Abbiamo mischiato qualche pozione per realizzare la recensione Speedrun di Alchemy Garden. Il nuovo titolo di MadSushi Games e JanduSoft si propone come un deciso rivale del mitico Animal Crossing, aggiungendo però un pizzico di magia alla nota formula da life simulator. Basterà qualche pozione per farci trasferire in una nuova città?

Porting, che passione
Se siete sempre attenti alle novità nell’orbita dei giochi indipendenti, probabilmente saprete che Alchemy Garden non è un gioco di primo pelo. L’opera di MadSushi Games è infatti stata pubblicata con alterne fortune già lo scorso dicembre su PC, scaldando però solo una piccola nicchia di utenti appassionati di queste simulazioni.
Nonostante questo, JanduSoft ha deciso di dare fiducia al progetto, proponendo una trasposizione giunta su PlayStation nel mese di settembre. Le modifiche sono state minime, con un adattamento che si è soffermato principalmente sulla gestione dei comandi su PlayStation. La trama rimane pressoché assente: un anonimo personaggio a cui daremo noi un’identità diventa proprietario di un negozio di pozioni.
Scelto il nome della nostra impresa, riceveremo una lettera dall’accademia dell’alchimia che ci fornisce i primi strumenti e indicazioni per dare il via al nostro impero delle vendite di misture. Alchemy Garden non brilla per narrazione, inserendo una manciata di NPC senz’anima pronti a darci semplici missioni o venderci oggetti. Il grosso del divertimento si concentra nella realizzazione delle pozioni, 31 in totale, per le quali non avremo ricetta.
Sfruttando infatti le risorse che coltiveremo nel nostro orto potremo ottenere dei fiori, che potranno essere mischiati tra loro per ottenere intrugli magici dagli effetti diversi. Il mix sarà sempre causale, permettendo al giocatore di sperimentare per scoprire diverse formule. Si tratta anche dell’elemento più interessante di un gioco che, purtroppo, non brilla sotto molti altri aspetti.

Il gameplay di Alchemy Garden
Trattandosi di un life simulator sullo stile di HARVEST MOON, non stupisce che la difficoltà di Alchemy Garden sia tutta nel creare abbastanza risorse da soddisfare le richieste che riceveremo. Dovremo seminare e curare i fiori, utilizzando strumenti che andranno in corso a deterioramento. Lo stesso negozio avrà bisogno di manutenzione (e molto denaro) per lavorare al meglio e attirare clienti.
Il tutto sarebbe anche simpatico, se i comandi non rendessero complessa anche la sola gestione dell’inventario e del commercio. Il sistema drag and drop risulta ancora troppo legato al concetto di mouse, togliendo al gioco un po’ di immediatezza. Inoltre molte azioni si riveleranno incredibilmente ripetitive, tanto che dopo circa mezz’ora ci sembrerà di aver già visto tutto ciò che il titolo ha da offrire.
Non aiuta nemmeno la presenza di un villaggio in cui vagare, perché come detto i nostri compaesani avranno davvero poco da spartire con noi. Diversamente da altri giochi simili, in cui l’interazione sociale è uno dei pilastri portanti, Alchemy Garden sembra solo un mondo vuoto pieno di persone desiderose di pozioni.
Non aiuta nemmeno un comparto tecnico non esattamente all’avanguardia: la grafica con personaggi super deformed scimmiotta quella del già citato Animal Crossing, in una versione però meno pulita e con un numero di dettagli decisamente inferiore. Discreta la personalizzazione del personaggio, dimenticabile invece la colonna sonora che accompagna le avventure dei giocatori nel mondo dell’alchimia.

Il Platino di Alchemy Garden
Ottenere tutti i trofei di Alchemy Garden, Platino compreso, sarà un’impresa tanto semplice quanto lunga. Il livello di difficoltà rasenta lo zero, complice l’assenza di vere sfide, ma per sbloccare le varie coppe bisognerà ripetere determinate azioni un certo numero di volte. Sarà inoltre necessario completare eventi legati alla storia, acquistare terreni e ovviamente creare tante (troppe) pozioni.