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Bit-Mentana
29/05/2015, 10:11
Publisher: Versus Evil Developer: Swordtales Piattaforma: PS4 Genere: Adventure Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 9,99 € GamesCom di Colonia 2014. Un’avventura epica, inutile girarci tanto intorno. Direttamente da Novara fino all’incatevole città tedesca, il sottoscritto, in macchina, e in compagnia dell’ottimo Gennaro Favatà, si recò fino alla kermesse videoludica più importante d’Europa. Tra i diversi appuntamenti con sviluppatori e publisher, c’era anche quello con un ragazzo di Swordtales, studio di sviluppo brasiliano, al lavoro su Toren. A quasi un anno da quel giorno, posso finalmente avere un’opinione in merito, perché Toren è finalmente disponibile per PlayStation 4. un italiano e un brasiliano che parlano in inglese, in Germania: sembra quasi una barzelletta. E, per certi versi, l’esito della produzione Swordtales è stato più o meno quello. Sogno o son desto? Le fonti d’ispirazione che facevano da premessa allo sviluppo di Toren, erano un qualcosa di eccezionale. Miyazaki e lo studio Ghibli, ad esempio. Ma anche la pellicola “Il Labirinto del Fauno”, regia di Guillermo del Toro. E il tanto osannato ICO, tanto per avere un riferimento con il nostro medium di riferimento, ossia i videogiochi. E. in effetti, l’atmosfera decisamente surreale e, allo stesso tempo, tipica di una “fiaba adulta”, è l’unico, concreto, autentico punto di forza dell’intera produzione. L’unico fattore che tiene su la baracca, tanto per parlare chiaro. Toren è infatti la storia di Moonchild, un essere – definirla ragazza sarebbe improprio, visto che vestiremo i suoi panni in diverse fasi della sua esistenza – imprigionato nella Torre dominata da un terribile Drago. Suoi alleati, l’Albero della Vita, che crescerà parallelamente a Moonchild stessa aiutandola a scalare l’edificio, e il Cavaliere, leggendaria figura della cui esistenza non v’è certezza. Last but not least, c’è la mistica presenza dello Stregone, che comunicherà con Moonchild attraverso sogni e visioni riferiti ad una civiltà perduta. Un impianto narrativo di tutto rispetto, ne converrete, specie per la propria potenza evocativa. Anche perché, procedendo sempre di più, certe riflessioni sull’esistenza, di Moonchild come del genere umano, vi daranno da pensare. Ma, come anticipato, tutto il resto in Toren si rivela essere un mezzo disastro. Non che abbia tutto questo tempo per farlo, sia chiaro, visto che il titolo vi porterà via tre ore al massimo, ma su questo possiamo anche chiudere un occhio, visto che la longevità non è affare dei titoli pubblicati nel 2015, almeno della maggioranza di essi. Anche se magari qualche collezionabile sarebbe stata cosa gradita, meglio se utile ad approfondire ulteriormente l’ambientazione del titolo, un po’ come è accaduto con Never Alone. I problemi sono ben altri. Il primo che salterà all’occhio sarà ovviamente l’aspetto tecnico. Cali di frame rate altamente ingiustificati e un impatto visivo degno di due generazioni di console fa, per un risultato paragonabile più o meno alle acciughe gettate dentro uno yogurt Muller mango e papaya, riusciranno ad incrinare spesso il lato artistico del titolo. Texture scialbe, modelli poligonali poco rifiniti e fenomeni di pop-up e compenetrazione poligonale saranno all’ordine del giorno. Personalmente sono capace di scusare anche questo, visto che il titolo per uscire ha dovuto ottenere finanziamenti dal Ministero della Cultura brasiliano – visti i nobilissimi intenti e riferimenti -, ma capite da soli che in sede di recensione i problemi elencati cominciano ad essere un po’ troppi. E la situazione non migliora molto parlando del gameplay, che svisceremo nella pagina seguente.

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