Devi scegliere, ma scegli con saggezza

Ha dunque senso proporre certi giochi su una console? La risposta potrebbe direttamente essere un secco “No”, ma è anche vero che molti videogame sono stati modificati appositamente per girare ad esempio su PlayStation 4, il che denota se non altro un grosso sforzo da parte degli sviluppatori.

La domanda appena posta però sarebbe a nostro dire da riproporre in un’altra versione, ossia “Ha senso proporre il tal gioco su tal console?”. I videogiocatori, soprattutto nell’ultimo periodo, si stanno dedicando a console come PlayStation 4 e Xbox One, mentre altre come Wii U oppure la tanto bistrattata PlayStation Vita marciscono nei magazzini dei negozi di elettronica: sembra dunque più che logico che il mercato si concentri su queste due piattaforme.

Prendendo però come esempio un titolo recentemente incluso nella Istant Game Collection come Azkend 2 viene però spontaneo chiedersi “Ma non avrebbe avuto più senso su PlayStation Vita?”. La ricerca continua di nuovi rami di vendita sembra stia infatti spingendo molti producer ad eseguire porting su console dove non riescono a rendere al meglio, giusto per buttare le reti nei mari in cui il pesce è più abbondante.

Questo ovviamente non può che portare, oltre che ad un’insoddisfazione generale, a critiche (giustificate) da parte della stampa che si occupa di recensire questi giochi: la sufficienza striminzita non rispecchia quindi le vere potenzialità del titolo ma punisce l’insensatezza del porting, come appunto nel caso del già citato Azkend 2, magari non il miglior puzzle game di tutti i tempi ma sicuramente dignitoso da vedere sullo schermo di una console portatile e magari touch.

Buoni o cattivi, non è la fine

Giudicare a priori un porting non è ovviamente facile: dietro ad un successo di vendite su smartphone e tablet si può celare un potenziale flop su console: se venisse proposto una versione PlayStation 4 di Clash of Clans probabilmente la eviteremmo come la peste, dato che il Dualshock si è sempre (o quasi) dimostrato nemico dei giochi tattici.

Quello che sembra quanto meno dovuto agli utenti è una sorta di filtro da parte di Sony, un controllo qualità che eviti che titoli dal livello troppo basso per essere ritenuti all’altezza di PlayStation vengano bloccati all’origine, così da non riempire lo Store di titoli come Azkend o Life of Black Tiger, il cui destino è quello di essere venduti per pochi spiccioli o direttamente resi free-to-play.

Questo discorso andrebbe poi abbinato alla già citata richiesta, da muovere invece ai producer stessi, di puntare ad eseguire il porting dei propri titoli senza snaturarli e quindi limitandosi a proporli su dispositivi che permettano all’utente finale di sfruttarne appieno ed al meglio tutte le funzionalità.

Va ovviamente compreso anche il lato economico, che sicuramente spinge la stessa Sony a lasciare sempre più campo aperto ai producer (indipendenti e non) così da ingrandire il parco titoli ed incamerare una parte dei ricavati, anche se come detto quelli che ne risentono di più sono sicuramente gli utenti.

A conti fatti, comunque, quello del porting sembra essere un fenomeno difficile da arginare ed a cui le bocche buone abituate alle esclusive console oppure gli appassionati dei giochi da 70 euro al day one dovranno sicuramente fare l’abitudine anche se, fortunatamente, nessuno verrà obbligato ad acquistare.