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Visualizza Versione Completa : [News] Danganronpa 1/2 Reload – Recensione



Bit-Mentana
28/03/2017, 01:20
Publisher: NIS America Developer: Spike Chunsoft Piattaforma: PS4 Genere: Avventura grafica Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 39,99 € Nell’ormai lontano 2010, Danganronpa ha fatto la sua prima comparsa su PlayStation Portable conquistando il pubblico giapponese con l’irriverenza dello spietato Monokuma e l’ottima caratterizzazione di tutto il cast di personaggi. Per vederlo in Occidente ci sono voluti quattro anni, grazie a NIS America che ha portato anche il seguito del gioco in Europa e America nel 2014. Sempre dedicati alla saga sono stati anche realizzati diversi anime e manga, a testimonianza di quanto il popolo nipponico abbia amato questa storia e i suoi protagonisti. In preparazione all’arrivo del terzo episodio, gli sviluppatori hanno pubblicato su PlayStation 4 un bundle, contenente i primi due episodi della saga, grazie ai quali non avrete più scuse per non provare questo videogioco. Provando a recensire Danganronpa la domanda che ci siamo posti è stata: può essere apprezzato anche da un pubblico occidentale? Fidarsi è bene… Cominciamo parlando del primo dei due giochi presenti in questa raccolta Danganronpa: Trigger Happy Havoc. Parleremo della trama innanzitutto, ma non aspettatevi troppi dettagli: il gioco è infatti quasi interamente incentrato sulla narrazione e anche un minimo spoiler potrebbe rovinarvi l’avventura. Makoto Naegi è uno studente come tanti, fino al giorno in cui viene estratto a sorte per frequentare la celebre Hope’s Peak Academy. In questo istituto vengono selezionate le migliori “promesse” del Giappone, in modo da garantire a questi ragazzi un futuro di successo. Tutti hanno un talento: c’è chi eccelle nel nuoto o nelle arti marziali, chi è già uno scrittore di successo o magari chi fa parte di una delle band musicali più famose del Giappone. Ben presto però gli studenti verranno coinvolti in un sadico gioco in cui le loro vite saranno appese ad un filo: l’orso robotico Monokuma si è eletto preside di Hope’s Peak e ha rinchiuso i ragazzi nella struttura fino alla fine dei loro giorni, a meno che non comincino ad uccidersi l’uno con l’altro. Il malvagio orso ha infatti stabilito che soltanto togliendo la vita ad un proprio compagno senza farsi scoprire dagli altri è possibile lasciare la scuola; di contro però, c’è che se si viene incastrati, Monokuma in persona punirà l’omicida con una delle sue sadiche esecuzioni. Ogni volta che viene scoperto uno studente deceduto viene indetto un processo, e se alla fine di questo non viene individuato il colpevole, tutti gli studenti innocenti vengono uccisi, con l’omicida libero di tornare nel mondo civilizzato. Inutile dire che il nostro obbiettivo in questa avventura sarà quello di sopravvivere ad ogni processo, ma soprattutto di trovare la verità. Sono infatti tantissimi i misteri che circondano Hope’s Peak: chi è Monokuma, dove è finito il preside, come si può fuggire dall’istituto (sempre che sia possibile farlo) e cosa c’è dietro alle identità dei nostri compagni di scuola? Tutto verrà svelato a tempo debito. La trama è veramente di altissima caratura e tra colpi di scena continui e profondità dei temi trattati, ci troviamo di fronte ad un opera che rasenta la perfezione sotto questo punto di vista. È quasi impossibile staccarsi dallo schermo e più si va avanti con la storia, più misteri vengono fuori e più la vicenda diventa intrigante e avvincente. Danganronpa prende spunto da tante opere letterarie e non, mantenendo però una sua identità ben precisa: c’è la violenza e la sfiducia nel genere umano di Saw – L’enigmista, c’è la sorveglianza di Monokuma che tanto ricorda quella del romanzo 1984 di George Orwell e ci sono crimini da svelare degni dei migliori romanzi di Agatha Christie. Nonostante ciò, raramente avvertirete la sensazione di déjà vu, a testimonianza dell’originalità e della qualità dell’opera. … non fidarsi è meglio! Dopo aver portato a termine la splendida avventura del primo Danganronpa, ci siamo cimentati nel secondo episodio intitolato Danganronpa 2: Goodbye Despair. In questa storia, ci ritroveremo a vestire i panni di Hajime Hinata, uno degli studenti selezionati dalla Hope’s Peak Academy. Come il suo precedessore, Hajime si ritroverà in una situazione tutt’altro che rosea: i ragazzi vengono misteriosamente trasportati su un’isola deserta nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico da Usami, che sembra essere esattamente l’opposto del malefico Monokuma. La stessa Usami tranquillizzerà gli studenti, giustificando il viaggio come una sorta di gita scolastica volta a promuovere la socializzazione tra loro stessi. Monokuma però non sarà esattamente d’accordo con questa visione del mondo, e ben presto la pace iniziale diventerà solo un lontano ricordo. L’orso bianco e nero ristabilirà le regole già viste nel primo episodio, dando il via ad una serie di omicidi commessi con la speranza di poter fuggire dall’isola. Anche in questo capitolo sono tantissimi i misteri e andando avanti, la trama si infittisce di dettagli e sfumature, facendosi sempre più intricata e coinvolgente. Se però il primo Danganronpa è stato una totale sorpresa, questo secondo capitolo si è rivelato più una sorta di “more of the same” che qualcosa di totalmente nuovo. Questa scelta non ci è dispiaciuta del tutto, vista la qualità di entrambi i giochi, ma probabilmente non ci ha permesso di apprezzare Danganronpa 2 in relazione alla sua qualità effettiva. Qualità di cui, in tempi non sospetti, provò a parlarci il nostro Stefano nella sua dettagliatissima recensione dedicata alla versione PlayStation Vita del gioco. Non è tutto oro quel che luccica Il detto popolare che abbiamo scelto per introdurre il paragrafo dedicato ai personaggi dell’avventura non è casuale: tutti gli studenti della Hope’s Peak, sia nel primo che nel secondo Danganronpa, nonostante possano sembrare piuttosto stereotipati a primo impatto, si dimostreranno menti criminali non indifferenti. Spesso i più insospettabili si riveleranno i più cinici, al contrario dei più burberi che potrebbero sorprendervi con gesti di inaspettato altruismo. Insomma, quello che vogliamo dire è che i personaggi creati dagli sviluppatori sono talmente credibili da sembrare vivi, imprevedibili con i loro modi di pensare e di agire. Il character design è inevitabilmente condizionato dalla cultura orientale, ma temi come l’amicizia, il tradimento, la fiducia, la disperazione e la speranza, sono universali e permettono anche ai giocatori occidentali di immedesimarsi nei protagonisti. In conclusione ci sentiamo di darvi un piccolo consiglio: evitate di affezionarvi troppo o potreste rimanere scottati dagli eventi che vi travolgeranno. Nessuno è al sicuro e nessuno è innocente a Hope’s Peak, questo è poco ma sicuro.

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