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Bit-Mentana
22/10/2016, 13:00
Publisher: 2K Games Developer: Hangar 13 Piattaforma: PS4 Genere: Free Roaming Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 69,99 € Mafia III parte forte. Ma proprio forte, fortissimo. Complici un comparto narrativo potente e una colonna sonora “d’altri tempi”, considerazione quanto più opportuna sia in termini qualitativi che cronologici, dato che ci troviamo nel ’68, complici questi due fattori, dicevamo, ci siamo messi comodi sulla poltrona per gustarci un potenziale capolavoro targato 2K Games e Hangar 13. Purtroppo, le cose non sono andate esattamente come speravamo. La Terra di Mezzo: L’Ombra di New Bordeaux La prima cosa che abbiamo citato, o quasi, è stato il “comparto narrativo”, elogiandolo. Forse, però, sarebbe stato più opportuno parlare di narrazione in senso stretto perché, sì, la trama di Mafia III ci ha convinto ma quello che poi ci ha fatto non gridare al miracolo, ma quasi, è stato il “come” le vicende vengono raccontate. Un flashback, un flashforward, una sparatoria nel “presente”, poi un altro passo avanti, uno indietro, e via così, fino a che non riusciremo concretamente a capirci qualcosa e tirare le somme del discorso; in quel preciso istante le cose si stabilizzeranno, ma l’incipit di Mafia III è veramente qualcosa di sorprendente, non solo a livello videoludico, ma anche sotto il profilo cinematografico. E’ un peccato che poi la trama diventi molto, molto più lineare, concedendosi solo qualche commento dei superstiti di lì a qualche anno rispetto alle vicende narrate. Ma qual è la trama di Mafia III? Noi vestiremo i panni di Lincoln Clay, afroamericano reduce dalla guerra del Vietnam e tornato, in men che non si dica dopo il rimpatrio, nel bel mezzo di giri “loschi”, come forse inevitabile nella New Bordeaux (in realtà New Orleans) degli anni Sessanta, corrotta, violenta, sporca e razzista. Un crimine tira l’altro, fino a ritrovarci a tentare il grande slam; le cose non vanno proprio come dovrebbero andare, anzi, la situazione precipita, e ben presto, tra voltafaccia, promesse non mantenute e ipocrisia, eccoci vivi per miracolo, senza più nulla di quel (già) poco che avevamo. La storia di Lincoln Clay, così come quella di Mafia III, è intrisa di vendetta, di sangue, di violenza e di opportunismo. Come accennato, le peripezie in sé non sono poi così complicate e nemmeno i colpi di scena così frequenti; aggiungiamoci anche dei personaggi che, per quanto piuttosto ispirati, non riescono poi autenticamente a bucare lo schermo, ed eccoci davanti ad un prodotto che senza dubbio convince, ma che non verrà ricordato tra una decina di anni come chissà quale capolavoro. Questo sotto il profilo di trama, personaggi e via discorrendo. Passando al discorso gameplay, Mafia III è un classico free roaming, con il suo mondo da esplorare (vasto il giusto) e le sue missioni, primarie e secondarie, da completare. Ci teniamo a mettere subito i puntini sulle “i” affermando come le attività da svolgere nel titolo Hangar 13 non siano poi molte, a differenza del titolo che ha settato nuovi standard in questo genere, ossia il campione di vendite multimilionario Grand Theft Auto V. Il timore è che queste vengano inserite piano piano a pagamento, un po’ come accaduto di recente con Fallout 4, dato che i contenuti del Season Pass non sono ancora stati specificati minuziosamente, e stando alle descrizioni che si trovano online apprendiamo che ognuna delle tre espansioni previste porterà in dote “nuove storie, personaggi e funzionalità di gioco legati al mondo criminale di New Bordeaux.” Qualsiasi cosa voglia dire, le attività che potrete svolgere al momento al di fuori delle missioni sono davvero poche. Ma, allora, in cosa consistono queste missioni? Purtroppo o per fortuna, è presto detto. Lo schema che si sussegue in Mafia III è infatti estremamente ripetitivo, monotono, forse, sul lungo termine, pure noioso. Proprio la ripetizione continua delle meccaniche di gioco, insieme ad un level design quasi assente, costituisce il maggior difetto delll’opera di Hangar 13. Che cosa intendiamo con ciò? Intendiamo dire che, dall’inizio alla fine del gioco, non dovrete fare altro che: individuare chi sta a capo di un determinato racket; minare le sue fondamenta interrogando gli informatori, distruggendo le sue proprietà o uccidendo i suoi scagnozzi; affrontarlo in un faccia a faccia, dopo averlo “intercettato” tramite cimici nel caso in cui lo si voglia assoldare, al fine di aumentare i vostri introiti; affidare il racket ad uno dei vostri alleati, quelli che si intravedono nei diversi trailer diffusi prima dell’uscita del gioco; ripartire dall’inizio, scalando mano a mano la piramide che vi porterà ad affrontare Sal Marcano, il responsabile principale, ma non l’unico, delle vostre più recenti sofferenze. Il procedimento è molto simile a quanto visto ne La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor, senza che però ne vengano replicate le apprezzabili sfumature relazionali. Insomma, non ci capita molto spesso di dirlo, ma un (bel) po’ più di script sarebbe stata una manna dal cielo.

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