Airheart: Tales of Broken Wings – Recensione

Sviluppatore: Blindflug Studios Publisher: Blindflug Studios Piattaforma: PS4 Genere: Roguelike Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 17,99 € Italiano:

L’uomo sogna di volare, cantano i Negrita. Non c’è nulla di più poetico e appagante del solo pensiero di librarsi in aria, viaggiare senza sosta e arrivare in luoghi inimmaginabili, liberi di andare dove si vuole. Ma non libero e tranquillo come un uccello, non in Airheart. Nonostante la pacifica estetica, nel mondo alternativo dei cacciatori di pesci volanti ci si sente perennemente braccati. Il titolo, premiato con varie onorificenze indie, è finalmente decollato dall’esclusività di Steam e ha trovato un punto di atterraggio su PlayStation 4. Salire a bordo del proprio aereo e ammirare il cielo azzurro è emozionante, ma lo stesso mezzo finisce per incepparsi e farci crollare.

Airheart: Tales of Broken Wings

Verso l’infinito e oltre

Il concept di base di Airheart: Tales of Broken Wings è intrigante, anche se si limita a gettare le basi della trama senza svilupparla più di tanto. In un futuro non ben definito, gli uomini vivono accasati in isole che fluttuano tra le nuvole e si guadagnano da vivere grazie alla pesca. Ma non la pesca classica con amo e lenza; per qualche ragione ignota, i cieli brulicano di pesci da catturare, e la nostra protagonista lo farà a bordo del suo fidato aereo.

Controlleremo Amelia, una ragazza che vive a Granaria, la più bassa delle isole fluttuanti, abile pilota (anche se bocciata al primo esame) che, nel tentativo di raggiungere i confini del mondo e scoprire la verità dietro la bizzarra leggenda della balena volante, dovrà guadagnarsi il pane vendendo olio di pesce e combattere i pirati celesti. La narrazione si riduce a otto slideshow di immagini statiche che raccontano i pensieri – poco interessanti, diciamocelo – della protagonista, una storia che sta lì neanche per fare da contorno al gioco e che non riuscirà mai a incuriosire o spronare i giocatori, nonostante il mondo di gioco sia avvincente, quantomeno nella lore.

Airheart: Tales of Broken Wings

Geronimo!

Il gameplay è il motore che fa decollare il tutto, appagante nella struttura di evoluzione dei mezzi e divertente, anche se ripetitivo, alla lunga. Il tutto si svolge niente più, niente meno che come uno dei recenti giochi da browser come agar.io; si scende in campo (o si sale di quota, in questo caso) a caccia di pesci da catturare, i quali verranno convertiti automaticamente in olio di pesce e, quindi, denaro.

Raccogli i pesci e compra equipaggiamenti migliori per l’aereo per raccogliere così più pesci e comprare armi ancora migliori. Questo è il concetto alla base di Airheart, un circolo vizioso che fa trasparire il comportamento arcade del titolo (e mobile, soprattutto). La peculiarità di Airheart, tuttavia, consiste nella struttura. Anziché restare fissi in un’area, il gioco propone una dettagliata barra che indica la percentuale di pesci presenti in un piano, in modo tale da spronare i giocatori a salire di quota (magari una volta svuotata una zona) e raggiungere i piani più alti, e più difficili, per catturare pesci di valore maggiore. Ma più ci si inoltra verso il cielo, maggiori sono i pericoli. Seppur non ne venga mai fatta menzione nel tutorial o nelle cutscene, i cieli brulicano di pirati intenti a uccidere i pescatori anche solo per rubar loro qualche barile d’olio; i pirati diventano decisamente ostinati dal terzo piano in poi, e non si faranno scrupoli ad accerchiarci e distruggerci.

Ma qui entra in gioco il botta e risposta, la meccanica twin-stick shooter. Il nostro aereo monterà sempre una o due armi che controlleremo con lo stick analogico destro e R2 per poterci difendere, ma si potrà rivelare un’arma a doppio taglio per i giocatori “scorretti”. Non saremo gli unici pescatori a sfrecciare tra le nuvole; ci terranno compagnia numerosi aerei innocui che potremo distruggere per il puro gusto di farlo o per rubar loro il carico di pesci, ma a quel punto interverrà un ostinato aereo della polizia che ci darà la caccia, almeno fin quando non cambieremo piano. Saliti di quota si dimenticheranno completamente delle nostre malefatte, in puro stile Grand Theft Auto. Difficile però difenderci dai pirati senza diventare criminali noi stessi, in quanto il sistema di mira è molto impreciso e la potenza delle armi tremendamente sbilanciata; per questo spammeremo a più non posso l’arpione, arma lenta ma non letale che congelerà completamente l’aereo acciuffato e lo lascerà alla nostra mercé fino alla sua distruzione. E’ appagante acchiappare i pesci al volo con l’arpione, ma per il resto sembra tutto troppo innaturale, escluso il rinculo.

Aviopirata solitario

L’obiettivo del gioco è quello di salire al piano più alto di tutti, ma per farlo bisognerà gestire bene le singole partite e cercare di portare a casa quanti più materiali e soldi possibili. Distruggendo navi nemiche o le svariate e sofisticate torrette fisse (difficile credere che c’entrino i pirati), otterremo generici materiali utilizzabili per craftare nuovi oggetti, quali telai e armi. Implementazione gradita, anche se non necessaria e, soprattutto, confusionaria. Non esistono ricette da seguire per creare oggetti, disporremo solo di un’icona che, a ogni tentativo di creazione fallito, ci indicherà se un oggetto posizionato in un certo slot è compatibile oppure no con… qualunque cosa sia quella che stiamo per creare. Il crafting non è per nulla intuitivo a causa della mancanza del ricettario e di icone appropriate che ci facciano comprendere per cosa ci stiamo scervellando, inoltre la sua utilità viene messa in dubbio dal negozio di Granaria, che ci venderà le stesse armi e i telai a modici prezzi.

Molto carina la possibilità di costruire un aereo personalizzato, scegliendo tra tutti i telai, i motori, le ali e le armi che abbiamo nell’hangar. Ad aggiungere un po’ di pepe al tutto ci si mettono i boss di fine area; ne incontreremo uno ogni quattro stage, ma questi raramente ci metteranno in difficoltà (soprattutto grazie all’arpione, che rompe il gioco), potrebbero giusto infastidire gli aerei dei pirati che ci svolazzeranno intorno. In caso di disfatta, però, è ancora possibile salvare il nostro carico. Poco prima di morire, il gioco ci ricorderà di tenere premuto il tasto direzionale giù per cadere in picchiata verso la nostra base e conservare ciò che abbiamo raccolto, ma nel farlo dovremo stare attenti a non incappare in alcun ostacolo durante il viaggio di ritorno. E’ una meccanica che ci ha ricordato il sistema dei tuffi in Kingdom Hearts: Dream Drop Distance, ma che andrebbe perfezionata in quanto soggetta a bug (rari, ma non troppo) in grado di far andare il gioco in softlock. Da segnalare la mancanza dell’online, una modalità in rete non avrebbe affatto guastato.

Airheart: Tales of Broken Wings

Un viaggio quasi affascinante

Il gameplay, appagante, anche se estremamente ripetitivo, deve però cedere il passo al comparto visivo di Airheart. Nulla di speciale nel motore grafico e nei modelli, sia chiaro, anzi, questi presentano senza vergogna qualche poligono di troppo, ma è l’environment design a fare faville. L’ambiente di gioco è immersivo, ispirato, magico e colorato con tonalità vivaci, accompagnato da musiche di tutto rispetto, che però di contro fanno sfigurare i goffi ed esagerati effetti sonori.

Ma per il resto è tutto in caduta libera a causa dei tanti, fastidiosi glitch grafici e dei cali di frame rate che contribuiscono a rompere l’immersione. Come se non bastasse, il gioco è tradotto oscenamente in italiano, con finestre di dialogo di cui interpretare il senso e parole copiate e incollate su Google Traduttore. Basti pensare a “Success!” nella sezione di crafting che diventa “Avvenuta”.

Airheart: Tales of Broken Wings

Trofeisticamente parlando: alta quota, basso valore

L’elenco trofei di Airheart: Tales of Broken Wings (il quale sottotitolo, nella lista trofei in italiano, diventa inspiegabilmente “pionieri dei cieli”) conta solo quattordici trofei e nessun Platino. Bisognerà essenzialmente finire il gioco, distruggere un dirigibile mercantile, creare tutte le armi e abbattere due nemici leggendari che compariranno a caso. Il 100% di Airheart non è troppo difficile, ma certamente farà risaltare la ridondanza del titolo.

VERDETTO

Airheart: Tales of Broken Wings è un gioco carino che però non trova un buon punto d'atterraggio su PlayStation 4 a causa della rigidità dei controlli e della mancata ottimizzazione con il DualShock 4 rispetto al mouse. Appagante nel sistema di gioco anche se troppo ripetitivo nel complesso, tenta di dare una storia di fondo, ma si fa tradire dalla sua natura da browser game "evoluto". Un buon passatempo, anche se il prezzo è un "tantino esorbitante" per quel che vale.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.