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Bit-Mentana
01/10/2015, 11:10
Publisher: Handy Games Developer: Handy Games Piattaforma: PS4 Genere: Puzzle Giocatori: 1-2 PEGI: 7 Prezzo: 4,99 € Dynamite Fishing World Games prende spunto dall’illegale e anche piuttosto controversa pratica della “pesca con dinamite” trasformandola in videogioco. Il titolo sviluppato da Handy Games in ogni caso, ironizza senza cattivo gusto su questo fenomeno, offrendoci un gioco arcade colorato e piuttosto strampalato. Dynamite Fishing tra l’altro, nasce su piattaforma mobile: scopriamo quindi come e se, effettivamente, la scelta del porting da dispositivi portatili a console fissa è stata azzeccata. Caccia “esplosiva” Dynamite Fishing non possiede una modalità “storia” e nemmeno una sorta di “carriera”: nella modalità principale infatti, avremo a disposizione una serie di tornei ambientati in diversi luoghi del mondo. Ogni coppa sarà composta da cinque gare singole, in cui dovremo raccogliere più pesci dell’avversario, completare sfide secondarie per ottenere più denaro e all’occorrenza eliminare boss di fine livello per aumentare il proprio punteggio. Accumulando trofei e vittorie potremo sbloccare nuove barche e personaggi, ognuno con punti di forza e di debolezza diversi, come velocità, resistenza e potenza di fuoco. La struttura da arcade puro, viene ulteriormente accentuata ed esaltata dalla modalità multiplayer split-screen, sempre più rara nei titoli moderni. Nonostante la mancanza di un comparto multigiocatore online, potrete godere di divertentissime sfide all’ultimo sangue, ovviamente a patto di avere un secondo controller. Finchè la barca va… Il gameplay è senza dubbio l’aspetto sul quale i ragazzi di Handy Games si sono concentrati maggiormente durante lo sviluppo del gioco. Se Dynamite Fishing non può vantare una struttura di gioco profonda o un comparto tecnico all’ultimo grido, quantomeno riesce a difendersi dal lato “giocato”. La struttura arcade funziona e intrattiene, grazie alla buona varietà di armi speciali, tipologie di nemici (si, non aspettatevi pesci sempre “passivi”) e di boss sempre simpaticissimi (il massimo è senz’altro il pesce “Alien”). I problemi arrivano dopo sessioni prolungate, che portano inevitabilmente ad una certa ripetitività nell’azione, accentuata da una difficoltà mai troppo entusiasmante. Il non avere un “obbiettivo” di gioco, oltre al dover sbloccare tutti i personaggi e le barche, non incoraggia troppo il giocatore ad andare avanti una volta completati più o meno tutti i percorsi. In sostanza il porting su console fissa è riuscito a metà: non tanto per il gioco in sè per sè che vi terrà in buona compagnia per qualche ora, ma piuttosto per la struttura di gioco impostata sul “mordi e fuggi”, che tradotto significa “fai una partita tra una pausa caffè e l’altra” e che sul salotto di casa funziona fino ad un certo punto, almeno in single player.

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