Ghostwire: Tokyo – Recensione

Sviluppatore: Tango Gameworks Publisher: Bethesda Softworks Piattaforma: PS5 Genere: Azione Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 69,99 € Italiano:

Annunciato durante l’E3 2019, Ghostwire: Tokyo stupì tutti. Vuoi perché il lancio di nuove IP è sempre meno frequente, vuoi per un concept artistico davvero fuori dalle righe, in molti hanno cominciato ad attendere con impazienza l’opera di Tango Gameworks e Bethesda Softworks. Un horror o un action? Un esperimento riuscito o fallito? Le risposte a queste e ad altre domande, le trovate tutte nella nostra recensione!

Ghostwire Tokyo recensione

Credi negli spiriti?

Ghostwire: Tokyo non si perde in preamboli e ci lancia subito nel vivo dell’azione: assisteremo alla primissima scena di gioco attraverso gli occhi di… uno spirito! La misteriosa entità sembra alla ricerca di un nuovo corpo, preferibilmente in fin di vita. Capita quindi a pennello Akito, giovane coinvolto in un incidente stradale e contenitore ideale per una nuova anima. Lo spirito, che scopriremo chiamarsi KK, proverà a impossessarsi completamente del corpo del giovane nonostante la sua opposizione. La resistenza, però, durerà ben poco, vista la minaccia incombente.

Una nebbia fittissima ha infatti ricoperto Tokyo, facendo sparire al suo interno ogni essere umano. Rafforzato dallo spirito di KK, Akito resiste a questo strano fenomeno e fa la conoscenza del responsabile di tutto ciò: un personaggio con una maschera hannya, tipica della tradizione teatrale giapponese. Corpo e spirito decidono quindi di collaborare per salvare la città, ma prima di cominciare Akito vuole sincerarsi delle condizioni di sua sorella. Ha così inizio Ghostwire: Tokyo.

Un’avventura fin da subito coinvolgente, con una trama piena di misteri che vanno via via svelandosi. Allo stesso modo, anche il background di KK e Akito viene pian piano scoperto, portandoci a conoscere anche i lati più oscuri del passato dei protagonisti. Gli spiriti che popolano Tokyo e l’alone di mistero che la ricopre è affascinante, capace di trascinare e coinvolgere il giocatore nell’esperienza ludica. Convincono un po’ meno le sub-quest, originali e divertenti, ma incapaci di approfondire a dovere personaggi principali e secondari. Se cercate un bell’intreccio narrativo, comunque, Ghostwire: Tokyo saprà senza dubbio soddisfare le vostre aspettative.

Ghostwire Tokyo recensione

Controllo elementale

C’è una cosa da specificare, riguardo il gameplay di Ghostwire: Tokyo, che vogliamo chiarire fin da subito: questo non è un titolo horror. Anche se le atmosfere, l’ambientazione e il background di Tango Gameworks e dei suoi sviluppatori, nonché il mostruoso design di alcuni spiriti, possono trarre in inganno, la verità è un’altra. Siamo infatti di fronte a un action, con qualche elemento GDR, ma privo di elementi survival o della suspance tipica di un horror game.

Questo, comunque, non rende Ghostwire: Tokyo meno valido, anzi. Nei panni di Akito, giocando con visuale in prima persona, ci faremo largo nella mappa a mondo aperto grazie ai poteri di KK. Lo spirito che ci accompagna, infatti, ci darà accesso a numerose forme di controllo elementale: vento, fuoco, acqua e molto altro ancora. Durante l’avventura dovremo portare avanti gli incarichi legati alla trama principale, ma girovagando per Tokyo potremo compiere le più disparate attività secondarie: dalla ricerca dei collezionabili, al ripulire aree infestate, fino all’esplorazione di aree per trovare nuove abilità o potenziare quelle già in nostro possesso.

Una Tokyo da scoprire

La mappa, almeno inizialmente, non sarà completamente visitabile: dovremo infatti raggiungere e purificare degli appositi portali per sbloccare l’area e tutto ciò che nasconde. Ghostwire: Tokyo è fatto di esplorazione, ma anche di tanta azione. Per affrontare ciò che infesta la città potremo decidere se utilizzare le maniere forti, dando fondo a tutti i nostri poteri, o avanzare silenziosamente, eliminando in modo furtivo i nemici. Durante l’avventura ci troveremo davanti a sezioni che favoriscono l’uno o l’altro approccio, anche se non si è mai obbligati a perseguire una delle due strade.

Come anticipato, Ghostwire: Tokyo include anche alcune meccaniche da gioco di ruolo. Eliminando nemici e portando a termine incarichi principali e secondari riceveremo punti esperienza, utili ad incrementare il nostro livello. Ciò, oltre ad aumentare la resistenza di Akito, ci permetterà di sbloccare interessanti potenziamenti. Dall’aumento di velocità delle tecniche offensive, al miglioramento di abilità utili durante l’esplorazione. Un elemento che arricchisce un’offerta di gioco già molto solida e divertente. Tango Gameworks, infatti, non introduce meccaniche mai viste prima, ma è capace di offrire la sua interpretazione del genere in modo davvero brillante. Il ritmo di gameplay è sempre alto, coadiuvato dall’ottima narrazione, ed è praticamente impossibile annoiarsi.

Ghostwire Tokyo recensione

L’abito fa il monaco?

Ghostwire: Tokyo è uno dei primi titoli multipiattaforma a non supportare più la old-gen. Insomma, esclusive a parte, si comincia a fare sul serio su PlayStation 5… o almeno così speravamo. Gli sviluppatori hanno messo a disposizione dei giocatori ben sei modalità grafiche, ma soltanto una è davvero utilizzabile. In modalità prestazioni, con il framerate a 60 FPS e senza Ray Tracing, il gioco fa un figurone: bello da vedere, sempre fluido, valorizzato da una Tokyo realizzata in maniera ineccepibile. Le altre modalità grafiche, invece, deludono le aspettative con prestazioni non all’altezza, HFR incluso. Ottima invece, la compatibilità con i grilletti adattivi di Dualsense. Se sotto l’aspetto tecnico il gioco non esprime tutto il suo potenziale, non si può dire altrettanto del design grafico.

Le (poche) imperfezioni passano completamente in secondo piano grazie ai fantastici effetti visivi: dai poteri del protagonista, allo scorrere della pioggia, passando per la splendida illuminazione della città fino alle misteriose abilità di ogni nemico. A proposito delle entità che ci ritroveremo ad affrontare: il loro design è una delle cose che più colpisce, che siate o meno appassionati di cultura giapponese. Ognuno di essi ha origine dal folkore, prendendo a piene mani dalla tradizione popolare, ma rielaborando il tutto secondo la visione degli sviluppatori. Colonna sonora e doppiaggio (disponibile anche in lingua italiana) sono di buona qualità e coronano una produzione di alto livello, sotto tutti i punti di vista.

Trofeisticamente parlando… viaggio spirituale

Il ricco elenco trofei di Ghostwire: Tokyo conta ben cinquantasette trofei, Platino incluso. Per ottenerlo dovremo effettivamente completare il gioco in ogni suo aspetto, scoprendo ogni collezionabile e sfruttando al massimo ogni abilità. Il bello è che non ci sono trofei mancabili e, nel caso doveste proseguire nella storia, a fine gioco potrete comunque recuperare tutto ciò che avete lasciato indietro. Un Platino abbastanza facile e sicuramente divertente, ottenibile in meno di cinquanta ore.

VERDETTO

Con Ghostwire: Tokyo, Tango Gameworks conferma ancora una volta tutto il suo talento creativo. L'originalità del design di città, spiriti e intreccio narrativo viene sorretta da una struttura di gioco già ampiamente sperimentata, portando l'utente a vivere un'esperienza variegata e divertente. Tecnicamente non è sempre impeccabile, soprattutto se non giocato in modalità prestazioni, ma il tutto è ampiamente compensato da un comparto artistico fuori dal comune.

Guida ai Voti

Gennaro Favatà
Detto anche Giovanni, dagli amici di Ubisoft. Newser, inviato, grafico e se sei fortunato lo trovi anche sul forum di PlayStationBit. Ama alla follia fumetti, cartoni animati, videogiochi e quanto di più colorato e nonsense ci sia, non disdegnando però generi più dark come l'horror e il noir. Inoltre, come ogni eroe che si rispetti, sa trattenere il fiato per dieci minuti.