Publisher: Electronic Arts Developer: Electronic Arts Canada Piattaforma: PS4 Genere: Sportivo di menare Giocatori: 1-2 PEGI: 16 Prezzo: 69,90 € Probabilmente, se avete aperto questa recensione, è perché già conoscete il titolo in questione e soprattutto lo sport a cui fa riferimento, e cioè l’MMA (mixed martial arts); è comunque opportuno spendere qualche parola per la disciplina, la cui popolarità è in rapida ascesa ma tuttavia ancora non troppo nota in Europa, soprattutto in Italia. Le MMA sono uno sport di lotta nato nel secondo dopoguerra, e prendono spunto da varie arti marziali, come si può intuire dall’acronimo inglese: l’obiettivo di ogni match è sostanzialmente quello di darsi mazzate fino a quando uno dei due contendenti va KO oppure perde ai punti, similmente a quanto accade nella boxe, ad esempio. Ed è in tutto questo che entra l’UFC (Ultimate Fighting Championship), la lega più famosa ed importante di arti marziali miste, che dà appunto il nome al gioco in questione. I vertici dell’UFC hanno saputo in questi anni gestire perfettamente il proprio prodotto, rendendolo più appetibile attraverso alcune modifiche al regolamento (prima degli anni 2000 era una vera e propria lotta senza regole, al contrario di oggi) ed investendo ingenti quantità di denaro in marketing. Tutto ciò si è tradotto in una vera e propria macchina di soldi originata da match spettacolari, pieni di sangue e che, dati alla mano, non provocano praticamente mai infortuni permanenti ai lottatori (almeno in apparenza). Here comes the money Ovvio che in un business del genere si infili di prepotenza anche il mondo dei videogiochi, anche se EA, complice anche i diritti di sfruttamente precedentemente denuti dall’ormai defunta THQ, si è gettata nel ring dell’MMA da nemmeno tre titoli, commettendo quella serie di fisiologici errori che costruiscono quella che è la storia di ogni sportivo. E così, dopo un capitolo non troppo riuscito, UFC 2 torna due anni più tardi pronto a far tesoro degli errori passati. Dopo aver fatto partire il gioco, ed aver visualizzato la schermata di rito del titolo, verremo subito messi prepotentemente nel vivo di un match che avrà il compito di darci un’infarinatura sul sistema di controllo, col quale i veterani della serie si troveranno subito in confidenza. I tasti R1 ed R2 saranno adibiti alla parata alta e bassa, mentre L1 ed L2 ci faranno mirare rispettivamente alla parte superiore ed inferiore dell’avversario. Con i tasti “cerchio” ed “X” effettueremo dei calci, leggeri o potenti, e di riflesso, con i due pulsanti rimanenti rimanenti, potremo dare il corrispettivo in termine di pugni. Semplice, in apparenza. Una volta terminato questo breve tutorial, avremo finalmente accesso al menù principale, dall’interfaccia molto simile a quella a cui ci ha abiutato la saga calcistica EA di FIFA, con tutte le modalità che ne conseguono; il consiglio è comunque quello di andare direttamente a compulsare l’addestramento vero e proprio, dove si potranno approfondire le conoscenze del gameplay, oppure iniziare la modalità carriera, dove potremo in ogni caso effettuare i medesimi allenamenti. Wrestling? Non proprio Qui si verrà introdotti al magico mondo dei clinch e delle prese; purtroppo dobbiamo constatare che questo secondo e più approfondito tutorial mostra delle carenze visibili, sia per quanto riguarda gli esercizi da svolgere (il cui grado di superamento dipenderà spesso, più che dalle nostre capacità, dal volubile atteggiamento dell’intelligenza artificiale) che per l’effettiva utilità di quanto appreso, soprattutto per quanto riguarda gli appena citati clinch, prese, sottomissioni eccetera, che richiedono l’utilizzo di una combinazione di direzioni impresse alle levette analogiche che potrebbero risultare forse fin troppo caotiche. Certo, soprattutto per uno sportivo il gameplay è un comparto storicamente stratificato, e per padroneggiarlo al meglio il miglior allenamento è sempre quello di fare sfide su sfide, ma insomma, per uno sport in crescita come quello delle MMA, ma comunque non paragonabile alla popolarità di basket o calcio, un tutorial più approfondito era lecito aspettarselo, alla luce del bacino d’utenza non proprio di livello mondiale. Le mani non le meni le meni non le mani Parlando di gameplay vero e proprio, i passi in avanti rispetto al capitolo precedente ci sono eccome. La struttura dei combattimenti risulta molto più realistica rispetto al passato, con pugni e calci che riscontrano un feedback effettivo pad alla mano, coadiuvati poi da un sistema di stamina realistico e convincente, anche se, come si è già detto, qualche passo in avanti deve essere fatto in termini di prese e clinch, che si risolvono spesso in modo fortuito o casuale. Fra i pregi di UFC 2 c’è sicuramente il maestoso roster, che conta più di 200 lottatori, tutti immortalati alla perfezione in ogni loro aspetto estetico e suddivisi nelle categorie di appartenenza (pesi massimi, welter, gallo e via discorrendo, ed in cui rientrano ovviamente anche quelli riservati alle donne). Ogni combattente ha un suo peculiare stile, e vedremo così McGregor scalciare in modo meraviglioso o la amatissima Ronda Rousey caricare come un toro. Purtroppo quel che manca è la sensazione di approcciarsi ad un combat system realmente eterogeneo, andando quasi a rompere la definizione di “arti marziali miste”, portando così ogni lottatore a combattere praticamente solo in base alle proprie specificità, con una differenziazione di colpi solamente abbozzata.

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