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Visualizza Versione Completa : [News] Rise of the Tomb Raider: 20 Year Celebration – Recensione



Bit-Mentana
05/11/2016, 12:00
Publisher: Square Enix Developer: Crystal Dynamics Piattaforma: PS4 Genere: Adventure celebrante Giocatori: 1-2 PEGI: 18 Prezzo: 59,99 € Da eroina PlayStation 4, in una contingenza storica nella quale i sentimenti contano sempre meno, non solo Lara Croft è diventata “multipiattaforma”, ma si è anche presa la briga di essere un’esclusiva Xbox One per un anno intero, di fatto. Roba da matti. La bella archeologa ha tentato di farsi perdonare attraverso questa edizione “20 Year Celebration”, che celebra la sua storia ventennale e contiene al suo interno i miglioramenti effettuati al gioco originale, oltre che tutti i contenuti scaricabili usciti dopo la release. Si sarà dunque fatta perdonare? Sì. E pure alla grande. L’attesa del piacere è essa stessa il piacere Dicevamo, in quanto possessori di PlayStation 4, abbiamo dovuto attendere un annetto per mettere le mani sull’ultima avventura della signorina Croft. Un anno, però, è anche il tempo della storia intercorso da quanto avvenuto nel reboot Tomb Raider e questo suo sequel diretto; tanto per cambiare, eccoci sempre alle prese con tombe da scoprire, nemici pronti a metterci i bastoni tra le ruote, colpi di scena e pretese di immortalità. Ma andiamo con ordine. Dopo essere venuti a conoscenza di alcune ricerche effettuate da nostro padre, caduto preda della depressione e pure della follia – almeno così si dice – in seguito alle stesse, decidiamo, ovviamente nei panni di Lara, di proseguirle, sia per non deludere il nostro vecchio che per riscattare la sua figura. Dopo una breve introduzione eccoci dunque alla caccia della misconosciuta Tomba del Profeta, della città perduta (!) di Kitež e della promessa dell’immortalità, a cui si è già accennato. A tentare di farci desistere dall’impresa c’è Ana, la compagna del signor Croft; ma, ovviamente, facciamo orecchie da mercante (anche perché altrimenti il gioco durerebbe una mezz’oretta: un problema non da poco, ne converrete) e organizziamo una spedizione per la Siria. Qui incontriamo l’organizzazione paramilitare dedita al paranormale nota come Trinità, guidata dallo spietato Daniele Bossari Konstantin, ma dopo un colpo di scena che non staremo qui a rovinarvi, ci troviamo in Siberia in compagnia del caro amico Jonah. Anche in questa fredda terra l’organizzazione ha messo le radici, per il nostro sommo dispiacere; si è stabilita in maniera così stabile che nemmeno Lara riuscirà ad ottenere granché, per quanto scafata, nonostante la giovane età. Anzi, verrà imprigionata, e da qui in poi, nelle dieci-quindici ore di gioco totali della campagna, si susseguiranno una serie di sorprese, voltafaccia e colpi di scena, che non è il caso di svelare in sede di recensione… Da quel che avete potuto capire, la trama di Rise of the Tomb Raider si incanala nel filone delle più classiche avventure, siano esse videoludiche (Uncharted), siano esse cinematografiche (Indiana Jones), siano esse letterarie (L’Isola del Tesoro). C’è un obiettivo comune, ci sono due o più fazioni in lotta per raggiungerlo, di solito facilmente ascrivibili alle categorie dei “buoni” o dei “cattivi”, con alcuni personaggi pronti però a cambiare i propri alleati in base alla situazione, e c’è tanta azione, alimentata con più o meno continuità. Le peripezie dunque si seguono con molto piacere, anche se nessuno probabilmente griderà al miracolo, nonostante le pregevoli cut-scene e il carisma, intaccato, di Lara; bisogna sottolineare forse come i Naughty Dog siano ancora un gradino sopra tutti per quel che riguarda la piacevolezza della narrazione e la scrittura della sceneggiatura, ma, detto questo, ci troviamo davanti ad un’opera di assoluta validità.

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