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Bit-Mentana
14/05/2016, 11:00
Publisher: 2K Games Developer: Gearbox Software Piattaforma: PS4 Genere: FPS/MOBA Giocatori: 1-2 (Online: 1-10) PEGI: 16 Prezzo: 69,99€ Vi era un tempo in cui nessuno si sarebbe mai sognato un incrocio tra uno sparatutto in prima persona, un gioco di ruolo e un Sandbox. Un giorno, però, i ragazzi di Gearbox Software si svegliarono e decisero che fosse giunto il momento di realizzare questa follia dando alla luce Borderlands: un riuscitissimo gioco in grado di unire tutti questi elementi in quello che sarebbe diventato il primo capitolo di una saga capace di far innamorare milioni di giocatori e in grado di consacrare i suoi creatori nell’olimpo degli sviluppatori. Quest’oggi, a dispetto di chi si aspettava un Borderlands 3 sulle console di nuova generazione, i Gearbox, con una scelta quanto mai coraggiosa che dimostra la volontà dei membri del team di seguire i loro desideri creativi, tentano nuovamente di stupire tutti unendo il mondo degli FPS a quello dei MOBA, due generi quanto mai distanti per meccaniche e bacino di utenza. Esperimento riuscito? Scopriamolo insieme! Born this way Iniziamo con l’archiviare la pratica relativa alla componente narrativa del titolo, la quale vede il cattivone intergalattico di turno, tale Verdain, impegnato nel distruggere tutte le stelle dell’universo al cui appello manca però ancora un’ultimo pianeta sul quale si sono rifugiati i sopravvissuti alla catastrofe. Proprio su Solus, come recita la leggenda, dalle ceneri del disastro prenderà vita un’alleanza di 25, folkloristici, eroi pronti a tutto per difendere quest ultimo baluardo di speranza. Se tutto ciò vi può sembrare qualcosa di già visto e rivisto fareste bene a ricredervi perché il gioco riserva un crescendo di colpi di scena e plot-twist degni del miglior Shyamalan! … … … Ok, ci avete beccati, stiamo scherzando: la trama, purtroppo, non presenta alcun tipo di sorpresa, ma tira dritta dal prologo alla conclusione senza provare, nemmeno per un istante, ad emozionare o coinvolgere il giocatore. Seppur vero che la possibilità di giocare in ordine casuale le missioni e di scegliere di volta in volta il personaggio con cui affrontarle renda obbligatorio fare dei tagli sulla complessità delle vicende narrate, siamo comunque convinti che qualcosa in più si sarebbe potuto fare. Ottimo lavoro, invece, quello svolto nella caratterizzazione dei personaggi e degli scenari: i Battleborn brillano tutti per originalità e con i loro tratti netti e caricaturali sembrano essere usciti direttamente dalle pagine di un fumetto; discorso simile per i coloratissimi e variegati scenari che sfoggiano un cel-shading di prima categoria. Il comparto grafico, che gode tra l’altro di un frame-rate abbastanza solido, brilla insomma più per personalità e carisma che non per potenza effettiva, esattamente come da tradizione Gearbox. Tutti per uno… Addentriamoci ora nei menu del gioco per scoprire subito come esso si divida in due macro-sezioni: una modalità Campagna, composta da 8 missioni affrontabili in singolo o in compagnia, offline in compagnia di un solo amico, online di altri 4 giocatori; e una modalità Versus in cui 2 squadre da 5 elementi si danno battaglia in 3 diverse tipologie di partita. E’ importante sottolineare fin da subito il forte legame che corre tra le due modalità: entrambe, infatti, contribuiscono ad aumentare sia il “livello di comando” che il livello dei vari Battleborn; ma chiariamo meglio questo punto. Chi non avesse mai giocato un MOBA sappia che all’inizio di ogni partita, che sia PvE o PvP, il personaggio utilizzato comincia “da zero” e, attraverso l’uccisione dei nemici e del raggiungimento di determinati obiettivi, sale di livello sbloccando nuove abilità: in Battleborn, in particolare, l’albero delle abilità prende il nome di Helix e si presenta come un filamento di DNA (lo potete osservare qui sotto) il quale, ad ogni livello raggiunto e per un massimo di 10, consente di attivare una tra le due abilità proposte, escludendo definitivamente l’altra. La peculiarità del gioco, tuttavia, sta nella presenza di un “progresso permanente”: al termine di ogni partita, il Battleborn utilizzato guadagna dei punti esperienza in base alle prestazioni dimostrate sul campo e, salendo di livello, guadagna l’accesso a una terza mutazione, generalmente molto vantaggiosa, in un determinato livello dell’Helix (1 scelta aggiuntiva in 5 livelli diversi, compresi sempre tra l’1 e il 10) che fornisce nuovi e interessanti sviluppi durante le partite. Il level cap è fissato a 15 per ogni Battleborn, ciascuno dei quali sblocca, progredendo, anche nuove skin e provocazioni. Parallelamente a tutto questo, al termine di ogni partita si ottengono anche altri punti esperienza che aumentano il livello generale del giocatore consentendogli sia di sbloccare nuovi Battleborn (ognuno sbloccabile ugualmente anche attraverso una sfida secondaria), sia pacchetti di rifornimento, acquistabili con il denaro ottenuto a fine partita. Questi ultimi si comportano come delle bustine di figurine al cui interno si trovano pezzi di equipaggiamento, più o meno rari, che possono essere attivati durante ogni match tramite una differente valuta NON cumulabile, le schegge, il che costringe il giocatore, partita dopo partita, a dedicarsi, tra le varie cose, anche alla ricerca di questa fondamentale risorsa sparsa negli scenari. Dopo questa breve analisi della struttura molecolare del gioco, girate pagina per scoprire cosa offrono di preciso le varie modalità presenti.

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