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Bit-Mentana
17/11/2015, 13:50
Publisher: Electronic Arts Developer: Ghost Games Piattaforma: PS4 Genere: Racing Giocatori: 1-8 (solo online) PEGI: 12 Prezzo: 69,99 € Se c’è una serie che ha avuto uno splendido avvio e poi una vita decisamente travagliata, quella è Need for Speed. Poco ma sicuro. Il brand ha sempre goduto di una certa notorietà, il cui apice potrebbe essere intravisto in Need for Speed: Underground (2003), ma da quel momento in poi, il crollo è stato verticale o quasi. Dunque quale migliore occasione di una generazione di nuove console per non fare un bel reboot? PlayStation Plus e libretto, grazie Una volta inserito il disco nella console – nel nostro caso PlayStation 4 – due saranno le cose che maggiormente “attireranno” la vostra attenzione: l’installazione, di una certa lunghezza, e il fatto che per giocare sia OBBLIGATORIO essere abbonati al PlayStation Plus. Questa la scelta effettuata dagli sviluppatori di Ghost Games, piuttosto discutibile a dire la verità, visto che la componente online è, si, importante, ma non così viscerale (come accadrà in Star Wars Battlefront a breve). Tanto per parlare chiaro e tondo: dare la possibilità al giocatore di scegliere se giocare offline oppure online, come accadeva in Burnout Paradise – titolo dal quale si è attinto in larga misura – sarebbe stato assolutamente gradito. Un po’ perché i server sono molto stabili ma non perfetti, un po’ perché a volte una manutenzione programmata vi costringerà ad uscire e rientrare in gioco, ed un po’ perché avere la certezza matematica che un inglese non entri nella mia partita e si metta a raccontare tutta la propria esistenza, scatarrando, per inciso, come se non ci fosse un domani, è un diritto che in quanto videogiocatore mi continuerò ad arrogare fino alla morte. Cosa che puntualmente è successa e di cui avrei fatto volentieri a meno grazie, magari, all’utopico – nel 2015 – “gioco non in rete” il quale permette, pensate un po’, di mettere addirittura in pausa il gioco. Cosa impossibile, in Need for Speed. Per fortuna, dopo avere cominciato la nostra avventura motoristica come peggio non si poteva fare, la strada si è rivelata essere tutta in discesa. Saremo introdotti nel mondo “underground” di Ventura Bay attraverso un filmato live action, ossia girato con attori in carne ed ossa, ed in prima persona. In realtà, tutte le varie cut-scene del gioco saranno riprodotte in base a questa scelta “stilistica”: scelta che non ci è dispiaciuta affatto, anzi. Il passaggio da realtà a videogioco non stona troppo, complice anche un buonissimo comparto tecnico di cui parleremo in seguito, e la trama, per quanto sia solo un collante tra una gara e l’altra, si lascia seguire in maniera tutto sommato piacevole. Ma sempre del contorno stiamo parlando: il nucleo vitale di Need for Speed – anche di questo reboot, ci mancherebbe altro – sono le competizioni su quattro ruote, che scopriremo presto distinguersi in base a cinque macrocategorie: Speed, Style, Tuning, Crew e Outlaw. Cinque modi di giocare diversi in base a chi, della vostra Crew, vi proporrà telefonandovi la sfida (Spyke, Manu, Amy, Robin e un losco quinto personaggio), e in base all’Icona, con la “I” maiuscola, che intendete raggiungere a suon di reputazione guadagnata. Si parla di gente del calibro di Shinichi Morohoshi, Ken Block (il termine “Gymkhana” vi dice niente?), Akira Nakai, Magnus Walker e “Fish” dei Risky Devil: questo vuol dire una buona varietà in termini di compiti da eseguire, con tanto di assetto della vettura da bilanciare. Arrivare semplicemente primi al traguardo, fare più punti di tutti gli altri derapando o fare entrambe le cose con tutte le dovute variabili del caso (magari legate agli inseguimenti della polizia, onnipresenti nelle sfide del misterioso Outlaw) è ciò di cui sono costituiti i circa 80 eventi che compongono la modalità principale, nonché l’unica. La longevità si attesta sulle dieci/quindici ore, un buon risultato considerando gli standard odierni ma allo stesso tempo troppo poco se si considera che gli sviluppatori hanno deciso di obbligare il giocatore ad essere online per giocare. Una scelta come questa avrebbe poi preteso una durata ben maggiore, nonostante la presenza di collezionabili che migliorano leggermente la situazione e la promessa di imminenti DLC gratuiti.

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