Code Vein – Recensione

Sviluppatore: Bandai Namco Publisher: Bandai Namco Piattaforma: PS4 Genere: Action RPG Giocatori: 1 (Online: 1-2) PEGI: 16 Prezzo: 69,99 € Italiano:

Tanto tempo è passato dal primo annuncio di Code Vein. Un rinvio dopo l’altro solitamente può essere sinonimo di uno sviluppo travagliato e incompleto, ma non è questo il caso di Code Vein, che anzi ci spiega che i rinvii sono cosa buona e giusta quando volti ad affinare un prodotto. Nonostante le perplessità iniziali dovute a questo argomento, siamo stati piacevolmente sorpresi già dalle nostre prime prove con mano del titolo; le aspettative erano alle stelle, e Bandai Namco ha saputo soddisfarle (quasi) a pieni voti. I ragazzi del team Shift, già autori dei fenomenali titoli della saga di God Eater, hanno svolto un lavoro certosino e, soprattutto, in grado di distaccarsi dal tipico paragone da prima occhiata con i souls-like e avere un’identità propria, mescolando con arguzia svariati generi che ben s’incastrano l’un con l’altro. Potete riporre le spade, ci pensa la nostra recensione a soddisfare la vostra sete di sangue.

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Ciò che è morto non muoia mai

In un futuro non troppo distante, un disastro ha colpito il mondo come lo conosciamo e l’ha cambiato per sempre portandolo al collasso. Le città e tutte le sue strutture, simbolo della progressione umana, sono ora solo cenere e tombe. Ciò che resta in vita è la crudeltà. L’umanità è cambiata a causa di un misterioso miasma che trasforma tutti coloro che lo inalano in Corrotti, esseri mostruosi mossi dalla sete di sangue, e dagli stessi nasce il parassita BOR, in grado di rianimare i caduti e trasformarli in redivivi, individui immortali che conservano un briciolo di umanità, al prezzo di placare costantemente la sete con particolari gocce di sangue e di perdere buona parte della memoria ogni volta che muoiono.

In questo cupo setting si fa spazio il gruppo di esseri spettrali chiamati Vein, una società di redivivi intenti a ristabilire l’ordine mondiale, eliminando le minacce che hanno reso tirannico il governo e spazzando via tutto il miasma corrotto grazie alle misteriose abilità del nostro alter ego (protagonista che pur essendo “muto” fa da collante a tutto il mondo di gioco). La trama nel suo complesso è promettente fin dal principio e migliora più si prosegue con l’avventura, in grado di fornire un racconto credibile con brevi cutscene e dialoghi a schermo, ma senza mai esagerare con i cliffhanger e, anzi, mostrando una certa maestria nei tempi narrativi. Lo scorrere della trama è naturale e splendidamente marcato, senza mai essere troppo invasivo né criptico.

La storia si lascia andare anche a sottotrame secondarie, accattivanti e ben strutturate; queste aiutano considerevolmente a dare un’identità ben distinta all’universo di Code Vein e ai suoi personaggi. In particolare ci riferiamo ai ricordi mnemonici che fuoriescono dai vestigi, cristalli di sangue che starebbero a rappresentare i resti dei caduti e persino dei protagonisti stessi, i quali, se toccati, mostrano una memoria dei personaggi o di chi gli stava intorno. E’, a nostro parere, una grande idea per mostrare risvolti comunque inerenti alla trama. La storia non è mai banale, i personaggi sono molto profondi e caratterizzati e la lore non è troppo enigmatica. Il gioco si preoccupa di accompagnare il giocatore stabilendo obiettivi ben precisi, cancellando di netto la dispersività alla Dark Souls. Quindi, sì, qualora non vi foste mai approcciati allo stile di gioco dei Souls, Code Vein è il miglior trampolino di lancio sul mercato.

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Colpo di stato

Ma, attenzione, non pensiate a Code Vein come un semplice “Dark Souls in stile anime”. I due titoli sono infatti molto diversi anche per quanto concerne il gameplay. Certo, l’ispirazione c’è ed è palese anche in certi scenari e meccaniche di gioco (come la similitudine tra rigenerazione e fiaschette Estus, per dirne una), ma sarebbe più corretto definire l’opera di Shift come un action RPG piuttosto che relegarlo alla categoria souls-like, e il perché è presto detto. Oltre che alle classiche barre di vita e stamina da tenere sott’occhio, Code Vein ci presenta le icore, punti particolari e limitati con cui eseguire tecniche o attivare dei buff, ma non funzionano come semplici MP. Le icore sono fatte per essere usate a ripetizione e si ricaricano costantemente eseguendo determinate azioni, come colpire normalmente i nemici o prosciugandogliele con l’attacco Veil, ma la loro distribuzione varia in base alla potenza del nemico stesso.

Eseguire attacchi concatenati, potenti spazzate o lanciare dardi incantati sarà la chiave per vincere gli scontri, e per riuscirci appieno sarà essenziale padroneggiare anche il cambio dei Codici sanguigni. Si tratta di una sorta di job system che ci fa prendere in prestito caratteristiche e abilità dei personaggi che abbiamo incontrato o eliminato, determinandone le abilità con i tipi di armi, il numero di icore a disposizione e persino le abilità, da sbloccare usando la foschia – la valuta di gioco – con cui sarà anche possibile salire di livello. Un ottimo modo per incentivare a provare più armi e classi, magari mischiandone attributi e doni e plasmando lo stile di gioco preferito.

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Sangue che ribolle

L’esplorazione è rilassante e appagante grazie alla minimappa che segna tutti i passi fatti durante una sessione, evidenziandone i più freschi, in modo da non risultare dispersiva. I dungeon e le aree aperte sono però spesso soggette a biforcazioni e soluzioni labirintiche, anche se alcune di queste ci sono sembrate approssimative. Speriamo, inoltre, che Shift e Bandai Namco rifiniscano il gameplay con aggiornamenti futuri (alcuni, al momento della stesura, sono già arrivati), in quanto in alcuni segmenti gli attacchi risultano imprecisi e bloccati verso la direzione del giocatore anziché verso il target.

Anche il netcode e il gioco online in generale purtroppo non fanno gridare al miracolo. Si nota fin dalle prime battute una certa difficoltà nel trovare altre partite a cui unirsi e un leggero input lag. Insieme al gioco base, Bandai Namco ci ha gentilmente offerto il season pass che, per il momento, include l’alleata Mia Karnstein in versione alternativa (vestita di bianco), ma presto arriveranno contenuti più corposi, come aree, boss e armi. Speriamo che alla lista si aggiunga anche la modalità PvP online, grande assente.

He is speaking the language of gods

Uno dei punti caratteristici di Code Vein è sicuramente il particolare comparto audiovisivo. Gli standard grafici vengono dettati già dalla curatissima opening animata, il cel-shading dei modelli dei personaggi è poco marcato e il loro design in generale, seppur esuberante e sfarzoso come vogliono le regole dell’animazione giapponese, è maturo e funge da specchio dei caratteri degli stessi. Non riserviamo però gli stessi complimenti ai design dei nemici, alcuni realizzati in maniera ben definita, altri scarni e poco ispirati, e lo stesso concetto vale per i boss.

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Altalenante anche il frame rate sia su PlayStation 4 Pro che standard, normalmente stabile ai 30 fps, ma in alcune circostanze, come in aree ristrette, è palese il calo al di sotto dei 20 fps. Nulla di fastidioso in battaglia, dove paradossalmente il frame rate resta stabile, ma è un pugno in un occhio vedere traballare le immagini mentre si esplora. Anche l’ambiente di gioco è poco convincente, ma più che all’ambientazione ci riferiamo al level design delle aree, sì ricche di dettagli, ma senza molto da dire sul mondo di gioco. Forse la mappa che ha più da raccontare con la sua sola struttura è la maestosa cattedrale bianca, riferimento palese alla cattedrale di Anor Londo di Dark Souls. Menzione d’onore alle animazioni, specialmente quelle dedicate agli attacchi con il Velo di sangue e ai backstab. Come non citare, inoltre, il superbo editor del personaggio, che pur limitandosi a un numero ristretto di tagli di capelli offre completa personalizzazione dei volti e una maggiore attenzione su cicatrici, forme e colore degli occhi.

Per quanto concerne il comparto audio, Code Vein tocca picchi altissimi. La colonna sonora è affidata agli stessi autori di quella di God Eater, passando tra tracce epiche e temi tristi perfetti per raccontare le memorie degli altri personaggi. Molto buoni anche i due doppiaggi, in inglese e in giapponese. Le voci inglesi calzano bene quasi con tutti ma, essendo il più delle volte troppo sbrigative nel parlato, lasciano fastidiosi tempi morti nelle cutscene, pertanto vi consigliamo di optare fin da subito per il doppiaggio in lingua giapponese.

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Qualche nota dolente la riserviamo alla traduzione italiana, buona ma non curatissima. Alcune frasi suonano ridondanti e macchinose e l’adattamento si prende troppe libertà importanti, come i Lost (“Perduti”, come scritto anche sul sito ufficiale) che diventano i Corrotti. Nulla di tragico ai fini narrativi, intendiamoci, ma si perde il senso del perché si chiamino in quel modo.

Trofeisticamente parlando: Revenant, senza Di Caprio

Il set di trofei di Code Vein, con le sue ventisei coppe di bronzo, tredici d’argento, tre d’oro e il Platino, offre una sfida giusta e mai pretenziosa. Bisognerà essenzialmente assistere a tutti e tre i finali, ripristinando tutti i vestigi, attivando tutti i vischi ed esplorando tutte le profondità (mappe bonus), uccidere tutti i boss ed ereditare centocinquanta doni. Non invasivi i trofei online, che riguardano il solo raggiungimento del rango 30 in multigiocatore. Nulla di infattibile, solo un po’ randomico a causa del trofeo Devozione lampante, che richiede di ricevere trenta regali dagli amici del gruppo Vein. Un Platino che, senza troppi sforzi, soddisferà la vostra sete di sangue.

VERDETTO

Code Vein è un formidabile action RPG misto a un pizzico di souls-like, capace di offrire una storia validissima e piena di elementi secondari in grado di far immergere i giocatori nella profondità della trama. Il gameplay è vivace, studiato e ragionato e il comparto audiovisivo è eccellente, anche se si poteva far meglio nel level design. Tutto sommato è il perfetto trampolino di lancio per coloro che hanno intenzione di approcciarsi al punitivo genere a cui si ispira. Consigliamo vivamente l'acquisto, ne uscirete ammaliati.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.