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Visualizza Versione Completa : [News] Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate – Recensione



Bit-Mentana
22/11/2016, 11:30
Publisher: Aksys Games Developer: Spike Chunsoft Piattaforma: PS Vita Genere: Roguelike Giocatori: 1-2 PEGI: 12 Prezzo: 39,99 € “L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso.” Anne Carson Se vi trovate in Giappone e chiedete un gioco di ruolo particolarmente ostico, la prima risposta che vi verrà data potrebbe non essere “Dark Souls”. Dal 1995 infatti tiene banco un brand che si diverte a far dannare i giocatori con dungeon generati casualmente, meccaniche da roguelike ed un protagonista silenzioso ma letale: stiamo parlando della saga di Shiren the Wanderer, sbarcata su PlayStation Vita con l’episodio dal lunghissimo sottotitolo The Tower of Fortune and the Dice of Fate. Viaggiatore silenzioso La trama non è esattamente un motivo di vanto per la saga di Shiren, e questo episodio, remake del quinto capitolo sbarcato su Nintendo DS nel lontano 2010, non fa decisamente eccezione. Shiren è un viaggiatore solitario dotato però di una grandissima forza d’animo, della capacità di sconfiggere anche i mostri più letali e soprattutto di una spiccata propensione ad aiutare il prossimo. Ecco perché, giunto nel villaggio di Inori, non può ignorare il pianto disperato di una giovane coppia residente lì: lei, Oyu, affetta da una maledizione che le lascerà ottimisticamente solo qualche mese di vita, lui, Jirokichi, sfortunato amante intenzionato a fare di tutto per salvare la sua bella, compreso scalare la mortale Torre della Fortuna (la Tower of Fortune del titolo appunto) in cima alla quale pare risieda la Dea del Fato, forse l’unica in grado di salvare Oyu. Come detto il loquace Shiren non può sorvolare su questa tragedia e, tradito dal suo buon cuore, decide di unirsi a Jirokichi in un viaggio che lo porterà ad esplorare la torre tra passato, presente ed anche futuro, accompagnato da colui che farà da interlocutore al posto nostro, una creatura parlante, simile ad un furetto, di nome Koppa. Nulla più che un pretesto quindi per calarci in una serie di dungeon a generazione random, all’interno dei quali troveremo la gloria oppure, nei casi più disperati, la morte, oltre ovviamente ad una serie di oggetti da recuperare, mostri da sconfiggere e trappole da evitare. Ditemi quando è il mio turno Come accennato nelle prime battute di questa recensione, Shiren the Wanderer è da sempre considerato un titolo ostico da affrontare, con tanto di colorite imprecazioni ad accompagnare ogni partita. Il lavoro più grande svolto dai ragazzi di Aksys Games è stato però quello di rendere più accessibile il titolo rispetto ai predecessori, per catturare un più nutrito gruppo di utenti. Seppur molto noto e diffuso in Giappone infatti, questo brand ha sempre avuto una ristretta cerchia di estimatori per via di questa difficoltà di accesso per i neofiti della saga. The Tower of Fortune and the Dice of Fate si presenta invece come entry level dei roguelike, proponendo una struttura sì punitiva ma nel contempo semplice da assimilare. Il meccanismo di gioco è presto spiegato: Shiren avrà accesso a tre zone di difficoltà crescente, all’interno della quale ci verrà chiesto di superare una serie di piani infarciti di pericolosi mostri ma anche di numerosi oggetti da raccogliere. Le scale ci permetteranno di passare immediatamente al piano successivo, senza però possibilità di tornare sui nostri passi. In caso di decesso, tutto quello che avremo raccolto e non depositato in appositi oggetti o presso i vari mercanti della città (compreso il denaro racimolato) saranno persi, ed il povero Shiren, cornuto e mazziato, ripartirà dal livello 1. Una bella batosta, evitabile però con tanta tattica e soprattutto con un’assidua pratica, dato che il meccanismo di gioco premierà la dedizione sopra ogni altra cosa.

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