The Serpent Rogue rappresenta il debutto di Sergi Games nell’industria dei videogiochi. Sotto l’ala produttrice di Team17, il neonato studio sembra avere spremuto tutto il suo estro creativo in un gioco che condensa molte idee, senza tuttavia riuscire a diventare un amalgama omogeneo e uniforme. Per capire i suoi meriti e i suoi difetti, partiamo alla volta del Monte Morbus, nome che anticipa un oscuro presagio.
Un morbo da debellare
Il territorio del Monte Morbus è stato rapito da un’improvvisa quanto misteriosa Corruzione. Questa piaga si manifesta sulla terra consumando ogni essere vivente, il quale viene tramutato in una forma ostile priva di raziocinio. Ai Custodi, speciale gruppo di alchimisti, spetta l’arduo compito di debellare il male dal mondo sfruttando i loro talenti. Il misterioso protagonista viene pertanto scortato presso l’occhio del ciclone, o per meglio dire del morbo, con le sue sole abilità a fornirgli supporto.
I parallelismi con il Medioevo reale risultano quasi immediati, ora per alcuni dettagli narrativi, ora per il design del nostro, dal momento che indossa una maschera riconducibile ai medici del periodo della Peste nera. La deriva fantasy, però, ha consentito agli autori di sbizzarrirsi nella proposizione di creature, di preparati alchemici e altro. Piuttosto che trainare il giocatore, la trama si rivela invero un contesto, come una libreria da lasciare intonsa o da arricchire progressivamente con dei libri, in questo caso con il diario del Custode. Le premesse non si concedono a spunti originali, ma allo stesso tempo incuriosiscono gli utenti con i vari dialoghi spesso pieni di dettagli, seppure pronunciati da personaggi mai approfonditi appieno.
Un cuore alchemico
Essendo l’alter ego uno sperimentatore, un cacciatore di scoperte, Sergi Games ha evitato d’inserire tutorial ridondanti o schermate di aiuto. Sta al giocatore comprendere le dinamiche ludiche, padroneggiarle e sfruttarle a proprio favore. L’elemento cardine risiede nella natura dell’alchimista, ovvero l’esplorazione degli ambienti e conseguente raccolta di oggetti, risorse da studiare. In un sistema definibile open map, il personaggio principale potrà girare liberamente da uno scenario a un altro e passare in rassegna i punti già contrassegnati in una utile mini mappa. Il primo di questi è un accampamento nel quale ristorarsi, accettare degli incarichi secondari, pescare e fare la conoscenza di alcune personalità bislacche. Da qui sarà possibile spostarsi per esempio verso zone paludose e infine al centro del morbo, nel tentativo di combatterlo.
Le aree che costellano The Serpent Rogue sono tutte contenute e persino gli oggetti sono in numero esiguo, una carenza bizzarra per un gameplay incentrato proprio sulla necessità di collezionarne molti. Foglie di tè, mirtilli, oltre a cosce di pollo, uova, formaggio e altre componenti di flora e fauna andranno raccolte, analizzate attraverso un macchinario da portarsi a mo’ di zaino e solo infine saranno utilizzabili come ingredienti. Il ricettario del Custode si riempie mano a mano che si azzeccano le giuste combinazioni, prima delle quali potrebbe essere necessario un momento di prove e di preparati rancidi da buttare. Lo smarrimento di uno scienziato alle prime armi permane anche in seguito, poiché ora le indicazioni ora i menù non risultano mai chiari. Il giocatore ha gli strumenti conoscitivi a sua disposizione, tuttavia sembra che l’esigenza di creare schermate semplici abbia indotto gli sviluppatori a ridurre i segnali di aiuto al minimo.
Azione claudicante
Abbiamo trovato che la componente roguelite di The Serpent Rogue strida con i suoi connotati generali. La natura procedurale delle due mappe oppresse dalla corruzione propone nemici e oggetti diversi per ogni ciclo, presentandosi come una trovata imprevedibile per l’esperienza. Nell’arco dell’avventura però, si dimostra semplicemente fuori contesto e costringe i giocatori ad attendere per reperire una singola cosa. In certe occasioni, il protagonista dovrà reinventarsi come guerriero e in questo senso s’inseriscono la possibilità di reclutare degli alleati insieme alla presenza di punti vita e di resistenza. Quest’ultima si ricarica solo mangiando cibi crudi o cotti con lo stesso metodo delle pozioni, pertanto sarà fondamentale avere sempre nell’inventario una piccola scorta di boccette curative, carne fresca o altro.
Se è vero che un alchimista studia la natura e le sinergie tra la materia che la abita, ecco che possono arrivare in aiuto degli animali. Un gruppo di massimo quattro quadrupedi potrà essere reclutato come supporto in battaglia, anche se l’intelligenza artificiale di cui dispongono li vede come bersagli troppo deboli. Che sia a mani nude o impugnando una pala, una accetta opportunamente fabbricata o altro, gli scontri in tempo reale si rivelano il difetto più lampante della produzione. Una discreta varietà di avversari comporta pattern diversificati, a cui non corrisponde altrettanta ricchezza da parte del protagonista.
Avremo a disposizione un attacco leggero che va a creare una sorta di combinazione, uno pesante e una parata. Piuttosto che usare quest’ultima, conviene darsela a gambe, aspettando il momento propizio per agire, facendo attenzione all’usura, fortemente marcata, delle armi. A ciò non si può rispondere portandosi dietro una quantità infinita di equipaggiamenti, poiché ognuno di essi rischia di appesantirci e quindi limitare i movimenti. Non è infine possibile interrompere l’unica animazione di attacco, lasciandoci scoperti a una moltitudine di attacchi.
Medioevo in rosso
L’aspetto artistico di The Serpent Rogue riesce a colpire con una buona dose di fascino. Ammantato da una sorta di cel-shading dai contorni marcati, il titolo offre qualche scorcio visivamente piacevole, anche se a primeggiare è il character design. Nella loro semplicità, il ruolo del Custode e dei comprimari è subito intuibile dalle loro vesti, dai loro completi, dal loro portamento. Apprezzabile anche il sound design, che mette in risalto la raccolta delle risorse e le successive sperimentazioni da alchimista. Il gioco avrebbe meritato una maggiore rifinitura in termini tecnici, ma tranne per qualche oscillazione sul fronte del frame rate non abbiamo riscontrato bug o altri problemi di sorta.
Trofeisticamente parlando: alchimia portami via
Considerati le magagne riguardanti la preparazione di pozioni e cibarie, ottenere tutti i trofei di The Serpent Rogue potrebbe richiedere più delle circa sette ore richieste per terminare l’avventura principale. La lista consta di trenta di bronzo, otto d’argento, tre d’oro e l’agognato Platino, per un totale di quarantadue coppe. Sul nostro forum PlayStation Bit trovate l’elenco completo dei trofei da tenere al vostro fianco mentre fate tappa al Monte Morbus nel tentativo di estirpare la corruzione.