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Visualizza Versione Completa : [News] Wolfenstein: The Old Blood – Recensione



Bit-Mentana
16/05/2015, 11:50
Publisher: Bethesda Developer: MachineGames Piattaforma: PS4 Genere: FPS Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 19,99 € Wolfenstein: The New Order è certamente stato uno dei titoli che, fino ad ora, ho maggiormente apprezzato, su PlayStation 4, nonostante il titolo sia disponibile anche su PlayStation 3, e senza troppe differenze. Il fatto che a dirlo, sia uno che gli FPS sia capace di goderseli proprio poco, dovrebbe essere ulteriore garanzia di qualità, per la produzione Bethesda. Un gameplay solido e versatile, l’assenza di una modalità online (avete letto bene, stiamo parlando di uno sparatutto in persona, senza multiplayer in rete, nel 2015) a favore di una profonda e longeva campagna offline e, soprattutto, William “B.J.” Blazkowicz, furono dardi impregnati di passione videoludica che mi colpirono al cuore. Forse per “anticipare” l’annuncio di Wolfenstein: The New Order 2 all’E3 2O15, è stato da poco rilasciato sul PlayStation Store Wolfenstein: The Old Blood, prequel stand-alone di The New Order. E la sostanza, per quanto simile, non è poi così identica. Primo tempo: Rudi Jäger e la tana dei lupi Siamo nel marzo del 1946, qualche tempo prima delle peripezie viste in Wolfenstein: The New Order, e non facciamo in tempo a prendere confidenza con i comandi che ci troviamo davanti un’icona senza tempo: il mitico Castello Wolfenstein, che da il nome a tutta la saga. Il nostro compito è quello di infiltrarci senza farci scoprire (cosa che puntualmente succederà, altrimenti di cosa staremmo parlando?) per rubare le coordinate del complesso del generale Wilhelm “Deathshead” Strasse, principale antagonista di The New Order. La prima parte dell’espansione, che vede Blazkowicz prima catturato e poi intento a scappare da Castello Wolfenstein, copre i primi quattro capitoli, durante i quali dovrete vedervela con Rudi Jäger, temibile ma non troppo carismatica guardia delle prigioni nazista, accompagnato dalla cagna (nel senso di un quadrupede, proprio) Greta. Da subito possiamo notare una differenza che “distacca” in maniera piuttosto marcata l’espansione dal titolo originale, ossia la componente cinematografica. In The New Order spesso ci siamo abbandonati, insieme al chiaroscurale protagonista, a pensieri malinconici ma speranzosi, sopiti ma vivi, annientanti ma luminosi. Tutto questo, in The Old Blood, non c’è: le cut-scene sono ridotte all’osso e spesso si limitano a segnalare l’inizio di un capitolo (otto, in tutto) e la fine di un altro, con buona pace anche dei virtuosistici movimenti di camera che avevano caratterizzato le sequenze video del capitolo originale. E’ difficile, in ogni caso, vedere la cosa come una colpa o un demerito in senso stretto: i MachineGames, infatti, sembrano avere scelto questa via deliberatamente, al fine di rendere più immediata l’intera espansione e forse avvicinarla, in parte, ai “vecchi” Wolfenstein. Per il resto, il gameplay è rimasto invariato rispetto a The New Order. Fasi di shooting più o meno strategiche, rese profonde dalla possibilità di utilizzare ripari e da un buon quantitativo e varietà di armi, si alternano a sezioni stealth in cui l’obiettivo primario sarà quello di individuare i generali nazisti, e farli fuori ond’evitare che chiamino rinforzi: ma anche in questa espansione, lo stealth risulta essere l’anello debole della catena, principalmente per un’intelligenza artificiale piuttosto scadente dei dannati crucchi. Non solo di pallottole e nascondigli campa il nostro B.J. comunque, visto che in ogni singolo livello, ad esempio, è presente un buon numero di collezionabili, in modo tale da incentivare l’esplorazione; delle citazioni di alcuni tra i brand Bethesda di maggior prestigio, come Doom o Skyrim; una serie di “incubi”, questi uno e uno solamente per ogni capitolo, che ci faranno piombare in livelli graficamente analoghi al capostipite della serie. Ce n’è per tutti i gusti, ne converrete, con somma gioia degli amanti delle seconde run.

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