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Visualizza Versione Completa : [News] The Inner World – Recensione



Bit-Mentana
05/05/2017, 11:10
Publisher: Headup Games Developer: Studio Fizbin Piattaforma: PS4 (disponibile anche per Mobile) Genere: Punta e Clicca Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 14,99 € Se c’è un genere per cui più degli altri si può parlare di seconda giovinezza è quello dei Punta e Clicca, accompagnato dai Platform e dai Puzzle game. Non solo per via di Telltale, che con i suoi giochi ha partorito veri e proprio eredi spirituali dei cosiddetti “classici”, ma anche per un riemergere di meccaniche strettamente tradizionali. E’ il caso di The Inner World, sviluppato dai ragazzi dello Studio Fizbin e pubblicato da Headup Games. Ma cosa ti è accaduto Robert?! Asposia è un mondo misterioso, arieggiato da tre fontane di vento, necessarie per la sopravvivenza. Qui vive Robert, ingenuo ragazzo che fa da musicante allo scorbutico ma rispettato (per via di meriti tutti da verificare) maestro Conroy. Le cose, però, sono in procinto di cambiare visto che una fontana dopo l’altra si sta prosciugando, e da queste stanno uscendo terribili creature, i Basylian, capaci di pietrificare una persona con lo sguardo; sarà ovviamente Robert a essere chiamato a salvare il mondo di Asposia. Per farlo, sarà aiutato dalla ladra Laura, oltre ad altri bislacchi individui e creature che troveremo nel nostro percorso. Non moltissimi, in realtà, visto che il gioco dura solo una manciata di ore divise in cinque capitoli, ma comunque sufficientemente memorabili da rimanere impressi nella memoria del giocatore; uno su tutti è certamente Steve/Pete, due persone in una, complice un disturbo psichico di quelli giusti, ma anche la creatura corrosiva dotata di un ego del tutto particolare, nota come “gorf”, che troveremo in una foresta paludosa. A tutto questo aggiungiamo, ovviamente, che le cose non sono come sembrano… Non aspettatevi chissà quale trama e quale colpo di scena degno di nota, per carità. La piacevolezza di The Inner World si basa per lo più sulla narrazione e su quanto siano strampalati e personaggi e situazioni in cui ci troveremo; rimane il fatto che sarà un piacere accompagnare Robert fino all’epilogo e allo scorrere dei titoli di coda. Per quanto riguarda il “come” ludicamente ciò avvenga, beh, su quello abbiamo alcune critiche da muovere. Il gameplay, infatti, è quello estremamente classico di un Punta e Clicca con un inventario, la possibilità di usare un oggetto, unirlo ad un altro, parlare con un personaggio e scegliere diverse opzioni di risposta. Più classico di così, si muore. Troviamo anche alcuni puzzle game da risolvere che spezzano un po’ il ritmo, per fortuna, per quanto non siano niente di complicato. Se c’è qualcosa di difficile, in The Inner World, è più che altro il capire cosa fare e quando farlo, poiché a volte la soluzione sarà davvero troppo assurda o addirittura fuori luogo; non a caso il rischio di rimanere “bloccati” ogni due minuti è alto, in certi frangenti, così come quello di rivolgersi a qualche guida disponibile in rete per la soluzione. Forse proprio per prevenire il dilagare di questo mezzo non proprio cristallino di procedere, gli sviluppatori hanno inserito in-game, previa pressione del tasto L2 (e previo mancato ottenimento di uno specifico trofeo), alcuni suggerimenti di gioco che ci mostreranno, poco per volta, cosa fare. Certo, quello che differenzia un capolavoro, come Silence o Monkey Island, da un gioco normale, come The Inner World, è una calibrazione perfetta della difficoltà dell’enigma. Nel primo caso, il giocatore dà tutto sé stesso per risolverlo, e poi, spesso, ce la fa; nel secondo, all’ennesimo girovagare a vuoto, cerca immediatamente aiuto “perché tanto quello che devo fare è talmente improbabile che non ci arriverò mai, se non per caso”. Questa frase potrebbe essere detta un po’ troppe volte da parte del giocatore medio di The Inner World, per capirci.

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