9 Monkeys of Shaolin – Recensione

Sviluppatore: Buka Entertainment Publisher: Ravenscourt Piattaforma: PS4 Genere: Azione Giocatori: 1-2 (Online: 1-2) PEGI: 12 Prezzo: 29,99 € Italiano:

Dallo stesso team di Redeemer, che abbiamo recensito per voi qualche tempo fa, arriva sulle nostre console un altro videogioco incentrato sulla figura di un monaco. Sobaka Studio, Buka Entertainment e Ravenscourt portano su PlayStation 4 l’avventura e l’azione di 9 Monkeys of Shaolin, un titolo che ha il piacevole aroma dei picchiaduro a scorrimento di un tempo ma che eleva tutto alla massima potenza con un gameplay, una grafica e una serie di soluzioni interessanti degne della generazione videoludica attuale. Scopriamo tutti i dettagli nella recensione.

monkeys of shaolin

Pescatore Shaolin

Wei Cheng è un umile pescatore cinese che, suo malgrado, resta coinvolto in un’invasione di pirati Wokou. L’incursione devasta il suo villaggio e causa la morte dei suoi familiari e dei suoi amici, accendendo in lui uno spirito di vendetta insaziabile. Dopo aver visto in faccia la morte ed essere stato salvato da un gruppo di monaci Shaolin, Wei Cheng intraprende un percorso di addestramento che lo trasformerà in un vero e proprio guerriero e che gli permetterà di eliminare i responsabili della tragedia che lo ha colpito.

In realtà, la storia si rivela più complessa del previsto e svela passo dopo passo il piano malvagio di Fudo. Un progetto malefico che passa per il recupero dei frammenti di un talismano e per la sua ricostruzione, capace di rompere i confini della realtà e di rappresentare una minaccia per la Cina, il Giappone e non solo. Sarà proprio Wei Cheng a porre un freno a queste macchinazioni e a vedersela con Fudo in una frenetica battaglia finale.

Picchiaduro dei giorni nostri

Come dicevamo, l’ispirazione di 9 Monkeys of Shaolin, a livello di meccaniche di gameplay, è quella dei picchiaduro a scorrimento degli anni Novanta. Sul sito ufficiale sono gli sviluppatori stessi a citare i classici di SNES e SEGA da giocare in cooperativa locale con un amico. Quella che ci troviamo tra le mani è infatti un’interpretazione in chiave moderna di quel tipo di esperienza, capace di riproporne i canoni e la frenesia senza rinunciare a uno stile grafico adeguato ai tempi moderni e a una vasta gamma di combinazioni di attacco che garantisce una personalizzazione dello stile di gioco.

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Tra un livello e l’altro (ce ne sono venticinque in tutto) ci troveremo in un accampamento insieme ai monaci. In questa zona potremo dedicarci al nostro equipaggiamento, all’apprendimento delle tecniche di combattimento, al potenziamento del personaggio attraverso diversi rami di abilità e all’avvio delle missioni vere e proprie. La storia è suddivisa in cinque capitoli e in ognuno potremo affrontare liberamente le missioni utili all’avanzamento della trama o anche alcune missioni secondarie.

Lineare…

La struttura dei livelli è abbastanza lineare. Ci si muove per lo più secondo il classico scorrimento orizzontale e si affrontano di zona in zona diverse ondate di nemici più o meno aggressivi. Si va dagli avversari semplici, più fastidiosi che pericolosi, a quelli con armatura, da approcciare con più attenzione; da quelli dotati di attacchi speciali non parabili a veri e propri spettri vulnerabili solo a mosse speciali. Ci sono poche variazioni sul tema, fatta eccezione per una sezione in cui recuperare oggetti per attivare un meccanismo e di un paio di situazioni in cui vedersela con trappole ambientali, come getti di fuoco o lame rotanti.

Anche il combattimento diretto è l’unica forma offensiva, ossia non c’è possibilità di recuperare oggetti da terra per usarli contro i nemici. Possiamo però avvantaggiarci del fatto che un avversario può ferire con il suo attacco i suoi compagni e che i pericoli ambientali sono tali anche per i nemici. La durata dei livelli è comunque piuttosto limitata. Dopo tre o quattro missioni in ogni capitolo si arriva allo scontro con un boss, che di fatto è un nemico un po’ più coriaceo degli altri ma contro cui possiamo adottare le stesse strategie. Quello dei pattern di attacco dei boss è uno dei punti deboli di un titolo che, per il resto, ci ha trasmesso solo sensazioni positive.

… ma non ripetitivo

A farla da padrona mentre giochiamo è il senso di soddisfazione. Anche se le ondate non sono mai troppo numerose, esiste un buon assortimento di nemici che ci costringe a giocare con attenzione e strategia. L’attacco adatto per uno non va bene per un altro e nel passaggio continuo da uno stile all’altro trasformiamo quello che altrimenti sarebbe stato un mero button mashing in un passatempo sfidante e soddisfacente.

Da sottolineare la generosità di mosse a nostra disposizione. Pur potendoci limitare al classico attacco corpo a corpo e alla schivata, sarebbe riduttivo non approfittare degli attacchi speciali di Wei Cheng. Da una parte ci sono tecniche di combattimento potenziato che consistono nel caricare una mossa o nell’eseguirne una particolare come la trottola, dall’altra vere e proprie azioni “magiche” che indeboliscono i nemici, li attirano a noi o li fanno levitare per qualche secondo. Senza dimenticare la parata, fondamentale contro cerbottane e lanciatori di bombe.

Tutte le azioni speciali richiedono energia, che può esaurirsi ma si ricarica rapidamente combattendo altri nemici. Sì può anche ricorrere a tazze di tè in gusti diversi per potenziare uno o l’altro aspetto del protagonista, nonché selezionare un bastone, delle calzature e dei monili particolari per approfittare di bonus. Non mancano numerosi rami di abilità da sbloccare spendendo punti esperienza ottenuti giocando (e rigiocando) missioni principali e secondarie.

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Da soli o in compagnia

9 Monkeys of Shaolin è molto più di un omaggio a un genere. Non solo il videogioco ha una propria identità e un proprio stile, ma garantisce divertimento e sfida, soprattutto alle difficoltà più alte, e una buona interpretazione in chiave moderna di meccaniche note. Peccato solo per una durata non elevatissima, anche se la rigiocabilità è buona. Tassativo, se ne avete l’occasione, dedicarsi all’avventura in modalità cooperativa, sia online che locale.

Graficamente il gioco sceglie una via pseudo-realistica, che mantiene però toni morbidi e fumettosi. Varie e ben curate le location e i personaggi, in perfetto stile orientale. Buono anche il comparto sonoro, sia per le musiche che per le voci in inglese dei protagonisti. Da segnalare, a livello tecnico, qualche sporadico bug che non trasmette i comandi del DualShock al personaggio per alcuni secondi, un problema che abbiamo riscontrato tre volte nel corso della recensione.

Trofeisticamente parlando: il Sentiero del Platino

I trentuno trofei di 9 Monkeys of Shaolin, comprensivi di un Platino di media difficoltà, sono accessibili nella loro quasi totalità. A fare da spartiacque tra i platinatori e gli altri sarà la necessità di completare l’avventura alla difficoltà massima, senza checkpoint e con nemici molto aggressivi. Un’impresa non impossibile ma che richiederà concentrazione e pazienza.

VERDETTO

9 Monkeys of Shaolin è un picchiaduro a scorrimento orizzontale decisamente ben realizzato che merita il nostro sette. Capace di combinare immediatezza nei comandi, velocità di completamento dei livelli, frenesia nel combattimento e difficoltà crescente, il gioco è godibile da soli e ancor più in cooperativa. Una buona sfida anche per i cacciatori di trofei, con un Platino conservato dietro a un requisito che solo alcuni soddisferanno.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.