Curious Expedition 2 – Recensione

Sviluppatore: Maschinen-Mensch Publisher: Thunderful Publishing Piattaforma: PS4 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 19,99 € Italiano:

“Non si può mai attraversare l’oceano se non si ha il coraggio di perdere di vista la riva.”
Cristoforo Colombo

Poco più di cinque anni fa il duo Maschinen-Mensch creò Curious Expedition, un’avventura di stampo roguelike in grado di mischiare esplorazione e narrazione. Chi pensava però che il viaggio fosse terminato dovrà ricredersi, perché grazie a Thunderful Publishing approda su PlayStation 4 il divertente Curious Expedition 2. Siamo tornato tra foreste e indigeni per un’avventurosa recensione.

Mari e monti

Chi ha affrontato il primo capitolo di quella che a tutti gli effetti sta diventando una saga, si troverà decisamente a suo agio. Curious Expedition 2 si dimostra fin da subito più curato del predecessore, con una grafica che abbandona i poligoni per passare a disegni realizzati a mano di grande qualità. Gli appassionati dei giochi da tavolo (per cui questo gioco è particolarmente indicato) potranno notare uno stile che ricorda molto da vicino opere come La Spedizione Perduta di Studio Supernova. La scelta è vincente, perché grazie anche ai colori sgargianti l’opera cattura subito l’occhio del giocatore.

A rapirlo definitivamente ci pensa la narrazione che, come in passato, è divertente e coinvolgente. Il capitano protagonista dell’avventura si trova in mare, intento a navigare verso casa. Sulla strada del ritorno però il nostro eroe e la sua ciurma intravedono un’isola non segnata sulla mappa. La decisione di esplorare questo territorio misterioso è istantanea: trovato un attracco l’equipaggio mette piede sul terreno, che alterna zone pianeggianti ad aree montuose.

Non possono mancare gli indigeni, così come i mostri da abbattere, in quello che di fatto si rivela un lungo tutorial. Il team ha infatti deciso di illustrare le funzioni di Curious Expedition 2 in maniera dinamica, riprendendo comunque quanto visto già nel primo capitolo. Non passa molto però prima che un evento costringa il gruppo a una fuga rocambolesca: una prima sconfitta che spinge però il capitano a recuperare un gruppo di volontari per diradare la nebbia di mistero che avvolge questo continente.

Qui cambia tutto

Chi si è già dedicato anni fa all’esplorazione si troverà come detto a suo agio anche con Curious Expedition 2, che riprendere molti elementi visti in passato. Tra questi il principale è la generazione procedurale delle zone che il giocatore si troverà a battere palmo a palmo, alla ricerca di punti d’interesse o magari di qualche tribù amichevole.

I movimenti, legati al consumo della volontà del gruppo, sono studiati come lo spostamento sulla plancia di un gioco da tavolo. Man mano che ci si muove, si dirada la nebbia che avvolge il continente e si scoprono aree che possono essere visitate. Di queste, non tutte portano dei vantaggi al giocatore: alcune infatti potrebbero celare minacce, sotto forma di combattimenti oppure di eventi da affrontare.

Curious Expedition 2 riprende infatti pesantemente lo stile da visual novel visto nel primo episodio. La maggior parte dei luoghi porta con sé una discreta mole di testo a schermo, collegato poi a una serie di scelte multiple da fare. Non siamo ovviamente ai livelli di The Life and Suffering of Sir Brante, ma anche nel titolo di Maschinen-Mensch ci si può persino trovare di fronte a dilemmi etici, in grado di aggiungere pepe all’avventura.

Ragni, guerrieri e dinosauri

Come abbiamo detto, l’isola non è assolutamente un luogo ameno e pacifico. Le avversità si celano dietro ogni angolo e possono materializzarsi sotto forma di ostacoli da superare, scelte da effettuare e persino mostri da combattere. Lo stile scelto per le battaglie è quello tipico dei giochi di ruolo, con un gruppo di personaggi pronto a sfruttare abilità fisiche e magiche per abbattere i nemici. Gli scontri, seppur collegati alle statistiche degli eroi, sono però influenzati da una forte componente casuale. La possibilità di eseguire le mosse è collegata al lancio di dadi, per cui una serie di tiri sfortunati può portare in casi estremi alla sconfitta.

La casualità è anche ciò che domina la maggior parte degli eventi che coinvolgono i giocatori. La maggior parte delle scelte porta infatti alla richiesta di tirare una serie di dadi, cercando di superare indenni le prove. In questo caso però lo sbilanciamento è evidente, tanto che saranno molto più rari i casi di successo che quelli di fallimento. Se Curious Expedition 2 fosse un gioco standard, questa negatività potrebbe essere un problema minore: sfortunatamente la natura roguelike dell’avventura rende il tutto eccessivamente frustrante.

Esistono comunque una serie di oggetti in grado di mitigare questa problematica, così come è possibile sfruttare l’esperienza per migliorare le caratteristiche del gruppo e rendere più agevoli gli scontri. Anche in questo caso però è indispensabile fare attenzione, perché i membri del proprio party, ad eccezione del protagonista, possono abbandonarci in qualsiasi momento (spesso senza possibilità di appello).

Voglio ancora di più

Da quanto descritto finora, è facile dedurre che Curious Expedition 2 è un “more of the same” con qualche elemento inedito, flagellato però da una casualità eccessivamente negativa. Se i miglioramenti sul lato del gameplay non sono visibili, lo stesso non si può dire per il comparto tecnico, che rivede in maniera pesante lo stile del primo capitolo. Come vi abbiamo già svelato nella prima parte della recensione, lo stile a pixel è stato abbandona per puntare su una grafica più moderna. I disegni realizzati a mano sono di grande qualità e hanno il merito di aumentare l’immersione del giocatore.

Ottima anche la scelta di creare una mappa che non fosse composta solo da esagoni colorati, ma che fosse in grado di sembrare una vera e propria cartina geografica. Giusta anche la decisione di abbandonare lo stile da diario esplorativo per puntare su elementi che ricordano maggiormente un gioco di ruolo. Decisamente azzeccata anche la paletta di colori, che dipinge l’isola di tonalità calde, in grado di stemperare una tensione comunque sempre palpabile.

Meno incisiva la colonna sonora, che nonostante la buona campionatura di effetti speciali non riesce mai ed emergere. Cercare di ricordarsi una delle melodie che accompagnano l’esplorazione una volta spenta la console diventa impresa complicata, segno che non ci sono tracce in grado di incastrarsi nel cervello e diventare dei veri e propri tormentoni. Molto buona invece la longevità: Curious Expedition 2 è un’avventura potenzialmente infinita, complice la natura roguelike e la generazione casuale delle mappe. Se siete esploratori completisti, scoprire tutto ciò che il gioco ha da offrirvi sarà un’impresa che richiederà svariate ore.

Trofeisticamente parlando: l’eroe dei due mondi

Se siete cacciatori con poca pazienza, allora la lista trofei di Curious Expedition 2 non fa decisamente al caso vostro. Tra le 61 coppe si nascondono infatti tantissime insidie, molte delle quali legate alla natura casuale degli eventi. Arrivare fino alla fine della campagna e completare l’avventura alla massima difficoltà sono solo alcune delle sfide da affrontare per arrivare a un Platino decisamente complesso. Tantissime le sfide di miscellanea, molte delle quali da “coltivare” appositamente facendo attenzione a ogni minimo dettaglio. A conti fatti, quindi, una sfida per cacciatori esperti e dotati di tantissimo tempo libero da spendere sull’isola.

VERDETTO

Curious Expedition 2 è un more of the same del primo capitolo, che riprende gli elementi maggiormente apprezzati e aggiunge uno stile grafico nuovo e decisamente più accattivante di quello poligonale visto in passato. Nonostante questo, però, il titolo di Maschinen-Mensch soffre di evidenti difetti, tra cui un'eccessiva influenza della componente casuale (perlopiù negativa), in grado di colpire i giocatori come un cazzotto. Vedere il membro più forte del proprio party che abbandona gli alleati senza possibilità di appello o cadere vittima di un lancio sbagliato di dadi sono note dolenti che minano la qualità generale dell'esperienza. Superato questo problema ci si trova comunque davanti a un roguelike esplorativo solido e divertente, in grado d'intrattenere i giocatori per una quantità pressoché infinita di tempo. Avventuratevi sull'isola solo se avete coraggio, perché potreste decidere di non abbandonarla mai più...

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.