Lumote the Mastermote Chronicles – Recensione

Sviluppatore: Luminawesome Studios Publisher: Wired Productions Piattaforma: PS4 Genere: Indie Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 19,99 € Italiano:

Meduse colorate e tanti puzzle nella recensione di Lumote the Mastermote Chronicles. I ragazzi di Luminawesome Games, a distanza di due anni dal lancio del gioco su Steam, portano anche su PlayStation questa curiosa creatura bioluminescente. Pronti ad avventurarvi in un magico mondo sotterraneo per diventare i Mastermote?

Le grandi profondità

Le premesse di Lumote the Mastermote Chronicles sono molto semplici ma perfettamente adatte al gameplay proposto. In un mondo sotterraneo si contrappongono infatti due forze, identificate in due colori diversi. Il blu rappresenta il protagonista, Lumote, desideroso di purificare le Grandi Profondità. Il rosso è invece il colore distintivo del Mastermote, che detiene al momento il controllo degli abissi.

Nei panni di Lumote ci si avventura quindi sempre più giù nei meandri della terra, sfruttando le abilità dell’eroe per risolvere una serie di puzzle ambientali e prendere via via il controllo del territorio circostante. La particolarità che si può notare fin da subito in Lumote è la possibilità di vedere i piani sottostanti, dominati ovviamente dal rosso. Questo fornisce al giocatore, man mano che si prosegue con l’avventura, un grande senso di progressione, oltre che di soddisfazione nel vedere l’ambiente evolversi attorno a sé.

A dispetto delle premesse, comunque, non aspettatevi una trama che si delinea nel vero senso della parola. In Lumote non esistono dialoghi o didascalie, se non quelle che fanno da tutorial. In quanto essere ameboide, il nostro protagonista non è nemmeno dotato di parola. Di tanto in tanto si limiterà a emettere qualche (fastidioso) gemito e poco altro. Fortunatamente il gioco non ha bisogno di una narrazione fluida per metterci di fronte a una serie di sfide di difficoltà crescente.

Dal rosso al blu

Lumote the Mastermote Chronicles è un puzzle platformer in tre dimensioni, in cui si muove il protagonista e si risolvono una serie di enigmi ambientali. L’intero gioco è diviso in due mondi, nei quali affrontare una serie di piani di difficoltà crescente. Lo scopo è quello di portare la luce blu del Lumote fino a una serie di fiori, che rappresentano i cancelli che dividono le varie aree, e successivamente in pilastri. Così facendo di prenderà il controllo di un piano e si potrà passare al successivo.

Il nostro eroe bioluminescente è dotato di due abilità principali: la prima è la capacità di saltare, per superare ostacoli e baratri. La seconda è invece quella di attaccarsi a determinate superfici, per trasmettere così la propria energia e modificare l’ambiente circostante. Queste abilità, che vanno via via ampliandosi e potenziandosi man mano che si prosegue con l’avventura, sono alla base della risoluzione dei puzzle.

Ogni sezione rimane comunque a tenuta stagna, e richiede al giocatore di completarla per proseguire. Questo permette di concentrarsi su pochi elementi alla volta, evitando di generare eccessivo caos. Nonostante questo, Lumote non è un gioco all’acqua di rose. L’eventuale morte del protagonista (causa caduta nel vuoto o schiacciamento) causa il reset dell’intera sezione. Si tratta di un meccanismo necessario ma a volte esageratamente punitivo, soprattutto quando si commette uno sbaglio alla fine di un intricato puzzle e si è costretti a ricominciare da capo.

Collezionali tutti

Uno degli aspetti più interessanti di Lumote the Mastermote Chronicles è dato dal senso di progressione che il giocatore ha man mano che si addentra nelle profondità. Abbiamo già accennato alla tridimensionalità del mondo, ma è doveroso sottolineare che i ragazzi di Luminawesome Games hanno svolto un ottimo lavoro introducendo di volta in volta nuove meccaniche. Le prime fasi servono così da rodaggio e tutorial, per scoprire le amebe ponte, le batterie cariche di energia blu e molto altro. Si inizia inoltre a prendere confidenza con le meccaniche platform, sempre più impegnative.

Lumote decolla infatti dal secondo mondo, con sfide decisamente complesse dettate dall’aumento dell’abilità dei giocatori. Ogni miglioria è bene integrata, come per esempio l’aggiunta del doppio salto, pur stridendo con un’ambientazione che con il passare del tempo perde di mordente e diventa monotona e ripetitiva. Per quanto affascinante, la bioluminescenza inizia inoltre ad appesantire gli occhi dopo poco, rendendo quasi impossibile rimanere davanti allo schermo superata l’ora di gioco.

Un altro elemento che non ci ha convinto sono i collezionabili nascosti nei vari piani. Lumote the Mastermote Chronicles vanta infatti una serie di statuette da collezionare, ispirate a elementi del gioco e del paesaggio. La maggior parte di questi oggetti è però dislocata in posti complicatissimi da raggiungere, da cui spesso non c’è ritorno se non andando incontro alla morte. Questa scelta, come è facile intuire, cozza violentemente contro la scelta di resettare i puzzle in caso di morte del nostro Lumote. Prendere un collezionabile potrebbe infatti obbligarci a ripetere sezioni degli enigmi già completate.

Light in the Depths

Sotto l’aspetto grafico, Lumote the Mastermote Chronicles è un gioco decisamente gradevole: la scelta di proporre un’ambientazione sotterranea non rende i paesaggi eccessivamente cupi, complice la grande luminosità dei vari elementi. Il protagonista ha un design curato, così come i vari elementi inseriti per animare un’ambientazione altrimenti statica. Curato anche il level design, nonostante nelle fasi avanzate ci siano un po’ troppe sezioni in cui si rischia di morire schiacciati involontariamente dalle strutture mobili.

Discreta la colona sonora, che non regala mai particolari emozioni ma riesce ad adattarsi bene alla tematica “sotterranea” del gioco. Rivedibili invece gli effetti sonori, con i versi del protagonista che come già accennato risultano più fastidiosi che di contorno. Da calibrare anche la fluidità del gioco: di tanto in tanto si va incontro a qualche calo di frame-rate, non giustificato da un comparto tecnico che seppur curato non fa mai gridare al miracolo.

Apprezzabile anche la longevità. Le menti più brillanti non avranno problemi a venire a capo degli enigmi ambientali, ma la maggior parte dei giocatori si troverà più volte invischiata in sfide non certo impossibili, ma nemmeno scontate. Questo fa sì che terminare i due mondi di gioco richieda una decina di ore, senza contare che i completisti potranno perdere ancora più tempo cercando di trovare tutti i collezionabili.

Trofeisticamente parlando: un’ameba immortale

Se pensate di portare a casa un luminoso trofeo di Platino senza sforzi, dovrete ricredervi. La lista trofei di Lumote the Mastermote Chronicles, pur includendo solo quattordici coppe, racchiude sfide decisamente complicate. Le più complesse sono senza dubbio la richiesta di terminare i due mondi senza morire e soprattutto di completare l’intera avventura in meno di 1 ora e 23 minuti. Una vera e propria impresa, completabile solo dai giocatori più abili.

VERDETTO

Lumote the Mastermote Chronicles è un titolo con buoni spunti, deficitario però sotto l'aspetto tecnico. I puzzle ambientali sono ben strutturati, mentre le sezioni platform potrebbero creare qualche grattacapo ai giocatori meno abili. Questo fattore, unito al reset degli enigmi in caso di morte, rende però a tratti l'esperienza eccessivamente frustrante. L'abuso di colori luminosi, oltre a un'ambientazione e a una colonna sonora piatte, contribuiscono poi a relegare il gioco a brevi sezioni mordi e fuggi, piuttosto che intense partite da svariate ore. Se amate i puzzle platformer in tre dimensioni, comunque, Lumote the Mastermote Chronicles sarà regalarvi una buona dose di divertimento, tra amebe e meduse.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.