“Nella guerra moderna… Morirai come un cane e senza nessuna buona ragione”
Ernest Miller Hemingway
Per chi non lo sapesse, questa frase di Hemingway accoglie i giocatori in This War of Mine: Final Cut, protagonista della nostra recensione. Dal 14 novembre 2014, data di uscita della versione base, il titolo di 11 bit studios ha fatto molta strada. In tutto questo, però, la guerra purtroppo non è cambiata. Rimane sempre qualcosa di orribile, da ripudiare sempre e comunque. Un messaggio più attuale che mai, per un gioco che tocca temi delicati in maniera intelligente e sofisticata.
Animal I have become
Se non avete mai sentito parlare di This War of Mine, allora sappiate che vi siete persi un gioco decisamente interessante. Dopo un grande esordio su PC, il titolo è arrivato anche su PlayStation 4 accompagnata dal DLC The Little Ones due anni dopo, precisamente nel 2016. I più curiosi possono leggere la nostra recensione, mentre i più pigri possono affidarsi all’analisi di questa versione Final Cut, che sbarca su PlayStation 5 forte di numerose migliorie.
La nuova generazione di console ha infatti permesso ai ragazzi di 11 bit studios d’introdurre la celeberrima risoluzione in 4K, oltre a una serie di aggiustamenti per rendere il gioco ancora più fruibile. La pubblicazione di una versione completa ha consentito al team d’inserire nel pacchetto, oltre al già citato DLC The Little Ones, anche l’espansione Stories. Tantissimi contenuti, quindi, che meritano un’analisi approfondita, partendo però da una piccola descrizione del gioco per i profani.
This War of Mine è infatti un gioco di guerra, storicamente basato sull’assedio di Sarajevo. Pur trattando tematiche violente, però, quest’opera analizza il conflitto da un punto di vista inedito. I giocatori vestono infatti i panni di sopravvissuti della città di Pogoren, intrappolati nella città assediata e costretti a fare di tutto per superare un altro giorno. Questa visione drammatica si riflette in un gameplay dall’anima gestionale, in cui però non mancano frangenti in cui sarà necessario ricorrere all’astuzia e, in casi estremi, alla violenza.
Otto sotto un tetto
La struttura di gioco di This War of Mine si divide sostanzialmente in due momenti separati, il giorno e la notte. Nelle ore diurne ci si trova al sicuro in un’abitazione diroccata, inizialmente da esaminare per trovare le prime materie prime e successivamente da migliorare per rendere il più confortevole possibile. I giocatori possono sfruttare alcune risorse, come il legno e le componenti, per realizzare banchi da lavoro, oggetti e strumenti utili alla sopravvivenza.
L’imminente arrivo dell’inverno potrebbe obbligare a costruire una stufa, la necessità di riposare potrebbe invece spingere a creare dei letti. Il tutto è reso complicato dalla penuria di materie prime, dunque ci si troverà sempre costretti a fare delle scelte, rinunciando a qualcosa per costruire altro. Tutto questo viene gestito tramite semplici menu: si sceglie un elemento da realizzare e, una volta spese le risorse, uno dei sopravvissuti si occuperà di realizzarlo.
Con il calare della notte tutto cambia, perché il buio permette ai nostri eroi di muoversi per la città alla ricerca di cibo e materiali. Mangiare e tenersi in salute sono infatti le due cose più importanti, ma anche recuperare armi e oggetti da scambio non sono opzioni da trascurare. Durante la notte è possibile quindi inviare uno dei propri personaggi in perlustrazione, tenendo gli altri eventuali personaggi a riposo o di guardia, per evitare intrusioni notturne d’indesiderati.
Stop the war
La parte esplorativa notturna è delle due la più dinamica di This War of Mine. Per ogni luogo viene indicata una breve panoramica, segnalando anche la possibilità di incontrare altri esseri umani. Una volta in loco però il giocatore si trova a muovere il personaggio, scegliendo cosa analizzare e quali risorse trasportare nel limitato inventario. Gli incontri con altre persone sono quelli che generano maggior tensione. Molto spesso si tratta di civili pronti a commerciare o chiacchierare, ma altre volte ci si troverà invischiati in veri e propri scontri a fuoco.
Il sistema di combattimento di This War of Mine è molto semplice, seppur adeguato all’esperienza proposta. Tramite le frecce direzionali è possibile passare dalla modalità perlustrativa a quella di combattimento. Premendo un tasto si sferrano quindi gli attacchi, cercando di abbattere i nemici. Nel gioco è presente anche un rudimentale sistema di occultamento: alcune strutture offrono riparo e permettono di eseguire letali attacchi furtivi.
Il tutto si svolge in ambienti bidimensionali, realizzati con un effetto matita che spinge in maniera pesante sul bianco e nero, come a voler sottolineare la tragicità delle situazioni. Non mancano nemmeno incontri casuali durante il giorno, con visitatori a volte disperati e persino il potenziale arrivo di bambini (introdotti con la già citata espansione The Little Ones). A completare il tutto troviamo anche un comparto audio degno di questo nome, con colonne sonore malinconiche ed effetti di guerra preoccupantemente realistici.
Ti racconto una storia
Quella che abbiamo descritto fin qui è l’esperienza base di This War of Mine, in cui il giocatore controlla tre sopravvissuti (che possono aumentare con il tempo) in una campagna procedurale che si modifica in maniera imprevedibile. La versione Final Cut, oltre a offrire alcune migliorie tecniche, introduce anche personaggi aggiuntivi che potrebbero essere nel gruppo di sopravvissuti iniziale o aggregarsi ad esso in corso d’opera. Non si tratta però dell’unica novità, dato che gli amanti delle trame intricate possono cimentarsi nell’espansione Stories.
Questa serie di DLC si focalizza su tre campagne, che introducono meccaniche uniche e toccanti scelte morali. La versione Final Cut contiene tutti e tre i racconti pubblicati: Father’s Promise, The Last Broadcast (realizzata da Meg Jayanth, scrittrice di 80 giorni) e Fading Embers, tre storie tutte da vivere e da superare tutte d’un fiato o alternandole con la modalità di gioco classica.
Svelarvi troppo di questi racconti sarebbe un vero e proprio crimine, ma ai più curiosi possiamo svelare che Father’s Promise affronta il rapporto tra un genitore e la figlia, mentre The Last Broadcast affronta la vicenda del disabile Malik, un emittente radiofonico che cercherà di sopravvivere in compagnia della moglie Esma. Chiude il ciclo delle Stories Fading Embers, che affronta il delicato tema del patrimonio culturale di un’intera comunità e del suo significato in tempi di guerra. Un trittico incredibile, che fa riflettere su tematiche importanti e, come detto, tristemente attuali.
Trofeisticamente parlando: lottare per un trofeo
This War of Mine non è il classico titolo che si affronta per ottenere un Platino, ma piuttosto per vivere un’esperienza. Nonostante questo, la lista trofei del gioco è decisamente ricca, considerato anche che ognuna delle Stories ha un set di coppe dedicato. Ottenere la massima ricompensa richiede comunque un discreto impegno e una buona quantità di ore di gioco, considerata la presenza di alcune coppe situazionali. La nostra guida trofei, in fase di aggiornamento, vi aiuterà comunque a completare questa impresa.