A Juggler’s Tale – Recensione Speedrun

Sviluppatore: kaleidoscube Publisher: kaleidoscube Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS5) Genere: Platform Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 14,99 € Italiano:

Il piccolo studio indipendente kaleidoscube porta su PlayStation 4 A Juggler’s Tale, che abbiamo analizzato in una recensione Speedrun. La storia di una ragazza sfortunata, tante marionette e ovviamente elementi platform a non finire potrebbero essere la chiave per il successo.

Numeri da circo

La trama di A Juggler’s Tale si può raccontare in poche righe. L’opera di kaleidoscube ci mette nei panni di una giovane circense esperta di giocoleria, tenuta in gabbia da un malvagio direttore. Grazie a un guizzo d’ingegno e a un aiuto insperato, la ragazza riesce a fuggire e si ritrova invischiata in una grande avventura che la porta ad assaporare la libertà.

Fin qui, direte voi, non ci sono elementi che facciano gridare al miracolo, nessuna svolta hollywoodiana in grado di ammaliare il giocatore. Il colpo di scena arriva però dalla tipologia di narrazione scelta: A Juggler’s Tale viene infatti raccontato mediante uno spettacolo di marionette, dunque la protagonista e tutti i personaggi saranno legati a fili. Questo ne altera ovviamente i movimenti, rende impossibili certe azioni e rende interessante un platform bidimensionale altrimenti molto classico.

L’intera avventura, per quanto breve, si basa su questo elemento. I puzzle ambientali chiamano in causa la necessità di pensare a come i fili interagiranno con gli elementi del paesaggio, studiando soluzioni alternative al classico “salta più in alto e supera gli ostacoli”.

Luci e ombre

A fianco ai classici elementi platform con la variante dei fili da marionetta, A Juggler’s Tale offre anche alcune sezioni stealth. Queste sono, in realtà, molto meno ispirate di quelle in cui saltare e usare il cervello, complice anche una certa imprecisione dei comandi che rende le prove spesso frustranti. Riuscire a superare un’area richiede molto spesso vari tentativi, inframezzati da tediosi caricamenti e magari dalla necessità di aspettare che il tal nemico si sposti di area. Questo comporta rimanere immobili per vari secondi, spezzando totalmente il ritmo di gioco.

Nonostante questo, A Juggler’s Tale si rivela un titolo molto rapido. I giocatori più esperti potranno arrivare alla fine dell’avventura in meno di tre ore, senza alcun tipo di rigiocabilità. L’intera avventura di kaleidoscube non offre aree segrete o percorsi alternativi (se non un paio di simpatici bivi morali) che rendono quindi totalmente inutile un secondo giro tra fili e marionette. Buoni invece i comparti audio e video, con una grafica simpatica e curata e tracce musicali perfette per l’esperienza, condite dalla presenza di un narratore che parla solo in rima (e le cui rime sono anche state tradotte in un eccellente italiano).

Trofeisticamente parlando: i fili tra le coppe

Dall’elenco trofei di A Juggler’s Tale manca un elemento importante: il trofeo di Platino. La lista del titolo di kaleidoscube comprende infatti solo diciotto coppe, tutte decisamente dirette e rapide. Oltre a quelle immancabili legate alla storia, ce ne sono alcune legate a sfide particolari nel gioco. Se sfrutterete la selezione capitolo oppure se li leggerete prima di affrontare l’avventura, non avrete problemi a raggiungere il 100% anche con una sola run.

VERDETTO

A Juggler's Tale è un titolo semplice che racconta una storia semplice. L'opera di kaleidoscube non offre nessun tipo di fronzolo e si perde spesso in meccaniche troppo scontate e in una longevità davvero risicata. Alcuni elementi, come i puzzle che chiamano in causa i fili della marionetta, sono davvero ben fatti, ma l'intera esperienza sa fin troppo di già visto. Lacune come controlli imprecisi e una certa ripetitività rendono il titolo adatto solo agli irrinunciabili dei platform che non sanno più su quale pedana saltare e vogliono un'esperienza breve ma tutto sommato divertente, condita da una grafica di qualità e da un buon comparto audio.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.