The Innsmouth Case – Recensione

Sviluppatore: Robot Pumpkin Games Publisher: Assemble Entertainment Piattaforma: PS4 Genere: Visual Novel Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 14,99 € Italiano:

Angoscia e tensione nella recensione di The Innsmouth Case. Lo studio indipendente di Robot Pumpkin Games ha creato un libro game digitale per gli amanti di H.P. Lovecraft. Saranno riusciti a rievocare le atmosfere del papà di Cthulhu?

Un investigatore e il suo sogno

Gli ultimi anni hanno visto crescere in maniera esponenziale il numero di visual novel apparse su console. Molte di queste, spesso pubblicate anni prima in Giappone e poi arrivate anche in Europa, adottano uno stile pieno di dialoghi a schermo e personaggi in stile manga.

Prima che queste storie a scelte multiple diventassero digitali, però, i nerd di tutto il mondo passavano il tempo sui famosi libro game. Questi altro non erano che volumi in cui al giocatore veniva data la possibilità di compiere delle scelte recandosi a pagine specifiche. Lupo Solitario, diventato anch’esso in tempi non sospetti un videogioco, è l’esponente più famoso, ma non mancano titoli horror come la serie Choose Cthulhu.

Questa premessa serve a introdurre lo stile di The Innsmouth Case. Più che una visual novel infatti si tratta di un libro interattivo, in cui i giocatori vestono i panni di un investigatore sopra le righe e pieno di problemi. Questi verrà ingaggiato da una misteriosa donna per indagare sulla scomparsa della figlia, chiamata Tabitah Marsh. A dispetto delle premesse, però, rintracciare la giovane sarà una sfida tutt’altro che ordinaria, toccando in men che non si dica corde molto più spaventose di quanto il povero investigatore possa immaginarsi.

Ridiamo per non piangere

Uno degli elementi più interessanti di The Innsmouth Case è la volontà di fondere orrori lovecraftiani e umorismo. I ragazzi di Robot Pumpkin Games hanno infatti cercato d’imbastire una storia che regalasse tensione inframezzata da momenti divertenti e spensierati.

Ecco quindi che le scelte di dialogo portano molto spesso a riflessioni non proprio canoniche del nostro investigatore etilista. Capiterà spesso di fare apprezzamenti poco gradevoli su un personaggio, oppure avere reazioni spropositate (come vomitare in un bidone) a seguito di specifiche azioni. Questa tipologia di umorismo, che chiama in causa anche alcuni luoghi comuni degli anni Duemila, non riesce però mai a strappare la famosa risata al giocatore.

La scelta d’inserire battute, di contro, spezza in maniera quasi irreparabile la tensione costruita a fatica da una storia che sfrutta comunque gli elementi tipici di Lovecraft. Innsmouth è un grande classico, con i suoi uomini e donne pronti ad ascoltare il richiamo del mare e punire chiunque tenti di scoprire i torbidi segreti della città.

Questo senso di ansia però non traspare dalla narrazione, che rimane quindi sospesa tra l’ultima battuta di un protagonista fin troppo disinibito e la paura di essere sorpresi alle spalle da un abitante della città poco amichevole.

Non può finire così!

The Innsmouth Case, nonostante una trama a tratti claudicante, mostra i muscoli quando si parla di varietà. Nelle oltre 160.000 parole di cui questo libro virtuale è composto, si celano tantissime opzioni di dialogo e numerosi finali da scoprire.

Ogni scelta fatta dal protagonista, persino quella più banale, porta a piccole e grandi variazioni nel racconto. Questo ha permesso a Robot Pumpkin Games di creare la bellezza di ventisette finali diversi, alcuni peraltro decisamente tragici, da scoprire analizzando a fondo ogni singolo bivio. La possibilità di relazionarsi in maniera più o meno profonda con i trenta personaggi della città aumenta poi ulteriormente il coinvolgimento. Scegliere le risposte del nostro investigatore sarà fondamentale per ottenere il massimo da ogni abitante di Innsmouth e, magari, evitare di lasciarci le penne.

Interessante anche la grande libertà lasciata ai giocatori, che potranno accettare o rifiutare qualsiasi sfida (persino quella principale!) con svolte importanti nella trama. Il rovescio della medaglia di questa concessione è che alcune ramificazioni, facendo le scelte sbagliate, si risolveranno rapidamente in un nulla di fatto, obbligando a rileggere sezioni anche lunghe della storia.

Totalmente assente invece l’interazione, se non per le scelte multiple. Aggiungere qualche piccolo puzzle o qualche sfida manuale (ad esempio aprire lucchetti chiusi o rimettere assieme i pezzi di una lettera) avrebbero sicuramente arricchito l’esperienza generale.

Sfogliando le pagine

A livello tecnico The Innsmouth Case non ha assolutamente nulla da invidiare a qualsiasi altra visual novel in commercio. La scelta di Robot Pumpkin Games è ricaduta su un effetto libro, con i testi riportati su una sorta di tomo appoggiato su un tavolo. Questo è in realtà pieno d’immagini splendidamente realizzate dei luoghi e dei personaggi, che aiutano a immedesimarsi nella narrazione.

Sfortunatamente, proprio i testi sono il nervo scoperto del titolo: The Innsmouth Case è infatti giocabile al momento solo in inglese e tedesca. Per un gioco che basa la totalità del gameplay sulla lettura, si tratta di un dettaglio non trascurabile che renderà il titolo impossibile da giocare per chi non conoscesse una delle due lingue.

Di buon livello anche il comparto audio, che fa da delicato sottofondo alla storia, mentre sono rivedibili gli effetti speciali. Alcuni sono davvero troppo invadenti e fuori luogo, anche se fortunatamente non rovinano l’esperienza generale. Molto buona, come già detto, la rigiocabilità. I completisti impiegheranno parecchie ore a scoprire tutti i percorsi e tutti i finali. Se a questo aggiungiamo che alcuni bivi portano in direzioni già percorse, è facile capire che i lettori accaniti avranno di che esplorare queste pagine virtuali per molto tempo.

Trofeisticamente parlando: topo di biblioteca

Come ci si potrebbe aspettare da un libro game virtuale, la lista trofei di The Innsmouth Case è tutt’altro che impossibile da completare. Al netto della necessità di dover scoprire tutti i finali, basterà percorrere ogni strada per arrivare a uno scintillante e semplice trofeo di Platino.

VERDETTO

Gli amanti di Lovecraft apprezzeranno le ambientazioni di The Innsmouth Case, con il rischio però di rimanere delusi dalla mancanza di tensione. L'opera di Robot Pumpkin Games è decisamente interessante, ma pecca di generosità e si perde in battute stucchevoli che distruggono l'atmosfera. Lo stile di Lovecraft si avverte solo a tratti, rovinato da un umorismo che poteva essere eliminato per lasciare spazio all'orrore. Anche così, comunque, si tratta di un libro game virtuale molto vario e pieno di colpi di scena, che intratterrà gli appassionati del genere per svariate ore. Se siete investigatori che non amano leggere oppure non conoscono l'inglese, però, questo caso sarà impossibile da risolvere.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.