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Bit-Mentana
18/12/2016, 11:40
Publisher: Curve Digital Developer: Perfectly Paranormal Piattaforma: PS4 Genere: Vita Manuale Giocatori: 1-2 PEGI: 16 Prezzo: 9,99 € Cosa potrebbe mai succedere se tu, tu che sei abituato a non combinare una mazza tutto il giorno, dovessi morire, e poi ti ritrovassi a scendere a compromessi con la Morte in persona? Si tratta di un “tu” metaforico che non si vuole riferire a nessun lettore specifico, ci mancherebbe, ma è questa la folle idea alla base di Manual Samuel, interessante produzione indipendente che abbiamo avuto modo di giocare e che vi raccontiamo quest’oggi. Federica, la mano amica Entriamo un po’ più nel merito del discorso. Samuel, per gli amici Sam, è ricco, viziato e nullafacente. Un “bel giorno” (di sicuro non per lui), mentre sta bevendo un caffè con la fidanzata, tra un peripezia e l’altra perde tragicamente la vita, investito da un camion che passa proprio davanti al locale da cui è appena uscito, dopo avere consumato ciò che ha ordinato. L’onnipresenza di uno humor “nero” e spaccatissimo si constata sin dalle prime battute, quando, una volta raggiunti gli inferi, la Morte, ossessionata dalle acrobazie su skateboard, ci propone di restituirci la vita, se vivremo un giorno intero “per contrappasso dantesco”, cioè svolgendo ogni singola attività manualmente, dai cazzoni sfegatati che eravamo, come diceva il poeta. Non ci soffermeremo oltre sulla trama dal momento che è sufficientemente simpatica da meritare di essere scoperta passo dopo passo, con tutti i personaggi secondari che ne conseguono – come, ad esempio, l’altro Cavaliere dell’Apocalisse “Guerra”, che definire informale sarebbe un eufemismo, per la serie: i tempi di Darksiders sono proprio lontani. Al di là di questo aspetto, c’è anche un motivo molto più pratico, per cui non vale troppo la pena analizzare i fatti che si susseguono in Manual Samuel: gli otto capitoli di cui è composta la modalità principale non durano più di un’oretta e mezza, dunque procedendo nel racconto giungeremmo dopo poche righe al finale. Ma in che cosa consiste questo dovere “vivere manualmente” di cui si è fatto cenno? Molto semplice, nella sua assurdità. Il nostro povero Samuel è praticamente incapace di svolgere qualsiasi azione senza il nostro input, dunque dovremo sbattere gli occhi per evitare che quanto presente a schermo perda nitidezza, attraverso una ciclica e ripetuta pressione del tasto “X”; dovremo inspirare ed espirare alterando Quadrato e Cerchio al fine di non perdere conoscenza; dovremo lavarci i denti, farci la doccia, infilarci le scarpe ma soprattutto fare la pipì attraverso la pressione di tasti via viva indicati a schermo – che a volte richiederanno vere e proprie contorsioni delle dita – in una sorta di Quick Time Event costante. Data la situazione assurda in cui ci troviamo, non mancheranno situazioni ben più estreme dominate dal fattore “action” – una nell’ultimissimo capitolo, in particolare, è particolarmente macabra – che ci vedranno, ad esempio, alla guida di un robot, costruito dall’azienda di nostro padre, a sterminare suoi simili, tra scudi, mitragliatrici e missili.

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