Batman: The Enemy Within – Episodio Finale: Same Stitch – Recensione Completa

Episodio 2: The Pact

Non ci giriamo molto intorno, non è proprio nello stile del sottoscritto. Questo secondo episodio di Batman: The Enemy Within, dopo un inizio roboante (e forse anche per questo), è una grandissima delusione. Andiamo però con ordine.

Veniamo dal finale del primo episodio, The Enigma, un tripudio di emozioni che difficilmente trovano riscontro nella produzione Telltale. Alcune vittime e un clima di terrore diffuso generato dal personaggio dell’Enigmista è quello che ci lasciamo alle spalle, o proviamo a farlo, perché anche la nostra identità è in serio pericolo. Quello che fa The Pact è non riuscire a convergere la tensione narrativa verso un unico punto ben delineato, ma disperderla continuamente fino a generare, ahinoi, noia.

Alcune cartucce vengono sparate ma fanno cilecca. Tanto per fare nomi e cognomi, Harley Quinn e Bane fanno la loro comparsa (il secondo con tendenze marcate da luchador e con baffi piuttosto improbabili) ma entrambi sono gettati nella mischia piuttosto frettolosamente, soprattutto il feroce energumeno. Così, tra un dialogo piatto e l’altro, procediamo scena dopo scena fino a giungere al finale che, sì, presenta un bel colpo di scena, ma che prima o poi sarebbe certamente dovuto capitare. Più che una questione di “se”, era un questione di “quando”, a partire dalle immagini “preview” dei prossimi episodi, che ci fornivano una certezza inappellabile. Capirete tutto giocandoci.

Joker, altrimenti noto come John Doe, è ancora nel limbo per quanto riguarda la sua trasformazione in arcinemico di Batman, e di un peso specifico come il suo in questo senso si sente la mancanza. Non sfruttato come si deve è anche il fatto che il miliardario filantropo abbia appurato di avere avi invischiati con la criminalità, come sa bene chi ha giocato il primo Batman – The Telltale Series.

Si tratta certamente di un episodio interlocutorio sia nel risultato che nelle intenzioni, ma mettere le basi per quello che sarà non può volere dire banalità e superficialità. Perché anche dal punto di vista del gameplay questo secondo episodio risulta assai più “debole” del primo, sia in merito alle scelte da compiere che raramente ci hanno messo in difficoltà, sia per quanto riguarda le sequenze esplorative/investigative.

Dulcis in fundo, un bug tecnico durante una cutscene che avviene all’interno di un ascensore della Wayne Tech. Nonostante il gioco sia stato riavviato più volte, non c’è stato verso di risolverlo, almeno durante i nostri tentativi. Sostanzialmente, l’audio dei dialoghi continuava a scorrere, così come gli stacchi tra un’inquadratura e l’altra, ma i personaggi coinvolti rimanevano impalati, fissi, immobili, cosicché il tutto sia sfociato prima in una risata, ma poi, in sede di recensione, nel grottesco.

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.

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