Spacebase Startopia – Recensione

Sviluppatore: Realmforge Studios Publisher: Kalypso Media Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS5) Genere: God Game Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 49,99 € Italiano: Sottotitoli

Siamo saliti a bordo di una navetta spaziale per mettere piede su Spacebase Startopia e farne una recensione.Il remake del gestionale del 2001, realizzato da Realmforge Studios e Kalypso Media, atterra anche su PlayStation, per la gioia degli appassionati del genere. Scoprite con noi se la gestione di una base spaziale è stata un’esperienza stellare.

La storia di Spacebase Startopia

Se vogliamo parlare della storia (e non della trama) di Startopia, dobbiamo andare indietro di oltre vent’anni. Mucky Foot Productions decise di creare una vera e propria pietra miliare del genere, un gestionale ambientato in un ipotetico futuro su di una grande base spaziale. L’obiettivo è quello di soddisfare le creature aliene in visita, dimostrando quanto gli esseri umani possano essere abili.

Torniamo nel presente, quando Realmforge decide di realizzare un remake in grande stile di questo capolavoro. Spacebase Startopia nasce come figlio “illegittimo” dell’apprezzatissima serie Dungeons, che ha permesso al team tedesco di affermarsi nel mondo dei gestionali. Non pensate però a un mero clone dello strategico medioevale, perché Spacebase Startopia riprende e affina i concetti dell’originale.

Proprio come nel 2001, la storia (questa volta inteso come trama) non si lancia in complesse impalcature. I giocatori sono gli unici umani su una stazione spaziale desolata, che deve essere ricostruita dalle fondamenta. Oltre alla campagna principale, divisa in capitoli con specifiche richieste, è possibile affrontare una modalità sandbox e anche giocare in rete. Il concetto rimane comunque sempre quello di creare una base autosufficiente, in grado di generare energia e soddisfare gli alieni.

Il gameplay di Spacebase Startopia

L’elemento più interessante di Spacebase Startopia, che lo differenzia da gestionali di stampo classico come Two Point Hospital, è sicuramente la divisione in livelli. La nostra base spaziale vanta infatti tre “cerchi”, ognuno con uno specifico attributo. Il primo anello è riservato alle strutture lavorative e di riciclo, il secondo alle aree di divertimento e il terzo fa da serra per piante che potremmo definire “esotiche”. Alternarsi e gestire al meglio le tre zone diventa quindi fondamentale per avere successo.

Controller alla mano, Spacebase Startopia si rivela piacevolmente intuitivo. Superato un rapido tutorial che spiega le basi del gioco, si potrà scegliere quale modalità affrontare. La campagna offre ovviamente una sfida con una curva di difficoltà ben calibrata, ma chi vorrà potrà subito dare sfogo alla creatività. Quale che sia la scelta, la missione è quella di creare energia riciclando i rifiuti degli alieni e ottenere fama grazie alle nostre “attrazioni”.

In maniera simile a quanto avviene in Planet Coaster (altro apprezzato gestionale), bisognerà gestire le risorse e mantenere anche alto il morale dello staff, pena fallimenti clamorosi. Ogni anello ha una zona iniziale sbloccata e una serie di paratie, nove in totale, che possono essere sbloccate per espandersi. Dilapidare le proprie risorse nei primi minuti è ovviamente sconsigliato: meglio una gestione oculata e un miglioramento lento e costante.

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Una volta avviata la propria base spaziale, si inizia a metabolizzare che ogni cosa da noi creata richiede un certo tipo di mantenimento. Tutto ciò che costruiremo dovrà infatti essere mantenuto in salute assumendo del personale specifico, che si occuperà anche della trasformazione dei rifiuti alieni in utilissima energia. Non mancano nemmeno strutture di supporto, come lo studio medico, la prigione per i criminali e molto altro ancora. Mantenere la base pulita e in perfetta efficienza permette di attirare più visitatori, in un circolo vizioso positivo di spesa e guadagno.

Proprio al centro della spesa c’è il nostro staff, che richiederà sia un pagamento in valuta del gioco, sia determinate attenzioni per lavorare in maniera efficace. Soddisfare i desideri dei dipendenti, proprio come in una qualsiasi azienda, diventa fondamentale per ottenere il massimo dalle nostre creazioni. Ignorate i vostri collaboratori, e potreste trovarvi in guai seri.

Se pensate che questo basti a mandare avanti la vostra stazione, vi sbagliate di grosso. Spacebase Startopia è pronto a lanciarvi contro cataclismi, allagamenti e guasti a non finire. Come accade anche in Two Point Campus (per citarne uno), la soglia di attenzione del giocatore deve sempre essere alta. Distrarsi un secondo e far scorrere il tempo passivamente potrebbe infatti portare a conclusioni catastrofiche, persino alla necessità di resettare la propria base e ripartire da zero.

Il comparto tecnico di Spacebase Startopia

Dalle menti che si celano dietro il divertente Dungeons non ci saremmo aspettati un gestionale incravattato. Per questo non siamo rimasti stupiti dalla leggerezza con cui Spacebase Startopia si prende. La grafica volutamente scherzosa, che richiama i recenti cartoni animati Disney, si adatta bene a un’opera che punta decisamente forte sul divertimento.

Le ambientazioni spaziali, soprattutto una volta sviluppato al meglio il nostro bioma, risultano ricche di dettagli e molto curate. Nonostante questo, si avverte una certa mancanza di carisma, come se Realmforge Studios avesse preparato un ricco piatto di pasta ma si fosse dimenticato di mettere il sale nell’acqua. Nonostante questo, chi ama le ambientazioni sci-fi troverà sicuramente elementi apprezzabili.

Altrettanto piacevole la colonna sonora, che si adatta perfettamente al genere e non risulta mai invasiva, permettendo di gestire la propria base senza alcun fastidio. Apprezzatissima anche la localizzazione in italiano, che permette a chiunque di comprendere al meglio le meccaniche senza lanciarsi in complesse traduzioni. Ottima infine la longevità: per concludere la campagna principale sono infatti necessarie una ventina di ore. Come ogni gestionale che si rispetti, però, la durata è potenzialmente infinita, affidandosi magari alla modalità sandbox.

Il Platino di Spacebase Startopia

A differenza della maggior parte dei gestionali, le cui liste includono per la maggior parte trofei legati a storia e compiti generici, per ottenere il Platino di Spacebase Startopia bisognerà dimostrare tutta la propria abilità. L’elenco include infatti sì un buon numero di coppe legate alla storia, ma anche alcune legate ad azioni in specifici capitoli della campagna. Sarà necessario, ad esempio, evitare che ci sfuggano dei criminali o vendere un certo numero di beni. Tutto sommato, comunque, si tratta di un’impresa abbordabile, soprattutto per chi ama questo genere di giochi.

VERDETTO

Se siete degli appassionati di gestionali e volete provare ad affermarvi anche lontano dal pianeta Terra, allora Spacebase Startopia è il gioco che fa per voi. Il titolo di Realmforge Studios e Kalypso Media, che fa da remake al classico del 2001, è un prodotto di grandissima qualità, che offre ai giocatori una sfida nel contempo di stampo classico ma anche innovativa. La divisione in tre anelli della base spaziale dà sempre qualcosa da fare al giocatore, che si trova obbligato a dar fondo alle proprie abilità per far funzionare al meglio la struttura. Lo stile canzonatorio e una colonna sonora all'altezza completano il quadro di un titolo in cui l'unico neo è legato a una certa mancanza di charme a livello grafico. Anche così, comunque, vi suggeriamo di prendere una navicella e andare nello spazio il prima possibile: non ve ne pentirete.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.