Ary e il segreto delle stagioni – Recensione

Sviluppatore: eXiin Publisher: Modus Games Piattaforma: PS4 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 39,99 € Italiano:

E’ il 2015 quando a Bruxelles, in Belgio, nasce eXiin, ambizioso team di sviluppo indipendente dalle audaci idee innovative. Quattro anni di programmazione e duro lavoro hanno dato alla luce Ary e il segreto delle stagioni, arrivato su PlayStation 4 solamente l’anno successivo dopo aver ricevuto il premio alla gamescom come miglior videogioco sviluppato con Unity 3D. Premio meritato? Scopritelo nella nostra recensione!

ary e il segreto delle stagioni

Mulan, sei tu?

L’incipit narrativo di Ary è piuttosto semplice. La protagonista, di nome Aryelle, vive insieme al fratello e ai genitori in un paese chiamato Yule, uno dei quattro quartieri che costituiscono la regione di Valdi. In ognuno di questi domina una stagione permanente il cui equilibrio viene garantito dal Consiglio dei Guardiani, di cui il padre di Aryelle fa parte. Un giorno, una minaccia incombente dal passato compromette l’equilibrio climatico scombussolando l’intera regione e obbligando un consiglio d’urgenza fra i quattro Guardiani.

Purtroppo, scopriremo ben presto che Aryelle ha perso il fratello gemello pochi giorni prima, deceduto in seguito a una battaglia contro delle bestie selvatiche. La ragazzina, dopo aver constatato che il padre non prenderà parte al consiglio per lutto, decide di travestirsi da suo fratello (tagliandosi i capelli in una cutscene che è un neanche troppo celato omaggio a Mulan) e di fuggire di nascosto da casa per raggiungere i Guardiani. La protagonista è convinta che il fratello sia ancora vivo e che questo evento sia legato alla sua scomparsa.

Ary è il segreto delle stagioni

Così ha inizio l’avventura di Aryelle. Purtroppo, la trama si rivelerà ben presto un espediente per costringerci ad andare a caccia di oggetti a zonzo per una mappa di gioco inutilmente grande e spoglia, salvo poi sbatterci in faccia una doppia cutscene finale che tira in ballo contenuti apparentemente molto maturi e carichi di emozioni. La formula non funziona, la trama non mostra alcun tipo di mordente e sembra anzi essere eccessivamente frammentata. Le basi, su cui eXiin ha probabilmente intenzione di sviluppare un sequel, sono molto interessanti. Tuttavia, una narrazione priva di ritmo e colma di incoerenze non permette alle buone idee del team belga di emergere, se non durante la sequenza finale che lascia solo l’amaro in bocca per aver mostrato che Ary avesse un potenziale contenutistico che gli autori non sono stati in grado di valorizzare.

Siamo stati felici di poter leggere dei testi in italiano, essendo la localizzazione in lingua nostrana sempre più rara, sebbene avessimo preferito non imbatterci in qualche errore di troppo. Sorvolando su questo aspetto, i dialoghi sono calibrati bene come lunghezza e contenuto ma non ci permettono di conoscere a dovere i personaggi principali della storia e di empatizzare con loro. Si sente terribilmente la mancanza di un doppiaggio, presente solamente nelle poche e brevi (ma gradevoli) cutscene.

Le famose mezze stagioni

Ary è un’avventura action che miscela in maniera piuttosto equilibrata esplorazione, combattimento e risoluzione di enigmi ambientali. Tutto (o quasi) ciò che di buono ha da offrire Ary risiede qui. La meccanica di base attorno a cui ruota l’intera opera è originale, divertente e stimolante. La nostra Aryelle può evocare delle biosfere in grado di richiamare una delle quattro stagioni al loro interno, modificando il clima e l’effetto che questo ha sull’ambiente e sui nemici. Evocando l’inverno, le superfici acquatiche dei laghi congeleranno, evocando la primavera cresceranno gli arbusti, mentre evocando l’autunno e l’estate… beh, niente. Avete capito bene, niente. Due stagioni su quattro sono completamente inutili e non le utilizzerete praticamente mai. Perché non inserire qualche effetto anche all’autunno e all’estate ce lo siamo chiesti durante tutta l’avventura, senza risposta.

Nonostante questa (profonda) lacuna, la meccanica delle stagioni si è rivelata essere azzeccata e di grande impatto visivo, soprattutto considerando che con il proseguo dell’avventura Aryelle apprenderà nuove abilità che le consentiranno di sfruttare il controllo dei biomi con maggior flessibilità. L’unica cosa che ci ha fatto storcere il naso è che ogni dungeon si ramifica su una coppia di enigmi trascinata troppo a lungo, divenendo monotona. In fin dei conti però è una meccanica nuova e riproporla non è stucchevole, quindi appoggiamo gli sviluppatori sotto questo versante.

ary e il segreto delle stagioni

Il combattimento si rivelerà fin da subito rudimentale. Aryelle può attaccare con la propria arma da taglio, effettuare un parry che le consente di sferrare un potente contrattacco, rotolare via con una schivata in pieno stile Legend of Kay ed evocare il potere delle stagioni rilasciando una poderosa e occasionale abilità elementale ad area. La piattezza dei combattimenti è data sia dalla poca varietà dei nemici, sia dall’estrema facilità di questi ultimi oltre che dalla legnosità estetica delle animazioni. Essendo la maggior parte dei combattimenti opzionali e non esistendo un’evoluzione del personaggio, si tratta comunque di una caratteristica piuttosto marginale nell’economia del gioco, probabilmente anche nell’ottica di eXiin che ha inserito solamente due (discreti) boss principali.

L’esplorazione è ciò che più ci ha deluso. Il mondo di gioco è eccessivamente grande e quasi del tutto vuoto. I collezionabili, presenti in gran numero, non sono per nulla contestualizzati e non offrono alcuna ricompensa né sotto il profilo economico né delle informazioni. Perché, durante una crisi climatica che mette a repentaglio l’intera regione, dovremmo metterci a raccogliere bottiglie di vino e teiere senza che nessuno ci offra nulla in cambio? Non si migliora con le fetch quest davvero prive di fondamento e con gli scrigni disseminati nei vari dungeon che contengono solo ed esclusivamente monete, utili per acquistare potenziamenti passivi per il combattimento e cosmetici. Infine, alcuni enigmi ambientali non sono progettati nel migliore dei modi e la loro risoluzione ci richiede di sfruttare dei bug nelle collisioni e di far affidamento alla buona sorte.

ary e il segreto delle stagioni

Viaggio nel tempo

Il viaggio nel tempo è una delle tematiche che la trama di Ary affronta superficialmente. Noi del Bit, tale viaggio, lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle a causa di una qualità tecnica che, su PlayStation 4 e da parte di un videogioco il cui prezzo di lancio è di 40 euro, riteniamo assolutamente inaccettabile. Lo stile grafico di Ary è semplice, scarno di dettagli e di sfumature ma comunque gradevole alla vista, soprattutto grazie a un’identità cartoonesca cinese che ci aveva convinto dai trailer. Molto pulita e sostanzialmente comoda l’interfaccia, così come i menù che sono intuitivi ed efficaci.

Il problema nasce e si sviluppa pad alla mano: hitbox mal calibrate, collisioni completamente sballate, bug grafici, caricamenti inspiegabilmente lunghi a ogni cambio di dungeon, nemici che vi colpiscono da deceduti, telecamera impazzita, cali di frame rate, compenetrazioni di tutti i tipi, muri invisibili e così via. Nelle quindici ore necessarie per il 100% abbiamo compiuto un vero e proprio viaggio di scoperta all’interno delle carenze tecniche più disparate e nostalgiche. Noi ci scherziamo, ma tutto ciò non va bene, soprattutto considerando che abbiamo giocato il titolo con già delle patch correttive alle spalle. Abbiamo nel cuore chi ha indossato le vesti del beta tester al lancio. Breve ma sostanzioso plauso invece al comparto sonoro, reo di aver proposto una soundtrack orchestrale di buon livello e una gamma di effetti sonori dal sound pulito e definito, nonché piuttosto variegato.

ary e il segreto delle stagioni

eXiin, fiducia a tempo

Nel complesso, Ary è un titolo dalle idee innovative e complessivamente azzeccate che, tuttavia, ha osato troppo per quelle che erano le potenzialità economiche del team belga. La scarsissima qualità tecnica e una scrittura che non ingrana mai ci hanno impedito di assegnare la sufficienza a un videogioco che poggiava le proprie basi su una delle meccaniche di gameplay più interessanti di questa generazione. Se davvero eXiin vorrà sviluppare un sequel, consigliamo di ricalibrare le proprie ambizioni, magari restringendo il mondo di gioco e facendo maggiormente leva sugli enigmi ambientali. Le potenzialità ci sono, le idee anche, probabilmente manca solo un po’ di esperienza.

Trofesticamente parlando: Platino stagionato

La lista trofei di Ary e il segreto delle stagioni, contenente ben trentanove trofei fra cui lo scintillante Platino, non sarà una passeggiata. Oltre a dover completare il gioco e svolgere alcune azioni specifiche di raccolta e di combattimento che dovranno spingervi a lottare contro qualche bug, vi sarà richiesto di completare il gioco senza mai morire (vi basterà sfruttare gli slot di salvataggio) e soprattutto di effettuare una speedrun da cinque ore. Si tratta di un limite di tempo piuttosto restrittivo che vi lascia pochissimo margine di errore. Seguite la nostra completissima guida ai trofei per scoprire come muovervi.

VERDETTO

Ary e il segreto delle stagioni vanta una delle idee di gameplay più interessanti degli ultimi anni ma riesce nell'infausta impresa di farla passare in secondo piano. Già il fatto di aver dato un effettivo senso pratico a solamente due stagioni su quattro è grave, ma sono il comparto tecnico e quello narrativo a essere troppo fastidiosi. Il ventaglio di problemi tecnici contamina l'esperienza in maniera irreparabile, già debole a causa di una narrazione claudicante. Peccato davvero, il videogioco gode di una personalità decisa e di un comparto sonoro di livello. Da queste due colonne devono ripartire i ragazzi di eXiin per lo sviluppo di un sequel che possa redimerli e consentire loro di acquisire una fama di nicchia che probabilmente meritano.

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.