Il tema della morte è sempre spinoso e nel mondo dei videogiochi è stato trattato in varie maniere, da quella di Dark Souls, con un guerriero non morto, a quella di allegoria della morte stessa, come nel capolavoro Grim Fandango. Con un’estetica differente dal solito abbiamo provato DE-EXIT – Eternal Matters, per potervi dare una nostra recensione. Come leggerete, abbiamo trovato un titolo maturo, simpatico e tutto sommato diverso dal solito.

La storia di DE-EXIT – Eternal Matters
Siamo morti, ma non lo sappiamo. Ci troviamo in un luogo sconosciuto, misterioso, senza informazioni e senza una direzione. Scopriamo subito che c’è una sola possibilità: andare avanti. Saltiamo, scendiamo una scala. Attiviamo un artefatto che ci evita la morte che una pozza nera di una sostanza simile alla pece ci potrebbe causare. Nel dubbio, moriamo comunque. Ma non è una morte vera e propria, anche perché siamo degli scheletri. Fatto di pixel grandi così, ma poco importa. Saliamo una piccola rupe, troviamo un tavolo. Su questo, un diario.
Leggiamo. È il racconto di chi è passato di qui prima di noi. Descrive la pace e la beatitudine iniziale, ma poi qualcosa comincia a mutare. Corruzione. Non quella causata dal denaro, una corruzione visibile, la pece di cui parlavamo. Gli abitanti iniziano a morire. I sacerdoti si stanno preoccupando. Passano i giorni, il terrore si fa strada in loro. Non c’è più speranza. Forse. Servirà un miracolo, o una luce. La luce della provvidenza. Abbiamo ovviamente parafrasato la storia di DE-EXIT, che riesce fin da subito a coinvolgere i giocatori con qualche trovata intelligente. Vediamo se questa qualità si riflette anche sul gameplay del gioco.

Il gameplay di DE-EXIT – Eternal Matters
Dopo l’iniziale fase tutorial, in cui avremo delle abilità che, come è classico che accada, perderemo poco dopo, arriveremo a quello che è denominato Nexus. Siamo di fatto nell’oltretomba, in una specie di limbo in cui alcune anime selezionate convergono per poter sostenere questo regno tra i regni.
Esistono nove guardiani che servono a preservare lo stato del Nexus, ma uno di questi è stato corrotto dalla sete di potere e ha eliminato sette degli altri. Uno solo è rimasto in vita, nella speranza che un’anima di Luce potesse arrivare a rimediare la situazione. È questa la missione che abbiamo: ricostruire il mondo andato in pezzi e mettere la pace. Per farlo dovremo eseguire una serie di azioni, passando in vari scenari, riassumibili grossomodo come segue.
Il gioco è un titolo di avventura con elementi stealth e platform. Sin dalle fasi iniziali del prologo faremo conoscenza con alcuni mostri invisibili, contro cui sarà impossibile combattere, che andranno accuratamente evitati. L’unica maniera per poterli vedere è utilizzare una speciale torcia, la quale permette di visualizzarli per qualche secondo, in modo da vederne il pattern di movimento.
A onor del vero i nemici si rivelano piuttosto stupidi (e va bene così), dato che anche a distanza ravvicinata saremo al sicuro dai loro attacchi. Le sezioni platform sono ovunque, spesso attivate da leve, alcune volte da interruttori a pressione, altre volte semplicemente saranno basate su salti e appigli. Camminate raso muro o accucciati completano il quadro, in una semplice ma costante rampa di difficoltà. Ci saranno delle boss fight da affrontare, e sarà a noi deputata l’abilità di riuscire a superarle. Magari anche senza danni, come richiesto da alcuni trofei.

Colonna sonora sognante e malinconica
I sottofondi musicali sono semplicemente da applausi. Il compositore ha saputo creare melodie allo stesso tempo malinconiche, romantiche e sognanti. Riusciremo a essere stimolati nel profondo dell’anima in alcuni momenti toccanti, con i violoncelli che sottolineano certe scene, ma non solo. Nelle fasi di esplorazione avremo modo di essere costantemente accompagnati da melodie leggere, presenti ma senza essere fastidiose, in un matrimonio che aumenta moltissimo il coinvolgimento del giocatore.
Purtroppo sul comparto audio c’è da segnalare che il nostro personaggio è completamente muto, caratteristica abbastanza straniante dato che ci saremmo aspettati una narrazione fatta a domande. Giustamente, un nuovo ingresso nel Nexus avrebbe voluto chiedere molte informazioni che sarebbero comunque state date dai personaggi presenti nel gioco. Un’occasione sprecata, purtroppo, per creare anche la giusta atmosfera a livello di trama.

Una grafica diversa dal solito
Come potete vedere dalle immagini e dal trailer in calce, la grafica è a pixel grossolani, con una semplificazione estetica di ottimo livello. Lo stile artistico è decisamente valido e abbiamo apprezzato moltissimo la scelta degli sviluppatori. In questa maniera è possibile dare carattere al gioco senza appesantire i tempi di programmazione e, al tempo stesso, differenziarsi rispetto alla massa. DE-EXIT ricorda vagamente Minecraft, ma in una maniera più raffinata e meno grossolana. Si tratta senza dubbio di una scelta da applaudire e che supportiamo al 100%.

Il Platino di DE-EXIT – Eternal Matters
La lista trofei di DE-EXIT – Eternal Matters conta trenta trofei, divisi in otto di bronzo, sedici d’argento e cinque d’oro, Platino compreso. La conquista di quest’ultimo potrebbe rivelarsi un pochino ostica, tanto che al momento nessuno ha ottenuto la coppa più prestigiosa. Le richieste non sono impossibili, basterà completare il gioco, raccogliere tutti i collezionabili e trovare tutti i Guardiani. Inoltre, servirà non morire durante alcune boss fight e procedere ad alcuni passaggi completamente stealth.