Protocol – Recensione

Sviluppatore: Fair Games Publisher: Samustai LTD Piattaforma: PS4 Genere: Indie Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 18,99 € Italiano:

Protocol, ultima opera del team di sviluppo Fair Games, è un titolo che mischia diversi elementi e generi. Ma l’esperimento condotto dal team russo sarà stato in grado di convincerci al 100%? Scopritelo nella nostra recensione.

Il protocollo

In Protocol impersoniamo un soldato intento a mettersi in contatto con una misteriosa entità aliena in Antartide. Il contatto, però, dovrà seguire un protocollo (da qui il nome del gioco) studiato dagli scienziati in maniera molto minuziosa per diversi anni. Il protocollo da seguire è rigidissimo in modo tale da evitare qualsiasi tipo di contaminazione con questa forma di vita aliena. Qualsiasi azione da compiere ci verrà comunicata da una IA e il fallimento nel seguire queste indicazioni è fatale: il protagonista e l’intera missione verranno eliminati per evitare qualsiasi tipo di rischio. 

La trama è comunque sia molto criptica e per capire al meglio l’intera lore e tutto ciò che è successo è di fondamentale importanza fermarsi a leggere note, messaggi e schermate dei computer. 

Di tutto un po’

Protocol ha un gameplay molto variegato: le primissime fasi di gioco ci mettono davanti ad un classico puzzle game ambientale, ma man mano che proseguiremo nel gioco assisteremo anche a delle fasi di shooter in prima persona. Il tutto contornato da un’atmosfera fantascientifica e da un pizzico di horror spaziale. 

La parte preponderante del gioco, la risoluzione dei puzzle, non eccelle. Spesso ci ritroveremo a vagare per le diverse ambientazioni, in modo confusionario, per cercare di avanzare nella storia e portare a termine il protocollo ma, sebbene le istruzioni ci vengano date dall’IA, non sempre risultano così precise ed efficienti. 

Seppur alcuni enigmi siano davvero macchinosi e poco chiari, il gioco vi terrà compagnia per cinque o sei ore, se tirerete dritti alla fine. Protocol, però, ha dalla sua una varietà abbondante di finali a cui potremo assistere, quindi per chi vorrà spulciare al massimo il titolo, dovrà sicuramente rimanere in sua compagnia per qualche ora in più. 

Trial and error

Una meccanica decisamente interessante, ma che andava implementata in maniera migliore, è sicuramente quella del trial and error. I protocolli che bisognerà seguire sono davvero ferrei e si morirà spesso, costringendoci a ricominciare anche sezioni di gioco abbastanza lunghe. Ma la vera nota dolente è dovuta al fatto che Protocol nasce come gioco VR e l’adattamento dei controlli non è stato implementato nel migliore dei modi: azioni che in qualsiasi altro gioco sarebbero state basilari (come premere un singolo tasto), in Protocol si trasformano in delle “piccole sfide” da superare, innalzando in maniera ingiustificata la difficoltà del titolo. 

Poca cura dei dettagli

La natura indie di Protocol si vede tutta nel comparto tecnico che non è per niente sufficiente. Purtroppo la grafica non è delle migliori e soffre di diverse incertezze: aree vaste ma spoglie, texture sfocate e poco precise. Inoltre, come accennato precedentemente, le interazioni con l’ambiente di gioco sono implementate non a dovere e risultano essere troppo macchinose. Da tenere in mente, anche, la completa assenza della lingua italiana che può essere un fattore di grande importanza per alcuni.

Trofeisticamente parlando: (non) seguite sempre il protocollo

La lista trofei di Protocol conta cinquantadue trofei di cui un Platino, un oro, dieci argenti e quaranta bronzi. Conquistare la coppa di Platino non è una cosa del tutto semplice: bisogna completare il gioco assistendo a tutti e otto i finali, uccidere i boss senza subire danni, trovare determinati oggetti in alcuni capitoli e altri trofei di miscellanea. Seguire strettamente il protocollo non vi porterà alla ricompensa maggiore.

VERDETTO

La natura VR di Protocol si nota tutta essendo un porting non sufficiente e molto superficiale. Le ambientazioni non riescono a creare del tutto l’atmosfera che dovrebbero essendo spoglie e avendo delle texture non soddisfacenti. La cosa migliore sono probabilmente gli enigmi, anche se durante l’intera esperienza di gioco capiterà di trovarci spaesati e senza una meta precisa in cui recarci. Allo stato attuale, non ci sentiamo di poter dare una sufficienza in quanto andrebbero riviste diverse cose che, purtroppo, non hanno funzionato.

Guida ai Voti

Diana D'Estefano
Amante dei videogiochi fin dalla tenera età, ha una grande passione per tutto ciò che li riguarda. Sebbene preferisca giocare a giochi horror, thriller o di fantascienza, le piace principalmente ogni tipo di gioco. Quando non gioca, probabilmente ascolta musica metal o studia.