11-11: Memories Retold – Recensione

Sviluppatore: DigixArt Publisher: Bandai Namco Piattaforma: PS4 Genere: Punta e Clicca Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 24,99 € Italiano:

Uno dei titoli degli ultimi anni che più ha messo d’accordo critica e biblico e stato sicuramente Valiant Hearts, commuovente e stiloso titolo indipendente pubblicato da Ubisoft. Su questa falsariga, e in occasione del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, Bandai Namco ci ha riprovato con l’ambizioso 11-11: Memories Retold. Pescando, tra l’altro, più o meno dallo stesso capitale umano, considerato che DigixArt, co-fondata da Yoan Fanise e Anne-Laure Fanise, comprende proprio alcune menti che lavorarono a Valiant Hearts.

11-11 memories retold recensione

La trama: Herry e Kurt

11-11: Memories Retold rientra nei canoni di quelli che vengono definiti “punta e clicca moderni”, cioè giochi che raccontano una storia, un’avventura, e che spesso affidano al giocatore un’interazione minima, giocatore che dovrà per lo più prendere importanti decisioni ed esplorare. 11-11: Memories Retold infatti si appoggia quasi esclusivamente su queste due colonne portanti, visto che non è previsto nemmeno un inventario, strumento praticamente eletto a emblema, a volte, in questo genere di giochi.

Ma veniamo al dunque. 11-11 racconta la storia di due destini che si intrecciano. Il primo è quello di un fotografo francese, Harry Lambert, che finisce immischiato nel conflitto bellico essenzialmente per una questione cronachistica; tra le altre cose, infatti, la Prima Guerra Mondiale, oltre a essere il primo, appunto, conflitto che toccasse i cinque continenti, è stato anche quello che ha mostrato un sistema strutturato di reportage per immagini. Si veda il libro vincitore del penultimo premio Strega, scritto da Helena Janeczek. Ah, il nostro ingenuo Harry ha un debole per Julia, figlia del fotografo per cui lavora, e questa sembra ammirare a sua volta il maggiore Barrett. Anche questo farà spingerà il giovane apprendista a partire per il Vecchio continente.

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Il secondo destino coinvolto, invece, e quello di un soldato tedesco (in realtà un operaio di una fabbrica che costruisce dirigibili a scopo bellico), Kurt Waldner, solo all’apparenza più banale e tradizionale. Kurt, infatti, ha perso, forse – toccherà a noi scoprirlo; tutto ciò che sappiamo inizialmente è di un attacco nel quale è rimasto coinvolto il battaglione in cui si trova il nostro Max – un figlio in guerra, e la figlia più piccola, a casa, soffre di una malattia piuttosto importante all’apparato respiratorio. Così Kurt si trova nel bel mezzo di un conflitto bellico, sospeso tra la ricerca e il dubbio di un affetto perduto e la lontananza certa dei propri cari.

Queste sono le premesse narrative che stanno alla base del background dei protagonisti, i quali non ci metteranno molto a incontrarsi, in una maniera del tutto inaspettata. Agli occhi del giocatore, in realtà, il destino dei due pare intrecciato fin da subito, perché la sequenza di gioco si basa su un continuo switch, in terza persona, tra l’uno e l’altro personaggio. I due continueranno a effettuare un moto oscillatorio grazie al quale la loro lontananza sarà sempre ricalibrata, fino alla tensione dei momenti finali, che prevedono ben otto conclusioni diverse. Una puntualizzazione: il fatto che il giocatore prenda decisioni e influenzi la sorte dei due è un po’ una finzione, in maniera analoga a quanto abbiamo visto in anni e anni grazie a quanto realizzato dalla fu Telltale.

Gameplay ni, grafica e sonoro super

11-11 Memories Retold, a livello di gameplay, è essenziale. Il tronco è identificabile in più o meno lunghe sezioni di esplorazione piuttosto lente, alternate a semplici puzzle ambientali da risolvere, a una spruzzata di stealth e a poche fasi concitate, nonostante il contesto sia quello della Prima Guerra Mondiale. E’ sotto gli occhi di tutti che il genere dei punta e clicca non brilli per dinamicità, ma sicuramente si poteva fare qualche sforzo maggiore per dare un tono all’esperienza ludica. Perché pur sempre di videogiochi stiamo parlando, pur concedendo l’attenuante che gli sviluppatori abbiano voluto più mostrare il dramma delle persone che hanno vissuto la guerra e la relatività del nemico, piuttosto che la guerra stessa. Impreziosiscono 11-11, in tal senso, la possibilità per Harry di inviare foto a Julia, scattate dal giocatore in una sorta di photo mode camuffata; e quella per Kurt di avere opzioni testuali con cui redarre le lettere da spedire alla piccola figlia che lo attende a casa.

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Pensiamo però a Life is Strange, che con il fatto del rewind temporale, piaccia o non piaccia, ha assunto una personalità propria; ma anche al meno pubblicizzato The Council, che grazie a un’atmosfera fortissima e a un colpo di scena intrecciato al gameplay faceva la stessa cosa. Poi, vabbè, c’è pure Monkey Island, che con personaggi, storia ed enigmi classici ma folli e calibrati alla perfezione rompe il sederino a tutti quanti. Senza volere per forza puntare a tali vette, però, ci è sembrato che gli sviluppatori si siano rivelati un po’ troppo pigri sotto qualsiasi profilo, svolendo il proprio compitino senza mai eccellere in nulla. Con risultati dignitosi, per carità. Ma anche la sola assenza dell’inventario non può che impoverire notevolmente il ventaglio di opzioni che chi sviluppa ha per dare il meglio di sé. Ci ha invece fatto molto piacere, una volta tanto, un aspetto legato ai collezionabili; questi sono frammenti di foto che, una volta posseduti nella loro interezza, sbloccano immagini e aneddoti reali dedicati alla Prima Guerra Mondiale.

Di tutt’altro impatto è la resa artistica di 11-11: Memories Retold, sia visiva che sonora. Il doppiaggio, in inglese con sottotitoli in italiano, è convincente, espressivo e sottolinea i passaggi più drammatici come meglio sarebbe stato difficile fare. Non a caso il gioco vede la collaborazione di Elijah Wood (Frodo Baggins nel Signore degli Anelli) e Sebastian Koch (Il ponte delle spie, The Danish Girl). La cosa risulta ancor più fondamentale se si pensa allo stile pittorico e impressionista, che è senza dubbio unico, però allo stesso tempo nasconde, camuffa la gestualità e l’espressività dei personaggi che si alternano a schermo. Spendiamo le ultime due righe di questa recensione, prima di passare ai trofei, per segnalare un’iniziativa più che lodevole: un DLC è stato infatti rilasciato a pagamento, ma il ricavato andrò totalmente in beneficenza. Brava Bandai Namco.

Trofeisticamente parlando: Platino storico

La nostra guida ai trofei del gioco è una delle pochissime presenti online. Forse l’unica. Una motivazione in più per cominciare la caccia a questo Platino che si presenta come raggiungibile in maniera familiare per gli amanti del genere. Procedere con gli atti della storia, compiere specifiche azioni in-game e raccogliere collezionabili costituiscono quello che dovrete fare per agguantare la preziosa coppa azzurra.

VERDETTO

Purtroppo per noi videogiocatori, 11-11: Memories Retold non è riuscito a replicare la brillantezza di Valiant Hearts a causa di un gameplay e di alcune scelte registiche un po' compassati e poco brillanti. Strepitoso, invece, il comparto audiovisivo. Arricchiscono l'esperienza alcune chicche sparse qua e là, che, unite a tutto il resto, renderanno consigliata l'esperienza ludica che ci porterà ai toccanti titoli di coda.

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.