto puntare maggiormente. Praticamente inesistente la rigiocabilità, a meno di non voler scoprire piccoli risvolti legati alle opzioni multiple, che non influenzeranno però in alcun modo la trama.

Trofeisticamente parlando: dormire in macchina

Nel pieno rispetto di un videogioco in cui la difficoltà di completamento rasenta lo zero, anche la lista trofei di Hitchhiker: Un Gioco Mistery offre sfide che potranno essere completate da qualsiasi giocatore. La vera sorpresa è rappresentata dalla presenza di un trofeo di Platino. Questo è ottenibile in una manciata di ore semplicemente portando a termine la storia dell’autostoppista smemorato.

VERDETTO

La prima domanda da farsi affrontando i viaggi sul sedile passeggero di Hitchhiker: Un Gioco Mistery è se il titolo di Mad About Pandas sia un gioco adatto al proprio stile. Se non riuscite a vivere senza un po' di azione, difficilmente riuscirete a farvi rapire dalla narrazione statica e a tratti eccessivamente lenta di questo simulatore di autostop. Se invece saprete guardare oltre la crosta di un videogioco semplice e forse a tratti perfino soporifero, scoprirete un'anima luminosa, costellata di messaggi da veicolare e perfetta per chi mette la trama sopra ogni cosa. Perfino i piccoli problemi strutturali e l'assenza di elementi che rendano utile rigiocare le cinque corse scompaiono di fianco alla morale di Hitchhiker, vero motivo per cui stringere la cintura e cercare di rimettere insieme i cocci della memoria del protagonista.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.